Stavo meglio, ma non era comunque abbastanza.

La distanziai dagli armadietti, mentre premeva una mano sulla guancia arrossata. Stava piangendo e provai solo riluttanza davanti a quella scena pietosa.

-Lorenzo, ascolta io...-

Ma non volevo più ascoltare le sue inutili parole.
Sentivo le mani formicolare mentre le rossa cercava di spiegarmi qualcosa che mai avrei perdonato, sentivo il dolore crescere.

Caricai il braccio colpendola allo stomaco, la vidi sgranare gli occhi, mentre le parole le morivano in gola.
Il rumore che avevano fatto le mie nocche contro la pelle magra mi fece stare ancora meglio.

Si accasciò a terra, premendo i polpastrelli contro il pavimento a righe.

Solo quando la mia converse nera si abbatté sulle costole fragili della rossa, sentii qualcuno alle mie spalle.

Due mani piccole mi toccarono le spalle, la delicatezza con cui lo fecero mi costrinsero a girarmi.

-Lorenzo, smettila!-

Gli occhi azzurri erano colmi di lacrime, non c'era nulla della Victoria che ora conoscevo.
Mi guardava implorandomi di smettere, ma qualcosa dentro di me mi suggeriva che non l'avrei ascoltata.

Sollevai il braccio, schiuse le labbra sorpresa e vidi una lacrima solcare il suo volto terrorizzata.

I miei occhi furono oltrepassati da una strana luce, lei non c'entrava nulla, eppure sembravo una furia irrefrenabile.

Delle braccia mi circondarono il collo ed il respiro già affannato divenne flebile.

Riuscii a liberarmi e quando vidi Daniele dietro di me avvicinai le mani al volto del ragazzo per colpirlo.

Lui che mi aveva portato via Esme, lui che era riuscito a sfilarmela dalle mani quando meno me lo sarei mai aspettato.

Ma poi, con la leggerezza di un foglio di carta, mi ritrovai a terra a distanza dalla rossa, lo sguardo verso il soffitto alto.
La guancia aveva iniziato a dolermi e sapevo che nel giro di poche ore sarebbe diventata viola.
Il freddo del pavimento era quasi un sollievo sotto la mia schiena ansimante.

Un sollievo che svanì non appena le persone attorno a noi iniziarono a gridare:

-Ostuni picchia le ragazze!-

Riaprii gli occhi interrompendo la vista di qualsiasi immagine.
Il mostro era tornato, quello che aveva cercato di nascondere per anni sotto strati e strati di maschere e sorrisi.
Potevo sentire ancora la rabbia ribollirmi nelle vene, quella voglia nascosta di ferire chiunque.

Mi voltai con uno scatto, forse troppo violento, sentii sussultare Victoria seduta dietro di me.
I miei occhi scuri si mossero lungo tutta la visuale, fino ad incontrare lei, che con mio stupore mi stava già guardando.
In realtà, tutti stavano guardando me.

Mi calmai appena quelle pozze grigie mi permisero di sprofondare all'interno del loro paradiso, sentii ogni muscolo rilassarsi.
Ne approfittai per scrutarla: lo zigomo violaceo era irrilevante tra il resto delle contusioni del suo corpo, il sangue che le sgorgava da una ferita sul braccio sembrava ormai normale, i capelli chiari cadevano lisci sulle spalle e fino alla metà della schiena.
Era bellissima, come sempre, non importava quando distrutto fosse il suo corpo.

-Ostuni?! Vuoi rispondere tu?!-

La Aberthany doveva aver improvvisamente aguzzato la vista, era riuscita stranamente a vedere ciò che stessi facendo, nonostante la sua parziale cecità.

Indifferent↝Lorenzo Ostuni.Where stories live. Discover now