0. Fuori dagli schemi

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Strano come tutto possa cambiare radicalmente in un paio di mesi. Strano pensare come la vita possa tirarci addosso scherzi di vario genere e sembrare fregarsene altamente. Certo, non potevo sapere, non potevo pensare che tutto questo sarebbe capitato proprio a me, nelle fortune e nei periodi bui.
Dire che la causa sia mia, sarebbe mentire a me stessa e a chi mi conosce davvero. Vivere a Los Angeles è sempre stato il mio sogno fin da quando ancora dimenavo il mio sederino liscio sulle note di Bad. Mamma ancora non la smette di ricordarmi quando, per la foga, stavo per cadere dal balcone di casa, dritta sul figlio del vicino che saliva le scale: lo spavento che si era presa, ancora, dice, le fa venire gli incubi la notte. So che esagera, ma le voglio bene comunque. Mi chiama ogni due giorni, per sapere se mangio abbastanza qui in America. Non è stato difficile convincerla a lasciarmi partire: ai giorni nostri ancora si trova lavoro, per quanto umile sia, e sapeva che non mi avrebbe potuto fermare anche se fosse stata contraria alla mia partenza. Il primo periodo qua è stato un'esplorazione continua. Tutte le strade uguali, tutte le persone vestite simili, a perdersi ci si metteva un attimo e Google Maps si inceppava a metà strada perché il Wi-Fi pubblico era talmente intasato che dava errore dopo due passi che facevo. Adattarsi, devo ammettere, non è stata tanto dura...almeno, a causa di Kat. Ricordo di averla trovata a rovistare in un cassonetto alla ricerca dell'anello che le aveva regalato il suo ex e che aveva buttato al cestino la sera prima per orgoglio. Era talmente dentro al cassonetto, che riuscii a capire che si trattava di una ragazza solo per le punte rosse e viola della coda che spuntava dal bordo.

"Hum...scusami...che stai facendo di preciso?" chiesi.

Un urlo uscì dal cassonetto, rimbombando per tutto il vicolo e facendo scappare il cane della portinaia del condominio affianco. Mentre la grassa signora inseguiva il cane per qualche chilometro, rotolando per la principale, iniziai a ridere nel vedere la faccia verde della ragazza.

"Sto cercando un anello. Credo di averlo gettato per errore...o per rabbia...o perché mi andava. Ti va di aiutarmi a trovarlo?"

"Hum, no grazie. Credo che passerò questo giro, ma grazie della proprosta, davvero..." risposi indietreggiando lentamente alla ricerca del primo asiatico con la mascherina nelle vicinanze. Non è esattamente piacevole essere seguiti a vista da una persona dentro a un cassonetto. Mentre stavo per uscire dal vicolo la sentii di nuovo.

"Hey, dove stai andando? Ancora non mi sono presentata" aggiunse ruzzolando con un tonfo rumorosissimo per terra, nel tentativo di uscire.

"Io mi chiamo Kat"

"Io sono Abbey, piacere" aggiunsi con un cenno del capo, rifiutando la stretta di mano, mentre mi tappavo il naso.

"Non ti ho mai vista da queste parti. Devi essere nuova, sbaglio?"

"No, non sbagli...sono arrivata ieri"

Mentre mi chiedevo come una persona capace di rovistare nei cassonetti avesse una memoria visiva degna del database dell'FBI, valutai il modo migliore per darmela a gambe senza essere inseguita dalla stalker provetta. A farmi desistere, fu la sua inaspettata quanto provvidenziale proposta.

"Sto cercando una coinquilina. Se ti va, puoi trasferirti da me, ovunque tu stia ora"

Valutai per un attimo se chiamare la disinfestazione prima o dopo aver accettato la proposta, ma bastò un leggero sorriso perché lei mi saltasse addosso al grido di "Finalmente!" abbracciandomi per pochi, per quanto incredibilmente intensi, secondi di agonia olfattiva. Rimasi a girare per il condominio in reggiseno, mentre le regalavo il maglione buono: mi faceva troppo schifo al momento, per usarlo ancora. Entrai in ascensore cercando di evitare di scoppiare a ridere in faccia alla portinaia, che era stranamente riuscita a rotolare indietro per l'enorme discesa della principale con cane al guinzaglio e multa per eccesso di velocità. Giunti al terzo piano Kat aprì la prima porta a sinistra e iniziò subito a rovistare tra i fogli che tappezzavano il parquet, alla ricerca dell'ennesima chiave di riserva persa nei meandri delle fughe del pavimento. Trovata la chiave, me la diede quasi inchinandosi in segno di riverenza per terra e, mentre la invitavo caldamente a farsi almeno tre docce con anche passata di pomodoro ed estratto di lavanda in quantità industriali, uscii diretta all'hotel dell'aeroporto per prendere i miei bagagli. Per qualche strano caso del destino, durante l'ora e mezza di viaggio tra andata, impacchettamento e ritorno, l'appartamento di Kat era diventato il tempio di Mastro Lindo. Non potendola vedere, non capii se avesse seguito le istruzioni anche per sé o se avesse strigliato unicamente casa. Entrai quasi scoraggiata in quei dieci metri di andito, alla ricerca della pazzoid...hum...coinquilina perduta. La trovai sepolta dai cuscini che vedeva un horror con tutte le lampade accese attorno a lei e il cane della portinaia a guardia. Lo feci uscire, sperando che non rotolasse per le scale come la padrona, per sdraiarmi sul divano alla ricerca della parrucca di peli lasciata dal cane. Non ne trovai, lei non puzzava...evidentemente o Gesù aveva compiuto uno dei suoi più grandi miracoli, o questa ragazza era incredibilmente veloce a fare le cose. Mi stesi sperando di non essere soffocata nel sonno dai resti di cassonetto e mi addormentai stringendo il portafogli con quanta più forza possibile.
Il mio respiro si fece sempre più affannoso, mentre un odore acre mi riempiva le narici. Non ci volle molto perché mi ritrovassi in piedi, accanto al divano, con l'adrenalina che mi scorreva nelle vene e il panico in mente. Qualcosa stava palesemente prendendo fuoco. Che cosa fosse, ancora non lo sapevo. Mi girai spaventata, guardandomi leggermente attorno nel tentativo sia di trovare un estintore, sia di salvarmi la pelle nel caso avessi trovato l'origine del fumo nel giro di qualche minuto. Non feci a tempo a muovere due passi che mi ritrovai ad essere un pupazzo di neve ad agosto: Kat mi aveva sparato addosso l'intero estintore nel tentativo di spegnermi inutilmente.

"Che cazzo stai facendo!" urlai.

"Non stavi andando a fuoco tu, vero?"

"Ehm..na-ha, non sono ancora diventata un arrosticino, per fortuna!"

"Oh...Scusami Bee. Posso chiamarti così, vero?"

"Ma ti pare il caso di farmi domande del genere, mentre la casa va a fuoco?!" le urlai in faccia.

Ci scostammo dal pavimento, su cui eravamo cadute nella posa peggiore possibile. Cercammo di trovare la fonte del tutto, ma la cucina era solo affumicata, il salotto pure, condizionatore, telefoni, televisore, decoder erano apposto. Rimaneva solo un posto dove cercare la causa dell'incendio: il bagno. Aprimmo lentamente la porta, lasciandoci investire dal fumo denso e nero. La torcia che Kat aveva appesa al collo la faceva sembrare un camion con i fendinebbia, e riuscii a seguirla solo per questo motivo. Inaspettatamente mi accorsi che il fumo proveniva dalla lavatrice.

"Kat! La lavatrice va a fuoco!"

"Nooo!" urlò "Il mio maglione nuovo!"

"Anche se non mi vedi, ti sto guardando male. Spegni questa cazzo di lavatrice satanica! Non ho intenzione di morire "perché il maglione era da salvare"!"

Uscii di casa nella speranza di non essere avvolta dalle fiamme anche da fuori, mentre Kat spegneva attivamente l'incendio. Uscendo avevo aperto tutte le finestre, lasciando uscire i resti del rame che si stava fondendo con la gomma e del calcare che nemmeno il Viakal sarebbe stato capace di rimuovere dalle tubature. Come la vidi, scambiandola per lo stendardo umano del Milan, mi venne istintivo abbracciarla al grido di "Sei viva!"

"Sì, Abb, ora possiamo anche buttare la lavatrice"

"Solo se mi prometti che non la cercherai nel cassonetto assieme al maglione e all'anello. Giuralo!" le gridai ridacchiando.

"Lo giuro" disse sorridendo a trentadue denti. "Perdonami se sono così strana...immagino che tu stia già progettando di andartene, come al solito..." aggiunse con un sospiro.

"Noo. Ma che dici! Al momento non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello...o del bagno"

Ridemmo per un po', senza accorgerci che la portinaia stava salendo le scale con il cane in braccio. Le sue lamentele non ci toccavano, il cane tanto meno.

"Investita da una Stella"Where stories live. Discover now