Qualche ora più tardi, Minho decise che era giunto il momento di tornare a casa. « D'accordo, Cenerentole », gridò. « La mezzanotte è scoccata da un pezzo, è ora di tornare alle vostre misere esistenze! »
« Cosa facciamo del cadavere? », chiese Gally, indicando con un cenno il corpo inerte di Winston, accasciato sul divano e coperto da alcuni cappotti.
Minho lo liquidò con un gesto della mano. Lanciò un'occhiata a Frypan, che si strinse nelle spalle, e « Lascialo lì a decomporsi », disse, infilandosi il giubbotto scuro. « A qualcuno di voi pive serve un passaggio? »
Thomas alzò una mano e lo stesso fecero Gally e Chuck. Newt era seduto sul pavimento, la schiena contro un bracciolo del divano, le mani raccolte in grembo e lo sguardo fisso sul soffitto macchiato dall'umidità. « Io ho la mia macchina », bofonchiò, la voce strascicata e pesante.
Minho scosse la testa. « Stai dormendo in piedi, pive », constatò e Newt sorrise, scuotendo la testa. « No, sono abbastanza sicuro di essere seduto ». Thomas soffocò una risata contro il pugno e distolse lo sguardo. Newt se ne accorse e non riuscì a trattenersi: scoppiò a ridere anche lui.
Frypan gli si inginocchiò accanto. « Newt, non credo che tu sia in condizioni di guidare ».
« Sono sve - », tentò di protestare lui, ma la frase venne interrotta da un sonoro sbadiglio. « Okay, no, non proprio ».
« Resti qui? » Frypan gli diede un buffetto sulla guancia e lui grugnì un "no" in risposta. « Ho da fare, domani mattina. Ava vuole che torni a casa ».
« Trascina le tue chiappe giù per le scale, allora », lo apostrofò Minho. « Ti accompagno a casa ».
Newt aggrottò le sopracciglia, ma si alzò in piedi e afferrò il cappotto, adagiato sul corpo di Winston, che mugolò un "chiudi quella cacchio di finestra, mamma", prima di raggomitolarsi su sé stesso per riacquistare un po' di calore. Newt avrebbe riso, se solo la sua testa non fosse stata tanto obnubilata dalla stanchezza. « E la mia macchina? », riuscì a chiedere a Minho, che sbuffò e si strinse nelle spalle. « Passiamo
a prenderla domani mattina ».
Lui e Newt, seguiti da Thomas, Chuck e Gally, uscirono dell'appartamento di Frypan e salirono a bordo dell'auto di Minho. Thomas si ritrovò schiacciato tra Chuck, che occupava più spazio di quanto lui volesse ammettere a sé stesso, e Newt, che osservava fuori dal finestrino, le palpebre pesanti velate di matita nera e ormai sbavata. Thomas indugiò con lo sguardo sulla sua manica sinistra, lì dove la stoffa sollevata metteva in mostra un polsino scuro. La voglia di sapere qual era il nome celato dal sottile strato di tessuto gli fece prudere le mani e Thomas si costrinse a guardare altrove, mordendosi l'interno della guancia per non cedere alla tentazione.
« Prossima fermata: Gally! » Minho si sporse in avanti e accese la radio. Heroes di David Bowie si diffuse nell'abitacolo e Minho e Gally improvvisarono un karaoke. Chuck si coprì le orecchie con le mani e Thomas scoppiò a ridere: si voltò verso Newt, un riflesso incondizionato che non riuscì a controllare, ma il ragazzo aveva gli occhi chiusi e il suo petto si alzava e abbassava seguendo un ritmo regolare. Mormorò alcune parole incoerenti e voltò la testa verso l'altro ragazzo, ma il movimento lo portò a perdere l'equilibrio: la tua testa scivolò di lato, fino a posarsi sulla spalla di Thomas, che si sentì avvampare. Sorrise appena e abbassò lo sguardo, il cuore che aumentava la corsa nel suo petto. Lo stomaco gli bruciava come se avesse ingerito litri di alcolici.
Gally fischiò, osservando la scena dallo specchietto retrovisore, e Minho suonò il clacson e lo tenne premuto per alcuni secondi, ghignando. Newt sobbalzò e si guardò intorno, gli occhi sgranati. Un rivolo di bava gli bagnava l'angolo della bocca e lui se l'asciugò con il dorso della mano. « Che cazzo succede? », sbottò. Il suo sguardo saettò verso Minho senza indugio. Aggrottò le sopracciglia e strinse le palpebre. « Ti ammazzerei, Minho », sibilò. « Cacchio, mi è preso un colpo », aggiunse poi e si lasciò andare contro il sedile con un sospiro.
Tutti risero e Gally si voltò verso di lui con un ghigno stampato in faccia. « Non volevamo che alla fine del viaggio Thomas si ritrovasse con la spalla grondante di saliva, Newtie ».
Newt aggrottò le sopracciglia e gli rifilò un colpo in testa. Un lieve rossore si fece strada sulle sue guance. « Scusami », mormorò a Thomas, guardandolo con la coda dell'occhio. Lui si limitò a stringersi nelle spalle. « Non importa ». È stata una bella sensazione, pensò subito dopo, ma non osò dirlo ad alta voce.

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora