Rodeo

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"A quanto sono arrivata, troia?", la sua voce era dietro di me, così vicina che quasi saltai dalla paura.

Potei sentire le mie braccia sforzarsi sopra di me, mentre morivo dalla voglia di essere libero dalle catene che stringevano i miei inutili polsi sopra il naso, come provai a guardare su. Dovetti stare in punta di piedi per alleggerire la pressione sulle ossa e, per un secondo, fu come se le mie mani potessero solo strapparsi se avessi osato posare i miei piedi sul pavimento, ruvido e freddo, sotto di me. Quasi scoppiai a piangere, ma strinsi la mascella, sapendo cosa sarebbe successo se avessi rotto il silenzio sempre richiesto da lei.

Capii la ragione per cui non potevo guardare su. Ero bendato. E, ancora peggio, non ricordavo se avessi avuto il permesso di parlare...per rispondere alla domanda che mi era stata posta. A quanto era arrivata? Non ne avevo idea! Oh Dio, avevo perso il conto? Non l'avevo mai perso. Ero un uomo morto.

"Svegliati, tu, piccola PUTTANA!", urlò, tirando un forte colpo sulla mia faccia, facendomi indietreggiare, contro la mia volontà.

"Ti ho fatto una domanda!", mi minacciò, afferrando con la mano la parte posteriore della mia testa, così forte che sapevo avrei perso un bel po' di capelli.

"Mi dispiace, Padrona, non sono sicuro...", sentii me stesso piagnucolare e immediatamente odiai il modo in cui suonai. Dio, ero un debole.

"Non stai prestando attenzione?", rilasciò i miei capelli e io lasciai cadere la mia testa, in attesa della sua ira.

LASH!

Sentii una lunga e sottile stretta nella mia schiena, esattamente accanto alla colonna vertebrale. Mi aveva tagliato la carne e incrinato l'osso nello stesso momento. Sapevo che avrei dovuto riceverla senza emettere suoni, ma in qualche modo non avevo più il controllo di me stesso.

"AAAAAAAAAA", ruggii senza contollo, sentendo gli occhi bagnati. Strinsi i miei pugni sopra di me, cercando di mandare via il dolore più rapidamente.

"Sei così patetico", la sua voce si aggiunse al mio sconforto. Poi disse, sembrava ci fosse qualcuno nelle vicinanze, "Lui fa schifo!"

Poi arrivò il peggior momento della mia esistenza.

"LASCIA STARE IL MIO PAPA'!", strillò la voce della mia piccola, con ancora più dolore di quel che stavo provando.

"CLAIRE!", ringhiai, improvvisamente pieno di forza e di voglia di combattere, "LASCIALA ANDARE! NON TOCCARE LA MIA PICCOLA, TU, TROIA!"

"Ora presti attenzione, tesoro?", strinse con l'unghia la punta del mio mento non appena indietreggiai dal suo tocco.

"AVEVAMO UN ACCORDO!", mi sentii dire prima di poter ragionare. Sentii le lacrime scendere sulla mia faccia, uscendo dalla benda.

"Quell'accordo si è interrotto nel momento in cui tu sei scappato!", replicò immediatamente, la sua voce piena di veleno, "Te l'avevo detto - tu non potrai mai lasciarmi Justin! Non nella vita e neanche nella morte! Tu SEI MIO e sarai SEMPRE MIO! Ora me la pagherai."

"No, Cla-PADRONA, per favore NO!", pregai, strattonando così tanto i miei polsi che non sarei stato sorpreso se si fossero rotti.

"Vieni a far stare meglio papà, dolcezza.", la voce velenosa di Claire era simile a quella di un serpente e sentii la sua mano intorno al mio polso, rilasciando quella che sembrava essere la mia pelle e scoprendo una parte coperta di me.

Urlai, i miei piedi cercavano di combattere contro la posizione a ballerina in cui si trovavano, ma questo mi ferì solo di più, non liberandomi.

"Apri, ragazzina.", ordinò Claire mentre io sentivo rantoli di respiro avvicinarsi al mio cavallo.

Coloring Outside The Lines ( Sequel di Red Lines )Where stories live. Discover now