Trentaseiesimo

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Mi svegliai e quando mi girai per stiracchiarmi trovai un bigliettino sul comodino che non persi tempo a prendere, la scrottura mi sembrava quella di Paulo. "Buongiorno amore mio, sono a Vinovo per qualsiasi cosa chiamami. Lascio il cellulare in panchina." Sorrisi e composi il numero di Paulo. "Pronto?" Disse con il fiatone " Buongiorno" Dissi io "Dybala in campo se non è urgente" urlò quella che sembrava la voce di Allegri. "È successo qualcosa?" Domandò l'argentino preoccupato "No, volevo darti il buongirno" Ammisi sorridendo "Ti amo" Ammise lui "Finiscila" risposi ridendo. Chiusi la chiamata e posai il cellulare con il bigliettino nel comodino e dopo aver guardato l' orario scelsi i vestiti per andare a fare una doccia. Entrai in bagno e mi incominciai a lavare, mi sciancquai i capelli e una ciocca abbastanza grossa, ma che non creava buchi nella mia testa, mi rimase in mano. Uscii velocemente dalla doccia asciugandomi e sedendomi nel letto della mia stanza. Respirai, ero preoccupata perchè avvertii che qualcosa nel mio corpo stava cambianado. Ancora più convinta scesi e andai da mio padre. Dopo qualche isolato arrivai a casa e bussai. "Buongiorno piccola mia" Disse abbracciandomi "Facciamo colazione?" Domandò mio padre, annuii ed entrai andandomi a sedere difronte a lui. Dopo qualche ora interruppi il silenzio. " Come ha scoperto mamma di avere il cancro?" Domandai con un nodo alla gola. Mia madre. L'argomento più delicato e l' argomento che mi rendeva la ragazza più vulnerabile e sensibile. Chiusi gli occhi continuando a respirare lentamente cercando di controllarlo. Ero sicura che quell' argomento facesse molto più male a mio padre che a me. Mia madre morì da poco, esattamente sono 3 anni che è morta, ed è morta tra le sue braccia, mentre io non ricordo nemmeno dov' ero, forse con Alvaro perchè ricordo che a darmi la notizia fu lui. Eravamo in camera mia e quando lo vidi spuntare sorrisi, ma scomparve subito quando lo vidi piangere. Per me vedere Alvaro piangere è una cosa che mi distrugge mentalmente. Io mi avvicinai a lui chiedendogli come stesse, se gli fosse successo qualcosa e lui mi abbracciò così forte che a momenti mi mancava l' aria, ma lo lasciai fare. Percepii il dolore che provava in quel momento e poi quando con voce tremante mi disse che gli dispiaceva, la prima cosa che mi venne in mente fu quella di chiedergli per quale motivo mi stesse dicendo che gli dispiaceva, forse Maria era tornata e l' amore che provava per lei era più forte di qualsiasi altra cosa e persona, ma lui mi disse che gli dispiaceva e che non sapeva come dirmi che mi madre ci aveva lasciati. Crollai. Caddi a terra e incominciai a piangere mentre il vuoto si impadronì di me. Alvaro mi si avvicinò e mi continuò a ripetere tra un singhiozzo e l' altro che mia madre stava bene, che aveva trovato la sua serenità e mentre io continuavo a dire che volevo raggiungerla lui mi ripeteva che mia madre sarebbe voluta restare, ma è dovuta andare e che ora la forza di mio padre ero io. Io Alvaro e mio padre eravamo diventati una famiglia, lui stava sempre con me, mi dava da mangiare quando voglia non avevo perchè mi stavo lasciando andare e mio padre chiese aiuto a lui perchè lui non ne aveva la forza. Alzai lo sguardo incrociandolo con quello lucido di mio padre. "Lo scoprii io, la caduta dei capelli, il continuo rimettere il cibo e la sua respirazione che diventava pesante ogni volta che faceva un passo in più me ne diede la conferma" Ammise lui. Non riuscii a trattenermi e scoppiai a piangere e non so se per la mancaza di mia madre, che cercavo di dimenticare non nominandola o l' avere la certezza di avere quel malore che portò via mia madre. Non potevo averlo anche io. Mio padre aveva bisogno di me. "Perchè piangi?" Mi chiese venendomi ad abbracciare "mi manca la mamma" dissi tra un singhiozzo e l' altro. Sciolsi l' abbraccio cercando di riacquistare fianto, ma svenni proprio tra le braccia di mio padre.
Aprii i miei occhi e mi ritrovai distesa nel divano. "Come ti senti?" Disse mio padre premendomi il polso. " battito regolare" disse smettendo di premere il mio polso per poi accarezzarmi. "Che ore sono?" Domandai "Le 13" Mi alzai di botto " Fai con calma hai avuto un calo di zuccheri" Disse mio padre aiutandomi ad alzarmi. "Devo scappare, si staranno preoccupando per me" Dissi prendendo la borsa e uscendo da casa di mio padre. Incominciai a correre fino ad arrivare a casa Juve. Bussai ed entrai. "Scusate il ritardo" Dissi piegandomi in due dal dolore al petto. "Ti stavamo aspettando" Disse Alvaro "Perchè non hai risposto alle chiamate?" Chiese Paulo. Le figure dei ragazzi incominciarono a farsi sfocate e attaccandomi al passamano senza far notare la fatica che stavo facendo in quel momento per salii le scale arrivai in camera mia ed entrai in bagno. Aprii l' armadietto e presi una pillola che mi prescrisse il medico quando ebbi quell' incindente. Mi sciacquai il viso e quando il mio battito e la mia vista si ristabilizzarono scesi dai ragazzi. Mi sedetti a tavola non rispondendo alle domande dei ragazzi e mangiai. Dopo pranzo mi misi nel divano e mentre i ragazzi giocarono mi addormentai. Sognai mia madre che mi diceva di andare a fare una visita e di dirlo a mio padre che mi avrebbe potuta aiutare e che se il cancro era ancora al primo stadio molto probabilmente grazie ad un intervento avrebbero potuto toglierlo, mentre se era di stadio superiore non mi restava di fare delle cure, ma per me in quel caso significava raggiungere mia madre. Mi svegliai con la fronte tutta sudata e con i ragazzi accanto a me che mi guardarono. Respirai velocemente. "Calmati" Disse Paulo mettendosi difronte a me. "Respira con me" Disse facendomi respirare insieme a lui. Quando il mio respiro si ristabilì buttai indietro la testa facendola sbattere con lo schienale morbido del divano. Chiusi gli occhi e le lacrime scesero sole. Una mano mi sfiorò una guancia asciugandomela e mantenendo gli occhi chiusi mi appoggiai alla mia spalla. Il dolore che provavo in quel momento era fortissimo. Aprii gli occhi e vidi i ragazzi in silenzio, non sapevano di mia madre. "Scusate io salgo sopra" Dissi guardando Alvaro negli occhi. Lui era l'unico con il quale mia madre avesse avuto un rapporto, mia madre e lui andavano d'accordo e si volevano molto bene. Salii sopra e mi sedetti nel letto. Dovevo capire qual'era la cosa giusta da fare. Certi sogni ti rimangono nella mente, perchè è come se ti volessero aiutare. Bussarono alla porta "avanti" dissi facendo entrare Paulo. "C'è qualcosa che non so" Ammise sedendosi nel letto accanto a me.Incominciai a piangere singhiozzando. "Mia madre è morta di cancro tre anni fa" Ammisi consumando tutta l'acqua che poteva contenere il corpo. Lui non disse nulla poggiò la sua mano nella mia schiena e incominciò ad accarezzarla. "Ti capisco" Ammise Paulo. I suoi occhi erano lucidi e lo abbracciai. Era strano, quelle poche volte che parlavo di mia madre piangevo sempre e l'unico in grado di fermare quelle lacrime era Alvaro. Ora c' era riuscito Paulo e questo mi fece acquistare la fiducia che persi e lo fece diventare ancora più importante, perchè quel vuoto che avvertì con il suo abbraccio svanì. "Ti amo" Ammisi guardandolo. Vidi nel suo volto un sorriso e dopo le sue labbra si unirono alle mie.

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