( Capitolo 0 ) Prologo

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Quando la notte prendeva il sopravvento la piccola cittadina del Maine, incastonata in quella misera vallata brulicante di vegetazione ed animale, diveniva una sorta di bocca spalancata di drago dormiente: di tanto in tanto piccoli lumicini si accendevano nelle piccole finestrelle in vetro smerigliato illuminando tubi di scappamento di macchine fumanti per poi, secondo dopo secondo, estinguersi in antichi ma ancora permeabili ricordi.
Le lunghe stradine, accompagnate da abitazioni a più piani e negozi, sembravano delle piccole arterie che, lentamente, andavano e delineare il profilo irregolare di quel piccolo centro urbano variopinti dai mille tetti.
Aureum Valley era nata nel giro di poco, anni ed anni prima, da un piccolo nucleo di coltivatori di terreno: le prime casette in legno andarono a profilarsi all'orizzonte, semplici e privi di arzigogoli, venendo poi abitati dagli stessi che le avevano montate.
I piccoli giardinetti che ne facevano da "accompagnatori" erano molto semplici e costituiti da un semplice riquadratino di terra vergine ed un piccolo ripostiglio per gli attrezzi agricoli.
Quei primi abitanti non erano dediti al lusso delle vicine grandi città anzi, se vogliamo dirla tutta,si accontentavano di poche cose come risate felici e feste ben organizzate.
Ad occhi di filosofi e naturalisti tutta questa semplicità era dovuta al punto strategico ove la città stessa era sorta in quanto per miglia nessun altro centro urbano se non la stessa Aureum Valley.
La natura incontaminata regnava sovrano tutt'attorno creando come una sorta di "barriera" che ovattava gli echi dolorosi e dannosi delle città
Ma con i primi viaggiatori la particolarità di questa venne meno: le vecchie casette furono sostituite da villette a più piani ed articolate in giardini spaziosi e verdeggianti, i piccoli orti vennero sostituiti da roseti e modeste piscine e, omologandosi al resto del mondo, le prime industrie vennero a profilarsi lungo la Tangenziale Ovest.
Giorno dopo giorno le prime musiche metropolitane iniziarono ad invadere le strade come se fossero attaccate al retro delle auto ed alle orecchie dei giovani che, nel mentre, stavano diventando sempre più simili agli adolescenti americani: la loro importanza primaria non era il sentimento ma,bensì, l'esterno di una persona.
Nel giro di pochi decenni, infatti, tutta la naturalezza delle cose si perse e tutto divenne un semplice artifizio della mente umana andandosi a perdere,così, la peculiarità naturale del luogo


                                                                                             ***


Un piccolo angolo di Paradiso era rimasto immutato nonostante i vari cambiamenti invasivi della città.
A pochi chilometri di distanza, infatti, da quella macchia confusa di rumori e colori si estendeva ancora indisturbato un piccolo angolo di paradiso: alberi secolari dal fusto largo e nodoso spuntavano dal terreno accompagnati dal cicalio di grilli sguainati e dal rumore delle onde che, a pochi passi, andava ad infrangersi contro le rive.

Un tempo, gli anziani narravano ai più giovani, tutto quel "Dono di Dio" rientrava nelle proprietà di un ricchissimo uomo d'affari, un patrimoniale a dir poco poco suggestivo e che,perfino, poteva far invidia a possedimenti di antichi nobili europei.
La ricca dimora in legno lucido e "costellato" da vetrate variopinte costruita fra la ricca boscaglia ed uno specchio d'acqua che,perfino durante le tempeste più persuasive o le gelate più lancinanti, era un semplice curato specchio d'acqua.
Quando era Inverno il tutto sembrava uscito da una qualche particolare fiaba per bambini ove la brina ed il tutto sbrilluccicava quasi fosse fatto di vero ghiaccio.
La neve rendeva tutto magico e magnifico, fatato come un Regno di Balocchi ed artificioso come un quadro francese.
Per non parlare dei mille suoni che, giorno e notte, popolavano quel Paradiso rendendolo ancor più un selvaggio vissuto ed amato.
In Estate,però, le cose erano ancora più magnifiche: il dorato del Sole che si gettava come una Ninfa sognante nelle fredde acque chiaroscure; le fronde degli alberi che, pacatamente, venivano accarezzate da calda brezza del Sud screziata da un imminente freddo ancora lontano; l'odore delle rose che, assieme alle urla felici di mille zanzare assetate, inondavano di paradisiaco aroma quel piccolo mondo antico.
Ma, come tutto ,anche quello era destinato a giungere a fine certa: con la morte dell'uomo ( di cui il nome sembrava godere di una fugace "DAMNATIO MEMORIAE" di dubbia origine ) tutto versò in uno stato di quasi abbandono che,tant'è, divenne terra di nessuno e perfino dimenticata da tutti.
Tutto sparì a partire da quella casa che in tanti aveva infondato gelosia e bramosia, senso di orgoglio anche solo per averla osservata e sicurezza per quelle così solide mura chmille girdini e, col tempo, si erano sgretolate in polvere e ricordi.
Il bosco, un tempo "curato nel limite del possibile" era trasandato e caduto nel buio, ricco di angoli intrisi da incubi maligni e piccole Cappuccetto Rosso  disperse generazione dopo generazione.
Quel lago, un tempo disegnato e fotografato da artisti o adolescenti alla ricerca di svago, sembrava come perennemente invaso da nebbia madreperlacea e fredda come una lama metallica e tagliente.
Nonostante tutto, però, il Sole continuava a tuffarsi in quelle acque ( oramai desolate e sporche da foglie morte e rami secchi ) tentando di ridare un barlume di vita col suo calore.
Era tutto vano perchè quel rosso cangiante, a detta di molti, sembrava più esser un ristagno di sangue che altro.
Un piccolo caduto di guerra che, stremato, osservava quel mondo che aveva così tanto desiderato ed amato
Sempre a detta di anziani questo "Mondo a Parte" non era vissuto da nessuno per la maggior parte dell'anno se non in quei tre o quattro mesi ove gli animali smettevano di essere assopiti nel loro lungo letargo e la Luce del giorno ostentava prontezza di spirito contro il Buio della notte.
Il bosco si animava da voci rude e maschili che, alternate da proiettili ed animale agonia, lo tramutavano in un Inferno dantesco ma terreno
I tempi in cui l'Eden degli umani rendeva Aureum Valley una piccola particolarità in una grande omogeneità era terminato.
La "Valle degli Eletti" era giunta al termine oramai da tempo e,come tante altre cittadine, ne stava per pagare le conseguenze...

Un doloroso BaudelaireWhere stories live. Discover now