12 || Dreams

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Osservavo il foglio stilato perfettamente assieme agli altri, formando il mio libro di letteratura.
Al momento non stavo affatto ascoltando la lezione, stranamente non stavo nemmeno guardando Annika.
Avrei potuto osservarla a lungo quella stessa sera, aveva paura di guardarla, quasi come se la sua bellezza sarebbe potuto sciuparsi e non sarebbe bastata per dopo.

Mi ero soffermato sul singolo foglio, quell'ammasso di cellulosa insignificante che si piegava sotto il tocco della punta della mia matita.

Era strano come con un solo movimento del polso potessi tracciare una linea. Bastava un semplice cenno per creare qualcosa di nuovo, la mina concretizzava ciò che desideravo sulla carta.
Persino quando sbagliavo, quando commettevo un errore, potevo utilizzare la gomma per eliminarlo completamente dal foglio, come se non fosse mai esistito.
Potevo ricominciare da capo senza che nessuno ricordasse il mio sbaglio in eterno, non avevo il peso di dover giustificare le mie azioni.

Analogamente dalla realtà, ero diventato uno mostro ormai a scuola.
Per i professori ogni scusa era buona per fissarmi e controllarmi, mi riprendevano per qualsiasi cosa provassi a sussurrare.
Le ragazze mi evitavano, al nostro passaggio salutavano solamente Victoria.
Persino lei era molto più fredda con me, non che mi dispiacesse, ma mi faceva sentire come se avessi ucciso qualcuno.

Avrei voluto poter scrivere il destino di mio pugno, avrei voluto cancellare tutto con la stessa facilità con cui ora stavo eliminando i tratti scuri sul libro.

Guardai l'armadietto davanti a me. Il blu una volta compatto era ormai striato dal tempo e dalla rugine, avrebbe avuto bisogno di una sistemata, ma sembrava che in quella scuola nessuno facesse attenzione a quelle piccolezze.
Cercavo un posto dove posare gli occhi e calmarmi, quel blu sembrava andarmi contro, invogliando la mia rabbia a divampare.

Mi girai verso la ragazza, aveva le braccia incrociate e lo sguardo basso sulle sue vans rovinate. Indossava la camicietta che le avevo regalato per Natale, era di un colore chiaro come la sua pelle, ricoperta di finti bottoni sul davanti. Appena l'avevo vista aveva subito pensato a lei, ed ora desideravo che potesse stringersi attorno al suo corpo fino a farla soffocare.

Le persone ci passavano in mezzo, io nemmeno me ne accorgevo, ero troppo impegnato a guardarla. Volevo farla soffrire come lei aveva fatto con me.

-Ti sei divertita?-

Chiesi, un ghigno sul volto, tutt'altro che divertito.
Mi guardò stranita, prese tra le dita una ciocca di capelli rossi facendo vagare gli occhi nocciola tra la gente che occupava il corridoio.

La presi per le spalle sbattendola contro gli armadietti, volevo farle male.

-Ti ho chiesto se ti sei divertita mentre fottevi quello stronzo!-

Le sibilai in un orecchio. Solo a dire quelle parole il bruciore cresceva in me, una rabbia malata mi accecava.

-Rispondi!-

Urlai, stanco del suo sguardo che voleva fingere innocenza.

Passai gli occhi attorno a noi, mentre il respiro affannato della ragazza si abbatteva contro di me.

La gente ci guardava.

Una cerchia di persone ci guardava e nessuno mi fermava.
Qualcuno, invece, avrebbe dovuto farlo perché la rabbia non mi avrebbe abbandonato facilmente.

-Perchè non mi rispondi, eh?!-

Strinsi le labbra sentendo gli occhi bruciare, forse stavo per piangere e la colpa era solo della ragazza dai capelli rossi.
Scossi le spalle, prima di tirare uno schiaffo alla ragazza.

Indifferent↝Lorenzo Ostuni.Where stories live. Discover now