Capitolo II: Mirko

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#SecondSong : EZA - Burning House
(ft. Aaron Krause )

Un silenzio crudo, illusorio, riempiva la stanza di una sorta di malinconia assolutoria; i ticchettii dell'orologio sul polso di Mirko a tratti sembravano fermarsi per poi riprendere bruscamente e senza un preavviso. In realtà ormai anche il tempo stesso aveva perso la propria consapevolezza dentro quella stanza, il pallido volto di Anna ogni notte sentenziava nell'animo di Mirko pene diverse, dettate semplicemente dall'aspro senso di colpa che perseverava in lui. La sua anima veniva continuamente e costantemente bastonata quando la sera, corretti tutti i compiti in classe e sentito il lamento di qualche genitore, tornava a casa e trovava Anna, sua moglie, stesa sul letto immobile, impassibile, gelida come le acque del Mar Glaciale Artico e pallida come la morte.

Eppure il suo cuore batteva ancora, forse per miracolo, forse per un'ampia dose di fortuna, fatto sta che la vita ancora non l'aveva abbandonata del tutto.

Quella sorta di stato di sopravvivenza nel quale viveva però non poteva di certo considerarsi vivere: la sua giornata «iniziava» alle 10.00 quando finalmente il suo sistema nervoso tornava a percepire qualcosa; Mirko aveva dovuto abbandonare il suo posto fisso, aveva cominciato a lavorare come supplente presso un Liceo Scientifico di Roma e i suoi orari erano piuttosto sballati poiché doveva pur prendersi cura di sua moglie. Quindi capitava piuttosto spesso che rimanesse tutto il pomeriggio a scuola pur di cominciare il suo turno il più tardi possibile.

Insegnando la sua materia, la Fisica, in qualche modo talvolta riusciva a dimenticarsi della realtà e a rifugiarsi nella sua grande passione: la ricerca scientifica. Aveva infatti iniziato la sua carriera lavorativa come ricercatore presso una prestigiosa Università ed insieme al suo team erano riusciti a scoprire e verificare moltissime cose ottenendo anche risultati piuttosto elevati. Con l'ascesa della crisi italiana però i fondi per la ricerca erano iniziati sempre di più a mancare fino a che Mirko aveva dovuto abbandonare quella che considerava essere la sua vita.

Lì all'Università aveva perfino incontrato Anna e dopo qualche anno, in un caldo giorno di Giugno si erano sposati ed erano andati a convivere. Anche lei faceva parte del team di ricercatori, solamente che a differenza di suo marito non era riuscita più ad andare avanti, a voltare pagina ed era affogata nell'alcool e sprofondata nella cocaina.

« Buongiorno amore mio, come ti senti? » sussurrò dolcemente Mirko, nella speranza che il sistema uditivo di sua moglie si risvegliasse ancora una volta.

Per qualche istante il silenzio assordò le sue orecchie, poi una voce sottile, dalla cadenza frammentata, si udì nella stanza: «Sto bene, ho solo mal di testa... Mirko, è successo di nuovo?»

Non vi fu risposta alcuna, ma alla ragazza bastò osservare il riflesso del suo viso per ottenere la risposta che cercava.

«Ti ho portato i cornetti, Stefano li ha appena sfornati, ne vuoi uno?»

«No, grazie, sto a posto così.»

In realtà non stava affatto a posto così, l'unico motivo per il quale non aveva fame era perché la notte Mirko le somministrava delle sostanze nutritive attraverso delle flebo, era diventata un ammasso di ossa, con l'alcool al posto del sangue e la droga ad ostruirle le sinapsi.

Mirko le aveva dovuto nascondere molte cose poiché in passato aveva più volte tentato di togliersi la vita: Anna non accettava il fatto di essere così fragile, schiava di due spietati killer silenziosi e letali che la stavano letteralmente trascinando sul fondo. Il lento e progressivo deterioramento della sua pelle l'aveva sovraccaricata di ansie tanto che aveva smesso anche di far penetrare le emozioni, una massiccia corazza di paure le stringeva il ventre spesso fino a soffocarla, ma ormai nemmeno il dolore osava legarsi a lei.

Se le Stelle si vedessero col SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora