CAPITOLO 1

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E una cosa la so, due matti non fanno uno sano, a volte però sono bravi a tenersi la mano.

Io e lei non eravamo uguali, bastava guardarci quando andavamo in giro per i corridoi della scuola o quando andavamo in giro per le strade a fare gli supidi. Noi non eravamo normali, eravamo matti, troppo matti.

Pazzi.

Io di lei.

Lei di me.

Io ero quello gentile, quello che la copriva ogni volta da un guaio assurdo, quello che era accecato dai sentimenti e che metteva da parte tutto il resto.

Lei era il contrario. Non era gentile con tutti, ma con me è stato diverso. Ricordo ancora il nostro primo incontro.

Tornai da scuola da un vialetto non molto conosciuto, volevo fermarmi un attimo. Capire se c'era qualcosa che non andava in me, non capivo perché non avevo amici. Era come se il destino volesse giocarmi un brutto scherzo.
Sbuffando colpii un sassolino e lo guardai andare a sbattere contro una bomboletta spray. Mi avvicinai e non appena compii quel gesto sentii un rumore strano. Mi voltai e vidi una ragazza disegnare sul muro la scritta "In amore vince chi ama". Mi stupii di come muoveva il braccio in semplici gesti riuscendo a formare lettere strane. Mi avvicinai e rimasi incantato a guardarla. D'un tratto si voltò, e i suoi capelli mori si spostarono sulla schiena, facendo intravedere il suo volto. Si spostò e rimise a posto le sue bombolette nello zaino, non capivo il perché di tanta fretta. Così spostai lo sguardo e notai la macchina della polizia. Dovevo andarmene da . Presi la bomboletta che si era dimenticata e cominciai a correre verso la sua direzione.
«Hey aspetta» urlai e lei, girandosi mi indicò un vicolo, molto probabilmente per nascondersi, ma quando svoltai non vidi nessuno. Sentii solo due mani prendermi il braccio, e facendomi sedere per terra.
«Ma che..» la ragazza mi posò un dito sulle labbra, facendomi capire di stare zitto. Poco dopo sentimmo le voci dei poliziotti che chiedevano dove fossimo scappati e poi nulla. Silenzio.
«Sta' giú» mi ordinò e la vidi alzarsi per poi guardare se ci fosse qualcuno.
«Se ne sono andati» mi avvisò e la notai tirare un sospiro di sollievo
«Ti ho riportato la bomboletta» dissi, spezzando il silenzio che si era creato
«Grazie occhi azzurri» mi sorrise. Ma..come mi aveva chiamato?
«Mi chiamo Niall» risi e mi alzai da terra
«Angel» porse la mano in avanti e la strinsi, sorridendole
«Sai mi sembra di averti già visto da qualche parte» le dissi, ora che la guardavo bene ero sicuro di conoscerla. Quei capelli mossi e quegli occhi grigio-azzurri mi erano familiari.
«Vengo nella tua scuola occhi azzurri» mi sorrise. Ecco perché.
«Mi pare di averti detto come mi chiamo» le feci notare
«Lo so. Ma mi piace chiamarti così» rise e rapidamente mise a posto la bomboletta che aveva in mano nello zaino.
«Ci si vede a scuola occhi azzurri» mi fece l'occhiolino e se ne andò
«Ci si vede a scuola Angel» la salutai.
Non so perché, ma quell'incontro mi fece capire che non sarei mai stato più solo.

Angel •NH•Where stories live. Discover now