Una volta messo il nuovo vestito mi guardo allo specchio soddisfatta. È davvero perfetto. Il colore del tessuto si abbina alla perfezione ai miei capelli, ai miei occhi, alla mia carnagione...a tutto.
<<Le sta d'incanto signorina Ral!>> commenta Christa entusiasta, incapace di nascondere la meraviglia nei suoi occhi.
<<E lascia che mi veda mio padre!>>
Mi dirigo rapidamente nell'altro salotto, dove lui si trova. Faccio ingresso nella sala, dove tutti si interrompono per ammirarmi.
<<Sua figlia è meravigliosa Mister Ral!>> commenta Erwin Smith, al che io sorrido orgogliosa.
Mio padre si alza dalla sedia, prendendomi una mano e facendomi girare su me stessa.
<<Già, un incanto di figliola! Vale la pena che domani io ti porti in città con me con questo bell'abito... Devi mostrarlo a tutti, dico bene Petra?>>
<<certamente!>>
<<bene. E ora, se volete scusarmi tutti, ma ho molto lavoro da sbrigare... È stata davvero una piacevole serata, mi auguro che il prossimo incontro sia anche meglio!>>
Tutti i presenti annuiscono visibilmente soddisfatti, salutando calorosamente mio padre per uscire all'aperto nel bel mezzo dell'inverno londinese.
Sto per tornare in camera mia, quando noto che Erwin Smith si è soffermato di più rispetto agli altri e sta confabulando sottovoce con mio padre.
"se ascolto un po'...beh, non ci sarà nulla di male" mi dico.
<<e così hai parecchi problemi da gestire, eh Melvin?>>
<<già... Il proletariato è in subbuglio Erwin, la cosa non mi piace. Pare che in periferia si aggiri un criminale che sta portando terrore, molti temono in una rivolta degli operai>>
<<beh, è comprensibile... Dobbiamo adottare delle misure drastiche?>>
<<sto ancora pensando a questo. Ma se alzassimo un altro po' le tasse...per far capire loro che devono stare al loro posto...>>
"Non posso ascoltare oltre...ma ho già sentito abbastanza" penso, mentre mi reco nella mia stanza. Quegli stupidi operai sperano in una rivolta, quando non capiscono che sarà proprio una rivolta a ridurli in miseria.
"meglio non pensarci" mi dico, mentre tranquillamente mi infilo fra le coperte di lino (?) del mio comodo letto.
"piuttosto, domani sfoggerò il mio nuovo abito! Devo riposarmi per essere pronta..."
E con questi ultimi pensieri, cullata dal rumore delle gocce di pioggia che si infrangono sul vetro, lascio che il sonno mi avvolga, portandomi via con sé.

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La pioggia inondava insistente le strade grigie di Londra con il suo ticchettio monotono. Ogni goccia che cadeva sembrava portare con se una qualche sofferenza diversa. Stanchezza. Delusione. Tristezza. Debolezza.
L'aria era intrisa dei gas prodotti dalla combustione e degli scarichi di liquami industriali nelle acque dei fiumi.
Un silenzio deprimente regnava costantemente mentre operai giacevano seduti sotto le case malridotte delle strade cercando disperatente riparo da quella pioggia impetuosa.
Questa era la situazione nelle periferie di Londra in quel giorno del lontano Ottocento.
Luoghi grigi,sporchi,tristi e tetri.
E nella calma persistente un giovane avanzava con passo deciso,calpestando le pozzanghere,con un'intenzione brutale fissa nella mente e nell'animo. Ragazzo temuto ormai da chiunque ne avesse mai sentito parlare. Criminale di periferia. Un demone dai capelli corvini e dagli occhi color ghiaccio capaci di impietrire chiunque.

Levi's p.o.v.

Lentamente rallento il passo fino a fermarmi e alzo lo sguardo verso il cielo con una furia impercettibile negli occhi,che hanno invece come sempre un'espressione neutrale. Il cielo è completamente nero,come si fosse adattato alla situazione che si sta per svolgere a causa mia,per mia intenzione. In un mondo in cui il forte prevale sul debole non ci sono diritti per quest'ultimo. Non c'è libertà,non c'è possibilità di ribellione. Tuttavia è proprio questo che la gente di periferia desidera,la gente nella mia stessa condizione. I cosiddetti operai. Alcuni si sono arresi a questo stato di sottomissione,altri come me lottano per la libertà. Per alcuni di questi sono un eroe,per altri ancora un mostro da temere e da evitare. E a me sta bene così,non biasimo quella gente.
Per la borghesia invece sono una bestia selvaggia e allo stesso tempo la più sciocca seccatura che ci possa mai essere. Ma non sarà così ancora per molto,non dopo questa notte.
Questo pomeriggio mi trovavo in una delle tante case abbandonate in cui passo una giornata per poi cambiare riparo quella successiva,come sempre. Ad un tratto un uomo,un mio "cliente", è venuto da me e mi si è gettato davanti a terra in ginocchio,supplichevole. Mi ha raccontato di un episodio accaduto la mattina stessa mentre lavorava in fabbrica e mi ha pregato di aiutarlo. E adesso mi trovo qui,pronto a compiere il tanto atteso crimine per eccellenza. Il più grande che io abbia fatto. Un omicidio che finalmente possa davvero fare una differenza profonda nella condizione degli operai.
Quello del più importante possessore di fabbriche del luogo, che ha un'influenza enorme ovunque. Un uomo avido che vive nella ricchezza disinteressandosi del bene altrui. Un uomo malvagio,che pensa solo a se stesso.
<<Tch...>>
Stringo i pugni fino a farmi diventare le nocche bianche. Finalmente ho avuto la conferma che è ritornato qui a Londra,l'occasione che aspettavo da tempo ormai impaziente.
La mia attenzione viene attirata dalla presenza di una donna in compagnia di quella che molto probabilmente è sua figlia. Non appena mi vede si abbassa leggermente per riuscire a raggiungere l'orecchio della piccola e le comunica qualcosa sottovoce. Mi avrà certamente riconosciuto e la starà mettendo in guardia. Ricordo di quelle persone,in passato devono essere state mie clienti. Portano gli stessi abiti stracciati e tagliati irregolarmente di quella volta,ricoperti di toppe nei punti in cui si sono aperti dei buchi. Camminano a piedi nudi sul terreno sporco. I capelli sono tutti impicciati a causa del fango e i volti intrisi di fuliggine. All'improvviso sento qualcosa che mi brucia dentro ardentemente. Non posso permettermi di fallire questa notte. È per queste persone che combatto,oltre che per me stesso. Le due cambiano strada,cercando ovviamente di evitare di incrociarmi,temendo il peggio.
Riprendo il passo,ancora più motivato di prima.
Il tempo passa ma la pioggia continua a cadere senza dare segno di volersi fermare.
È ora tarda ormai e le luci della villa che ho davanti si sono già tutte spente.
Inginocchiato dietro una siepe del giardino della residenza,aspetto il momento giusto per agire. Nel frattempo sono riuscito a studiare un modo per entrare. Un albero porta direttamente al balcone di uno dei corridoi della struttura. Mi arrampico su quest'ultimo e atterro con un balzo sul balcone. Mi tolgo di dosso qualche foglia rimasta impigliata nei miei indumenti e sfilo il coltello. La finestra naturalmente è ben chiusa,ma la cosa non mi preoccupa affatto. Infilo la lama del coltello nella fessura della finestra,vicino alla serratura,e con un forte strattone riesco ad aprirla. Do un'occhiata all'interno.
Solo un lungo corridoio,ovviamente non c'è nessuno nei paraggi. Mi incammino per il corridoio spostando lo sguardo sui vari quadri appesi alle pareti. Un vaso di porcellana ricco di decorazioni ben curate attira la mia attenzione. Mi fermo davanti ad una porta,consapevole di quale porta si tratta. La apro lentamente cercando di non svegliare nessuno. Nel letto matrimoniale della stanza dormono profondamente due persone. Osservo freddamente una di loro.
"Eccolo...è lui. La bestia. Melvin Ral. Quel bastardo...guardalo come dorme beatamente" penso tra me e me.
Tuttavia non posso ucciderlo ora,non con la moglie presente. Di lei non m'importa,non è tra le mie vittime. Mi creerebbe solo problemi. Devo fare qualcosa.
Esco dalla camera richiudendo la porta alle mie spalle. Ritorno verso quel vaso di porcellana e lo faccio cadere a terra. Il vaso si frantuma in mille pezzi.
Mi nascondo dietro l'angolo dell'incrocio con un altro corridoio che porta chissà dove e aspetto.
La porta della stanza si apre.
<<Vado a controllare io,tu torna pure a dormire,cara>>.
Il rumore di passi che si avvicinano risuonano nelle mie orecchie,mentre il mio cuore brama vendetta. Lo colgo di sorpresa mettendo una mano sulla bocca dell'uomo e puntandogli il coltello alla gola con l'altra.
<<Se provi a ribellarti e chiamare aiuto,farò una strage di sangue in questa casa. A te la scelta>>
L'uomo annuisce,consapevole di non poter fare altrimenti. Trema nel timore di quello che potrebbe succedergli.
Stringo ti più la lama sulla sua gola.
<<Tu...non hai fatto altro che pensare solo a te stesso e al tuo prezioso oro,lasciando gente nella miseria e fregandotene di chiunque sia al di fuori di te stesso. Adesso è giunta l'ora di mettere fine a questo schifo che sei per il bene di altri>>
La lama luccica nel buio notturno. Il pavimento sottostante prende lentamente una profonda tonalità color cremisi.
Guardo il corpo dell'uomo steso a terra ormai privo di vita con disgusto.
Mi asciugo con il dito una goccia di sangue finita sul mio volto,ancora più disgustato.
<<Tch...che schifo...>>
Mi volto dall'altra parte e mi dirigo verso quella finestra,pronto a tornare dopo aver compiuto la mia missione.

Angolo autrici

Ed ecco qua il primo capitolo :D
Le cose si fanno interessanti eheheh.
Speriamo davvero che vi piaccia come inizio e fateci sapere cosa ne pensate con un commento •-•
Non ho altro da aggiungere. Al prossimo capitolo.
Zaoooooo •~•

•Make Me Free|Rivetra{ITA}|•Where stories live. Discover now