« Che testa di caspio! »
Thomas sorrise senza allegria.
Chissà se Newt aveva raccontato a Minho ciò che stava accadendo a casa sua. Non si sentivano dalla notte di Natale, da quando era successo ciò che era successo nel retro della sua automobile. Erano passati quattro giorni e non si erano scambiati alcun messaggio, nessuna chiamata. Nelle chat di gruppo si ignoravano ed entrambi si rifiutavano di uscire.
Thomas avrebbe voluto chiamarlo e chiedergli come stava. Voleva sapere cos'era successo con suo padre, cos'aveva deciso di fare, se aveva superato il senso di smarrimento che l'aveva portato, qualche notte prima, a perdere il controllo nell'abitacolo della sua auto, ma ogni volta si tratteneva. Era difficile pensare di mettere su un discorso che non riusciva ad affrontare neanche nella sua testa. Le emozioni al centro del suo petto si rincorrevano come farfalle, in un moto confuso che aveva il colore di mille ali frenetiche; avrebbe voluto carpire la delicata violenza degli arabeschi di cui si dipingevano, dare un nome a ciascuno di essi, ma le immagini fuggivano alla sua vista ogni volta che vi tentava, lasciandolo solo di fronte a una tela senza titolo.
Newt era divenuto in breve la più grande incognita della sua vita, l'interrogativo essenziale a cui dare una risposta. Era da questo che dipendeva tutto il resto, anche se Thomas non riusciva a spiegarsene la ragione. Era amore quello che muoveva i fili del suo animo? Si rifiutava di crederlo.
Lui e Minho entrarono nel piccolo bar. Era un luogo asettico, con bianche pareti decorate da vecchie fotografie racchiuse da cornici grigie. I tavoli di metallo erano disposti nella sala secondo un rigido ordine e su ognuno di essi era poggiato un posacenere di porcellana. A Thomas non piaceva un granché: ogni cosa, lì dentro, sembrava senza vita. Perfino la giovane donna in piedi dietro al bancone appariva smunta e pallida, il volto allungato velato dalla noia.
« Spero che ne valga la pena », sbuffò ed entrambi si avvicinarono alla commessa.

Il cappuccino era buono come Minho aveva detto, Thomas doveva ammetterlo. Aveva ordinato anche un muffin al cioccolato e l'aveva divorato con voracità sotto lo sguardo divertito dell'amico, che lo osservava con le sopracciglia sollevate e le labbra piegate in un ghigno appena accennato.
Thomas si stiracchiò contro lo schienale della sedia. Avvertì la plastica fredda contro le spalle e rabbrividì, tornando ad appoggiarsi con i gomiti alla superficie del tavolo. Minho stava armeggiando con il cellulare, le sopracciglia aggrottate in una smorfia di disappunto. Sbuffò e, senza staccare gli occhi dallo schermo, disse: « Quel rincaspiato di Winston dice che "non ha voglia di festeggiare" », scimmiottò la sua voce e Thomas sorrise.
« Perché no? »
« Winston fa sempre così ». Minho alzò lo sguardo. « Per convincerlo a uscire di casa devi trascinartelo dietro di peso ». Bevve un sorso d'acqua e tornò a rivolgere lo sguardo a Thomas. « Tu hai deciso cosa vuoi fare? »
« Ti faccio sapere stasera ».
Minho alzò gli al cielo, ma non disse niente.

Thomas imprecò contro lo schermo del cellulare. Il gioco che aveva scaricato quel pomeriggio era impossibile e più tentava di vincere più sentiva la frustrazione crescergli tra i polmoni. Avrebbe urlato e scagliato il dispositivo contro la parete, se avesse potuto, ma si limitò a chiudere l'applicazione e a disinstallarla un attimo dopo.
Fu in quel momento che il suo cellulare squillò e Thomas sgranò gli occhi dalla sorpresa quando vide il nome di Brenda campeggiare sullo schermo.
« Pronto? », rispose, titubante.
« Thomas! HovistosuFacebookeomioDiononpossocrederechesiavero! », disse d'un fiato la ragazza all'altro capo del telefono. Thomas si alzò a sedere sul bordo del letto e le intimò di rallentare. La voce di Brenda era scossa da un tremito leggero, euforico. « Sì, scusa », disse con un risolino, prendendo fiato, « sono un po' agitata ».
« Cos'è successo? » Thomas non riusciva a trovare una sola spiegazione che potesse giustificare una chiamata dalla sua quasi-sorellastra.
« Stavo facendo la stalker sul tuo profilo Facebook, prima, e - ».
« Cosa? Perché? », la interruppe Thomas, aggrottando le sopracciglia.
« Per noia », spiegò lei senza dare alcun peso alla faccenda. « Non è di questo che voglio parlarti. Ho bisogno che tu mi faccia conoscere i tuoi amici ».
« Non ne hai di tuoi? »
« Ti sembro il tipo di ragazza che non ha amici? »
« No e per questo non capisco dove vuoi andare a parare ».
« L'ho trovata, Thomas », trillò Brenda. « Mi sembra un sogno, ma l'ho trovata grazie a te! »
« Eh? Avevi perso qualcosa? »
Brenda lo ignorò. « Almeno credo. Magari è una presa per il culo del destino. In quel caso, mi chiuderò in convento e getterò via la chiave, lo giuro ».
« Brenda, non ti sto seguendo ».
Lei emise un verso frustrato ed euforico al tempo stesso. « La mia anima gemella, Thomas! »
Silenzio.
« Eh? »
Brenda rise. « Quante persone conosci che rispondono al nome di Minho? »
Fu allora che qualcosa scattò nella mente di Thomas. Sgranò gli occhi e scattò in piedi, passandosi una mano tra i capelli. « Woah! », articolò, le labbra dischiuse in un'espressione di meraviglia, gli occhi nervosi che saettavano da un poster affisso alla parete all'altro. « Woah, woah, woah », ripeté, andando avanti e indietro nella sua stanza, il telefono appiccicato all'orecchio.
« Un gran bel discorso! », lo prese in giro la ragazza, ridacchiando, e Thomas ritrovò la voce e la capacità di articolare frasi di senso compiuto: « Ne sei sicura? »
Brenda attese un istante prima di rispondere: « Sembra tutto troppo perfetto per essere vero. È come un disegno: mio padre comincia a lavorare con il tuo e lì incontra Abigail. Tua madre ti porta a casa e ora questo! Tu non hai visto la sua traccia, eh? »
Thomas scosse la testa. « No, ma se vuoi posso chiedere a qualcuno che lo conosce meglio di me e fartelo sapere ».
« La stiamo trattando come una questione così ordinaria », si lamentò Brenda. « No, lascia perdere », decise infine. « Voglio scoprirlo da sola. Presentamelo e vedremo cosa succede ».
« Appena posso - ».
« Alla festa di capodanno ».
Thomas emise un verso strozzato. « Tu come cacchio fai a saperlo? »
« Facebook, ovviamente. Eri nella lista degli invitati all'evento. Indovina un po' chi ti accompagnerà? L'ho già chiesto a Jorge e ha detto che è molto felice di vedere che stiamo legando ».
Thomas sospirò e si lasciò cadere sul materasso. « Io non sono sicuro che ci andrò, alla festa di Ben », disse, trascinandosi sulle coperte stropicciate in modo da adagiarsi contro i cuscini addossati alla testiera del letto.
« Cosa? Perché? »
« Per un sacco di ragioni ».
« Thomas, per favore ». La voce di Brenda divenne implorante e Thomas strinse le palpebre e la mascella, i tratti del volto induriti dal fastidio.
« Non lo so, smettila di insistere. Ora devo andare, ci sentiamo ». Staccò la chiamata senza dare alla ragazza il tempo di replicare. Affondò il volto tra i cuscini e trattenne il respiro, cercando di raffreddare il fuoco che si sentiva ardere nel petto.
Brenda aveva trovato la sua anima gemella, e allora? Questo non le dava il diritto di impartire ordini e pretendere favori come se fossero amici da tanto tempo. La realtà era un'altra: loro due non si conoscevano affatto.
Thomas si rigirò su un fianco, raggomitolandosi in posizione fetale, le ginocchia strette al petto e il cellulare abbandonato lì accanto, lo schermo ancora illuminato.
Sapeva di aver sbagliato. Se n'era reso conto nel momento in cui aveva staccato quella telefonata. Aveva sbattuto una porta in faccia alle speranze di quella che sarebbe presto diventata sua sorella!
Si arruffò i capelli con una mano, sbuffando, e si stropicciò gli occhi. Afferrò il telefonino e le inviò un messaggio: "Scusami. Forse mi farà bene andare a quella festa. Domani ci organizziamo meglio".
La risposta di Brenda arrivò dopo alcuni secondi: "Perdonato :P solo perché hai cambiato idea, sia chiaro".
Thomas abbandonò il cellulare sul pavimento e si infilò sotto alle coperte.
Brenda aveva trovato la sua anima gemella e lui se ne stava lì, nel suo angolo di mondo, solo e triste, con la voglia di sentire una sola persona, la stessa che non avrebbe mai avuto il coraggio di chiamare.

Teresa si sedette a gambe incrociate sul letto di Thomas, tenendosi le caviglie con le mani. « Quindi la tua sorellastra sarebbe la sua anima gemella », disse, gli occhi azzurri fissi sulle scarpette abbandonate accanto alla porta.
Thomas si abbandonò contro lo schienale della sedia e annuì stringendo le labbra. « Almeno credo. È difficile pensare che si tratti di una coincidenza ». Scrutò il volto della sua migliore amica con attenzione: i capelli le ricadevano sul viso in morbide onde d'ebano; le palpebre calate sostenevano lunghe ciglia che abbracciavano il suo sguardo come una cornice; le labbra rosee erano serrate in una linea sottile.
Thomas si schiarì la voce. « Tutto bene, Tes? », le chiese, titubante.
Teresa sbuffò. « Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non credevo così presto », disse. Si sollevò la manica sinistra del maglione che indossava, rivelando un polso sottile e pallido, privo di alcun segno. Alzò lo sguardo e i suoi occhi azzurri incontrarono quelli castani di Thomas. « Vorrei avere anch'io quella stupida traccia ».
Thomas chiuse gli occhi e sospirò. « Io vorrei che la mia sparisse nel nulla. Sembra una presa per il culo, eh? »
Teresa fece una smorfia e voltò la testa verso la finestra. Restarono in silenzio per alcuni secondi, ognuno immerso nei propri pensieri, finché la ragazza non ricominciò a parlare: « Non importa. Lo conosco da così poco, non ho neanche avuto il tempo di affezionarmici ».
« Arriverà qualcun altro ». Thomas le si sedette accanto e le circondò le spalle con un braccio. « Ci sono tante persone senza traccia. Tanti ragazzi ». Le gettò un'occhiata in tralice. « Tante ragazze... », aggiunse poi, sogghignando.
Teresa alzò gli occhi al soffitto e scosse la testa. Thomas fece spallucce. « Scherzavo ».
« Forse sono io il problema ». Teresa sospirò. « Mi innamoro sempre di quelli sbagliati ».
« Vogliamo davvero aprire questo discorso? »
Teresa scoppiò a ridere. Rovesciò la testa all'indietro e batté una mano contro il materasso. « Hai ragione », disse quando ebbe ripreso un po' di fiato. Si asciugò una lacrima. « Siamo casi disperati, ma almeno tu sai per certo che qualcuno di giusto per te esiste ».
« Immagina che bel rimpianto se non riuscissi mai a incontrarlo ».
Teresa affondò la testa tra le braccia e mugolò. « Perché parliamo di queste cose? È così deprimente ».
« Siamo due masochisti del cacchio ». Thomas si sdraiò sul letto e Teresa sbuffò. « Alla festa ci vengo lo stesso. Fanculo Minho e fanculo la sua anima gemella! » Lanciò a Thomas un'occhiata fugace. « Senza offesa ».
Thomas rise. « Nessuna offesa », disse. « Quindi passi a prenderci tu? »
« Ah, devo darle anche un passaggio? »
« Posso chiedere a qualcun altro, se tu non vuoi ».
Teresa si alzò in piedi e si avvicinò alla sedia da ufficio abbandonata accanto alla scrivania. Sullo schienale foderato di stoffa nera era adagiata la sua giacca azzurra, lei l'afferrò e se la infilò con pochi e rapidi gesti. Si sollevò i capelli incastrati tra il colletto e la nuca e se li lasciò ricadere sulle spalle, sbuffando. Tornò a guardare Thomas e i due restarono in silenzio per alcuni istanti, gli sguardi fissi l'uno in quello dell'altra. « D'accordo, bene », Teresa cedette. « Dovrò comunque farci l'abitudine, no? » Prima di uscire dalla stanza e allontanarsi verso l'ingresso, tornò a voltarsi verso il suo migliore amico. « Spero per lui che sia bella almeno la metà di me », disse e si allontanò.
Thomas scoppiò a ridere. « Tes », le gridò dietro prima che sparisse lungo il corridoio. Il volto della ragazza fece capolino sulla soglia. « Troverai qualcuno ».
Teresa accennò un sorriso e alzò gli occhi al cielo, arrossendo.

« A capodanno esco », disse Thomas. George era seduto sul divano, il corpo avvolto in un plaid azzurro che gli lasciava scoperti i piedi. Quando udì la voce di suo figlio, distolse lo sguardo dallo schermo del televisore e lo guardò, le sopracciglia inarcate. « Ah, sì? », gli chiese. « Dove vai? Con chi? »
« Un amico di un mio amico organizza una festa a casa sua e sono stato invitato. Verrà anche Teresa ». Al suono di quelle ultime parole, George sembrò rilassarsi. Thomas ringhiò un'imprecazione nella sua testa, ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
« Passa a prenderti lei? »
« Sì ». Thomas cominciò a torturarsi le dita delle mani. « E verrà anche Brenda ».
« Brenda? » George inarcò un sopracciglio, sollevando l'angolo della bocca in un mezzo sorriso. « È la tua ragazza? »
Thomas scosse la testa. « No. È la figlia di Jorge ».
« Ah ». George serrò la mascella. « L'hai conosciuta al pranzo di Natale? », si sforzò di chiedere.
Thomas annuì. « È simpatica ».
« Sono sicuro che lo è ».
Thomas sospirò e osservò suo padre che teneva lo sguardo spento fisso sulla TV. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma non sapeva da dove cominciare. Si alzò in piedi e si allontanò verso le scale, il cuore che si faceva pesante nel suo petto.
Quando tornò nella sua camera, si sedette sul bordo del letto, lo sguardo rivolto alla finestra. Era buio, fuori, e un albero spoglio lasciava intravedere i suoi rami oltre la recinzione che separava le due abitazioni adiacenti. La luce della luna li illuminava donando loro un pallore innaturale.
Thomas si morse un labbro. Mancavano pochi giorni, ormai, e avrebbe finalmente rivisto la ragione della confusione che gli attanagliava la mente da mesi.

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasWhere stories live. Discover now