Capitolo uno.

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Il tempo vola. Non si ci rende mai conto di quanto tempo passi fino a quando non si cerca di ricordare i numeri. 2015, 2014, 2013... spesso dimentichiamo in quale anno ci troviamo realmente. Come quando, dopo Natale, a scuola tutti sbagliano la data. È perché il 2015 era solo quindici giorni fa, ci giustifichiamo. Oppure ci sono delle volte, quando si racconta un aneddoto: "è successo anni fa", diciamo. La realtà è che il tempo, seppur numerato da orologi e calendari, ha una misura variabile. Per un impiegato in ferie il Natale passa in un attimo, per il cuoco del famoso ristorante sembra non finire mai. È questione di punti di vista. È per questo che, mentre vi dico che io ed Arran stiamo insieme da due anni, non ci credo nemmeno io. Il tempo è come evaporato. Come se qualcuno mi avesse tolto un tappeto da sotto i piedi, mandandomi a gambe all'aria. Sono successe tante cose, ma la realtà è che sono felice. Estremamente felice.

La vita con Arran è bella. In un aggettivo...appagante. Questi due anni con lui sono stati illuminanti. Mi sento una principessa al suo fianco, la sua prediletta, e mi sembra di fluttuare nel cielo.

Adesso che abbiamo chiarito quanto io sia contenta, vorrei proprio mostrarvi qualcosa. Prima, però, mettiamo alla luce un paio di cosette: lavoro allo studio di Arran. Insieme a Karen.

Non so se il tono della mia voce traspare da ciò che leggete, ma vi assicuro che ho appena digrignato i denti. Odio vederli lavorare insieme. Così affiatati. Così colti. Così intimi.

Ma voglio parlarvi anche di cose belle: Julia e Stefan si sono sposati. Una cerimonia fantastica. Ho pianto come una fontana.

E adesso, la cosa migliore del mondo.

Li ho di fronte.

Tre testoline sbucano dai passeggini. Sono i miei amori, i miei tesori e le cose migliori della mia vita contemporaneamente.

Ma non sono miei.

Fortunatamente.

L'idillio libero di Julia e Stefan è durato solo undici mesi, poi la pazza gioia ha dato i suoi frutti nella sala parto dell'ospedale dove Arran fa volontariato, quello dove ci siamo incontrati.

Jack è nel passeggino verde ed è bellissimo. Mio padre ha procurato delle foto di Stefan da neonato e abbiamo potuto costatare che sono praticamente identici.

Poi la mia sorellastra, Christine, ha deciso di metterci del suo. Non con uno, ma con ben due pargoletti in aggiunta alla piccola Nicole che adesso ha nove anni. I suoi gioielli, come ama chiamarli lei, i gemelli Margarethe e Leon, che sembra abbiano in testa del fuoco vivo. Hanno entrambi i capelli rossi e gli occhi grigi, come la defunta madre di Christine e Stefan.

Ho sentito dire a molte donne che gli uomini con figli hanno qualcosa di eccitante. Quel qualcosa che ti fa venire voglia di mordere i loro pettorali. Perciò, suppongo che vedere Arran in questo momento giocare con i miei nipoti dovrebbe arraparmi talmente tanto da volermelo scopare in cucina.

La realtà è che, appena poso lo sguardo su di lui, lo stomaco mi si chiude. Mi sento strana nel vederlo giocare con i bambini. E non strana nel senso buono. Ci sono dei momenti che vorrei portarlo via. Perché so già cosa sta pensando. E io non sono d'accordo con lui. Per niente.

«Ehi, piccolino, sei fantastico...», mormora Arran verso il piccolo Jack, «...non è fantastico, riccioli d'oro?».

Mi trattengo ad alzare gli occhi al cielo e cambio argomento. «Dopo la fatica che ha fatto per uscire deve esserlo per forza».

Lui annuisce. «Già. A proposito, domani devo vedere come sta Julia».

«Sembra stia meglio», commento.

Lui mi salveràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora