5th Project

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Morbose oppressioni gli segnavano la voce, ormai piena di ammaccature e lividi; essa rovinata dal sapore amaro che colmava ogni secondo di silenzio della sua vita.

Lo sentivo dentro di me, rumorosi battiti provenienti da quale assurda mia parte del corpo lo tranquillizzavano.

Non capivo.

Voce profonda, grave, mi feriva.

Chiazze di pelle sulla sua testa con ormai pochi capelli corti, non aveva bisogno di fare tutto ciò.
Contava tutti i capelli che si strappava, lentamente sussurrando dentro di se tutti i numeri.

"Sette, otto, nove, dieci."

Ci pensai a lungo riguardo a ciò, durante le lezioni d'arte non lo faceva, solo quand'era da solo si dedicava al suo piccolo segreto.

Tornai a casa un po' sovrappensiero.
Un foglio bianco, ruvido si presentò sulla mia scrivania; il bianco tiepido mi tranquillizzava ma qualcosa non andava, troppo bianco, senza alcun stacco di colore, il profondo vuoto di colore mi faceva pena.

Presi il foglio e lo strappai.
Mi sentii appagato.
Posai il foglio sul letto.

Ammirai tanta graziòsità nel gesto violento che feci.
Adoravo impoverire la bellezza, l'estetica non contava ormai, adoravo strappare.

Nihil.

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