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Sono entrata in macchina sbattendo la portella per chiuderla e ho infilato le chiavi accendendo il motore e levando il freno a mano.
Sono uscita da quel parcheggio e ho guardato l'ora per essere sicuri che saremmo arrivati in aeroporto un po' in anticipo.

L'orologio dell'auto segnava le 6.03, in perfetto orario.
Dopo qualche minuto di silenzio mi sono ricordata che nel taschino dell'auto c'era un CD, che avevo fatto io, con tutte le mie canzoni preferite. L'ho cercato un po' e quando l'ho trovato l'ho inserito nella radio e ho fatto partire la prima traccia.

Faded Alan Walker-track 1

È partita la canzone e mi sono messa a mimarla con le labbra che però non emettevano alcun suono.
Lorenzo ha fatto lo stesso anche se non conosceva proprio tutte le parole.

•♤•

Dopo un'abbondante ora di auto siamo arrivati all'aeroporto di Bologna. Ci ero stata solo 2 volte ma per qualche motivo, nell'atmosfera che c'era, si poteva sentire un mix di emozioni indescrivibile:
Gente emozionata perchè sta partenzo per una vacanza;
Gente preoccupata perchè è in ritardo per il volo;
Gente arrabbiata perchè c'è stato uno sciopero;
Gente triste perchè si deve dire addio.
Ma fermiamoci a questo punto: noi due ne eravamo un esempio.

Siamo arrivati nel parcheggio e abbiamo girato qualche minuto per trovare un posto libero. Una volta raggiuntone uno, siamo scesi e abbiamo scaricato dal bagagliaio la valigia e Lorenzo se l'è portato dietro come trolley. Le ruote sull'asfalto facevano un rumore che rompeva il silenzio che si era creato.

Il mal di pancia non cessava e l'ansia, la preoccupazione e la paura di certo non erano dalla mia parte. Nel mio stomaco si era creato un subbuglio e non riuscivo a pensare a nient'altro. Perchè avevo proposto di accompagnarlo io? Stavo solo soffrendo più di quanto non soffrissi già.
All'inizio mi sembrava una cosa carina e una parte di me lo pensava anche in quel momento.

Arrivati all'ingresso ci ha accolti un'aria fresca proveniente dai tanti condizionatori posti sugli alti muri.
All'altoparlante hanno trasmesso i voli che sarebbero partiti nelle ore successive tra cui quello di Lorenzo:

"Bologna-Milano ore 10.30, gate 10"

"Gate 10" ha ripetuto lui come se pensasse che non lo avessi capito.

Abbiamo camminato ancora, cercando il check-in che non sarebbe stato troppo distante da noi.

In quel momento mi mancava il coraggio.
Non avevo il coraggio di farlo andare via così.
Non avevo il coraggio di non doverlo rivedere più per chissà quanti mesi.
Non avevo il coraggio di lasciarlo in mano a tutte le ragazze là fuori. Anche io ero una di loro prima di quel 17 luglio.
Non avevo il coraggio di poter risentire la sua voce dal vivo per l'ultima volta.

Ero spaventata all'idea di rimanere sola. Jessica non sa sentivo più da vari giorni e non sapevo nemmeno come mi considerava ormai: amica, ex-amica, nemica...

Mia madre non sapevo se fosse ancora arrabbiata con me, mio padre da quando ero con Lorenzo non lo guardavo quasi più in faccia... ma non perchè non gli volessi bene. Ero talmente presa da quella situazione che nemmeno ci pensavo.
Mia sorella stessa cosa.

I rumori che si sentivano erano tanti:
Le ruote che strisciavano sul pavimento liscio, il mormorio della gente, gli sbuffi delle persone in attesa di qualcuno, l'altoparlante di sottofondo che annunciava i voli...

Il check-in era davanti a noi.
Qualche metro e saremmo arrivati.
Le mie gambe si sono fermate. Non riuscivo più a muoverle, ma non ero io a volerlo. Il panico si era impossessato del mio corpo. Lorenzo lo aveva notato e si era fermato poco più avanti a me per poi girarsi indietro.

"Che succede?"
Avrei voluto dirgli Mah sai, tra un minuto dobbiamo dirci addio e io non sono per niente in ansia, sto solo morendo dentro e le mie gambe non si muovono più, nulla di cui preoccuparsi...

Invece ho risposto con un po' più di calma: "Non riesco a muovermi. Seriamente" ho pronunciato quest'ultima parola cercando di staccare le gambe dal pavimento che si erano come inchiodate ad esso. Mi sentivo un po' come un soldatino di quelli piccoli, verdi, con le gambe attaccate alla plastica, non so se rendo bene l'idea. C'erano anche nel cartone animato Toy Story... io amavo quel film.

Comunque non è questo il punto.
Lorenzo credeva fosse uno scherzo e ha cercato di prendermi in braccio, senza riuscirci.
Sembravo diventata più pesante da un momento all'altro.
Ma cosa stava accadendo?

Si era fatto anche troppo tardi ormai e Lorenzo sarebbe dovuto partire.
"Be', se non riesci a muoverti, vuol dire che dovrò andare da solo ora..." ha detto un po' rassegnato.

"Quindi... adesso che dovrei dire?" Ho chiesto abbastanza imbarazzata. Non avevo mai detto addio a nessuno prima di allora.

"Dico io qualcosa... questi dieci giorni sono stati qualcosa di indescrivibile al tuo fianco. I video li ho trascurati abbastanza perchè ero distratto da te. Ma sono felice di potermi essere preso questa 'pausa' dal mondo di internet e aver riallacciato i rapporti con la vita reale. Mi mancherai Asia."

Dopo questa frase mi ha abbracciata fortissimo e io mi sono sentita più al sicuro.

"Anche tu." Ho risposto io.
Mi ha rivolto un ultimo sguardo, poi si è girato andando verso il check-in.

Ho stretto i denti per trattenere le lacrime e tutta l'energia che avevo accumulato nelle gambe si è come sprigionata. Ho cominciato a correre verso di lui senza fermarmi.

Sentendo dei passi più pesanti avvicinarsi, mi ha guardata con aria interrogativa, fino a che non l'ho raggiunto e non gli sono saltata addosso, facendo quasi cadere tutti e due. Ho attorcigliato le mie gambe attorno al suo ventre, e le mie braccia attorno al suo collo. Lui mi teneva stretta a sè e poi...
Della gente attorno non ce n'è importato più niente. Esistevamo solo noi in quel momento. Abbiamo chiuso gli occhi entrambi e abbiamo dato inizio al bacio più bello che ci fossimo mai dati.
Le persone mormoravano, spettegolavano, ma noi continuavamo impertrriti, nonostante i pensieri degli altri. Ho aperto leggermente gli occhi e sul mio volto si era formato un sorrisetto. A quanto vedevo, anche sul suo. Dopo qualche secondo le nostre labbra si sono staccate e lui si è avvicinato al mio orecchio sussurrando un Ti amo che nessuno mi aveva mai detto prima con tanto amore.

Mi ha riportata a terra ed è stato in quel momento che gli ho detto quel A presto che speravo non sarebbe durato troppo tempo.

L'ho riabbracciato un ultima volta e me ne sono rimasta lì qualche secondo, guardandolo allontanarsi sempre di più da me.

Tornata sull'auto, ho sentito qualcosa che mi pizzicava sotto la spallina del reggiseno, un'altra volta. Un'altro biglietto. Mi chiedevo cosa potesse esserci scritto.

Ho aperto il bigliettino ripiegato per bene su sè stesso e ho visto un numero di telefono e un indirizzo. Sotto di esso la firma:

L.♡

Fine♡

Spazio autrice
Tra poco pubblicherò un capitolo a parte in cui dico delle cose e ringrazio delle persone, non perdetevelo♡

Asia❤

[IN REVISIONE] Una Vita In 10 Giorni ||FF Lorenzo OstuniWhere stories live. Discover now