Capitolo 1.

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"Tutti gli uomini sono pazzi, e chi non vuole vedere dei pazzi deve restare in camera sua e rompere lo specchio."

Harry era da sempre stato particolare, come diceva sua madre.
Da piccolo non giocava con gli altri bambini, se non per trovare il pretesto per scatenare una lite e arrivare cosí a picchiarli, alcune volte anche fin troppo pesantemente per un bambino di soli sette anni.
Odiava stare in compagnia e amava rubare le bambole della sorella piú grande per tagliarci i capelli o staccarci la testa.
Insomma, da sempre aveva dimostrato atteggiamenti violenti.
Fino a quando, compiuti i 19 anni, questi  diventarono piú preoccupanti di quanto lo fossero negli anni precedenti.
Harry si procurava del male da solo provocando anche dolore mentale alla madre.
La sera si chiudeva nella sua stanza, urlava, piangeva, poi apriva di scatto la porta e correva per la casa sostenendo che qualcosa lo stesse inseguendo, qualcosa che non riusciva a descrivere e poi arrivava in cucina, grondato di sudore per rifugiarsi tra le braccia della madre.

28 ottobre 1926.
"Harry, cosa é successo tesoro? Che hai?" Chiese preoccupata la madre, non era la prima volta che si comportava in quel modo ma non poteva fare altro se non ascoltarlo ripetere le stesse cose ogni volta.
"Qualcosa, qualcosa ha cominciato a parlarmi. Non so cosa fosse, non l'ho capito, era vestito tutto di nero, il volto non si vedeva. Ha cominciato a dire il mio nome e ad avanzare verso di me, delle vocine nella mia testa hanno cominciato a parlare senza che io lo volessi.
Continuavano a dire "Uccidi qualcuno, uccidi qualcuno o lui non se ne andrá. Uccidi tua madre, non ti vuole piú perché sei pazzo, vuole rimpiazzarti con un figlio migliore, uccidila.".
Mi sono spaventato e nel frattempo la figura continuava ad avanzare. Era sempre piú vicina al mio letto. Urlavo, non mi hai sentito urlare? Non mi hai sentito chiedere aiuto? Non sapevo cosa fare, cosí ho preso la mia lametta nel cassetto spinto dalle vocine nella mia testa "se non vuoi uccidere tua madre, uccidi te Harry. Tanto sei pazzo, lo capiranno." Poi peró ho smesso, non lo so perché, non so neanche come ma ho smesso e ho trovato il coraggio di uscire dalla mia camera. Quella figura peró mi ha seguito, mi ha seguito finché non sono arrivato qua da te. Poi é sparita. Non so perché mamma, ma tu tieni lontane le cose orrende che mi succedono quando sono solo.
Non mi lasciare mai, per favore. Non voglio che quell'uomo ritorni." Harry piangeva, le sue guance erano rigate da lacrime ininterrotte.
La madre sospiró, rassegnata.
"Tu tieni lontane le cose orrende che mi succedono quando sono solo. Non mi lasciare mai, per favore." Anne non ce la faceva piú, era dura quella situazione e sapeva che la soluzione era solo una.
E seppure il manicomio non sembrava essere la cosa migliore, era di certo quello che andava fatto.
Strinse di piú suo figlio e gli bació la testa.
"Mi dispiace Harry." Mormoró, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa a quella di suo figlio.
Le dispiaceva davvero.

psychopathic mind. >Larry Stylinson<Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora