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"dove mi state portando?!" urlo a perdifiato dimenandomi dalla presa di un omone con indosso una divisa da ospedale bianca.
"amore-piange mia madre- è per il tuo bene, devi curarti" mi guarda esasperato seduta su di una poltrona in vecchio stile "curarmi da cosa? Non è colpa mia se vedo persone morte" continuo a piangere "proprio per questo, tesoro-tira su con il naso- vedrai che all'istituto mentale sapranno che fare" queste sono le ultime parole che sento prima di essere scaraventata in un furgoncino bianco ed essere portata via da quella che chiamavo casa e famiglia, le persone che amo alla fine si sono rivelate le persone che mi hanno tradito.
"cosa mi succederà?" chiedo con un filo di voce ai due signori che mi tengono le braccia ferme, ma non ricevo risposta.
Come può una mamma rinchiudere la propria figlia in un istituto mentale? Io non mento quando dico di vedere le persone morte, o come piace essere definiti da loro anime libere. È dall'età di dodici anni che li vedo e converso con loro, sono sempre stati i miei unici amici, sono sempre stati simpatici con me, non mi hanno mai fatto del male e non mi hanno mai messo nei guai. A scuola ero sempre quella strana vestita di nero, che parla da sola e evita tutti, ma mai nessuno ha pensato che non è lei ad evitare le persone ma è quella che viene evitata.
La mia testa inizia a far male, quando per sbaglio, urto vicino al finestrino dietro di me, la stretta sulle mie braccia inizia a far male quando arriviamo alla struttura e vengo trascinata a forza, tra le urla, in una stanza bianca e grigia dove ad aspettarmi c'è una donna sulla trentina, con i capelli scuri sistemati in una crocchia ordinata e con un tailleur rosso e tacchi neri "accomodati-mi indica la sedia al suo fianco- io sono la dottoressa Lowell" mi fa un dolce sorriso che non ricambio. Come potrebbe starmi simpatica una persona che mi crede pazza? Io non capisco. Mi siedo svogliatamente sulla sedia con le gambe accavallate e girando una ciocca di capelli tra le dita. "innanzitutto, vorrei darti il benvenuto in questo istituto, dove, come te, ci sono persone speciali, ovvero persone non del tutto normali" come scusa? Mi sta giudicando? "normali? Chi giudica la normalità? E dopo tutto preferisco essere speciale, invece di essere normale" mi altero "d'accordo, se qui perché mi hanno riferito che vedi i morti, giusto?" mi guarda di sott'occhi "a loro non piace essere chiamati morti, ma anime libere- la fulmino con lo sguardo- e questo è tutto ciò che vi dirò" serro le labbra e incrocio le braccia al petto "per ora va bene così, ci vediamo la settimana prossima" si alza e esce dalla stanza lasciando una scia di profumo costume nazionale.

*

Dopo essere stata a quel 'colloquio' con miss. Perfidia, sono stata scortata in una stanza, ovviamente bianca, dove ho conosciuto Kendall, una ragazza dai lunghi capelli scuri, con indosso dei pantaloni neri e una t-shirt gialla "come mai sei qui?" questa è stata la sua prima domanda "parlo con le anime libere" rispondo con non curanza buttandomi sulla brandina senza coperte "io sono qui per aver, quasi, ucciso gli animali nella fattoria dei miei nonni" e chissene..... "interessante- faccio un finto sorriso- ma come mai hai questi vestiti? Non dovresti avere una divisa?" È da quando l'ho vista che questa domanda mi balena per la mente "non siamo mica in prigione-ride- vedrai, non è male stare qui e poi, ci sono anche dei ragazzi" mi sorride in modo malizioso e io non posso fare altro che ridere sotto i baffi "Foster-entra in camera una ragazza- tra poco è pronto il pranzo, mi raccomando, sii puntuale" e va via. Ma è scema o cosa? Non mi ha detto l'orario e come se mi leggesse nella mente, kendall dice "si pranza all'una e quarantacinque-si guarda l'orologio- quindi tra venti minuti" si alza di fretta e prendendomi la mano, mi trascina fuori in un piccolo giardino all'inglese. "Sono molto popolare qui, sai? Ho molti amici" si vanta, chissene pt.2
"Si, e quindi?" chiedo con un sopracciglio alzato "potrei farti conoscere qualcuno, sono tutti molto simpatici" mi sorride e mi porta vicino ad un gruppetto di ragazze "loro sono Cara, Shopia e Danielle" mi presento alle ragazze, ma vengo interrotta dal loro sguardo che punta dietro di me "lui è Harry-mi indica la distrazione delle ragazze- è il più bello qui dentro, peccato che non dia confidenza a nessuno, l'unica cosa che dice è 'È quando ti ritrovi in un mondo con i tuoi simili che puoi affermare di aver trovato la felicità.' ai nuovi arrivati" e infatti, dopo dieci minuti mi passa di fianco e mi sussurra quelle esatte parole.
È davvero un ragazzo affascinante, lunghi riccioli scuri gli cadono lungo il suo profilo, figura slanciata e da qul che vedo, mentre si allontana, è anche messo bene, ma quello che non posso far a meno di notare quando si gira, sono i suoi occhi, magnetici occhi verdi con un pizzico di mistero mi guardano in un modo sinistro e non posso far altro che rabbrividire e abbassare lo sguardo, lo conosco, per modo di dire, da pochi minuti, è già mi ha intimidito "scusate- attiro l'attenzione delle ragazze- io torno in camera, non ho fame" e senza aspettare risposta mi findo nella piccola stanza e mi butto sul lettino, che in mia assenza vedo essere stato fatto, sentendo i miei occhi inumidirsi a causa del mio trasferimento qui. Fino ad adesso non mi ero resa conto di cosa stesse succedendo, ma ora, essere circondata da ragazzi con le mie stesse particolarità, sono tornata alla realtà, mi sono resa conto questo non è un sogno, ma la pura e crudele realtà, il mio più grande incubo.

Mental Institution ||HS||Où les histoires vivent. Découvrez maintenant