Capitolo 2 - Trevor

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Musica troppo alta e gente ubriaca. Perché sono qui?

Odio le feste. Il più delle volte non riesci a scambiare più di due frasi di senso compiuto. Mi guardo in giro, Trevor non c’è, però so dove trovarlo.

Busso un paio di volte alla porta ed entro senza aspettare risposta. Eccolo seduto alla scrivania, assorto nei propri pensieri. Sembra in un’altra dimensione.

«Regola numero uno di una festa: il festeggiato non può rintanarsi in camera sua.»

Finalmente alza lo sguardo, gli sorrido, «Sei incredibile. Hai appena pubblicato un libro e ne stai già scrivendo un altro?»

«Sai com’è... L’ispirazione arriva quando arriva.» chiude il portatile.

«Andiamo, fammi dare solo una sbirciatina!» cerco di afferrare il portatile ma lui non lo molla.

«Non l’ho ancora fatto leggere a nessuno.»

«Beh, io non sono nessuno!» gli faccio notare.

«Sai che mi fido più del tuo giudizio che di quello di chiunque altro. Appena sarà pronto, te lo farò leggere.» promette.

«Okay.» sospiro cercando di frenare la mia curiosità.

«Il mio primo libro ha ottenuto ottimi risultati. Non me l’aspettavo.» continua lui, «Trish dice che devo sbrigarmi se voglio cavalcare l’onda del successo.»

Trish è il suo agente, nonché una stronza. Non mi è mai piaciuta e sono quasi sicura di essere ricambiata.

«Grazie per essere passata. Sei qui con Scott?»

Scuoto la testa, mio marito preferisce sbronzarsi con gli amici piuttosto che accompagnarmi al party letterario di Trevor.

«Non è un buon momento per noi.» mi siedo sul letto.

Sapeva quanto fosse importante per me averlo qui ma non c’è stato verso di convincerlo. Non gli è mai piaciuto Trevor. Non riesce a capire il nostro rapporto.

«Scott è stato licenziato.» spiego. So che mio marito non vuole che si sappia, ma Trevor è mio amico e ho bisogno di parlare con qualcuno.

«Mi dispiace.»

Alzo le spalle, «C’è la crisi. Vogliono tutelare le famiglie con figli... E noi non ne abbiamo.» sussurro prima di sorseggiare il mio cocktail.

Sono già al terzo Vodka Martini.

Non voglio piangere, ma non so se riuscirò a trattenermi ancora per molto e l’alcol di certo non aiuta.

«Mi dispiace, Alice.»

«Io e Scott ci stiamo provando da più di un anno.» ho la voce rotta dai singhiozzi.

«Vedrai che prima o poi succederà.»

Annuisco e tiro sul col naso.

Succederà davvero? Non lo so.

Troppe cose stanno andando per il verso sbagliato.

Mi asciugo le lacrime col dorso della mano, «Scusa, ti sto rovinando la festa.»

Lui fa spallucce, «Sai che odio questo genere di cose.»

Lo so. Le odio anch’io.

«Ma Trish ha insistito.» continua lui.

«Beh, il tuo libro è stato un successo. Dovevamo festeggiare per forza.» mi sforzo di sorridere.

Sento che il mascara è colato conferendomi un orribile effetto panda.

Ho bevuto troppo. Me ne rendo conto quando mi alzo in piedi. Forse avrei dovuto mangiare qualcosa oltre alle olive del Vodka Martini. La stanza si muove. A fatica raggiungo lo specchio.

Eccomi. Sono davvero io?

Grandi occhi blu su un viso che riconosco a stento. Continuo a dimagrire senza rendermene conto per colpa dello stress accumulato in questi ultimi mesi.

Cerco di ripulire al meglio il mascara colato.

Mi piace il mio nuovo caschetto casual chic. Mi sistemo i capelli con le dita, li annuso. Sanno di pollo fritto.

Tutta la mia vita sa di pollo fritto.

«Vieni.» Trevor mi prende per un braccio, «Hai bisogno di un po’ d’aria fresca.» e mi trascina sul terrazzo.

Ha ragione, mi sento già meglio.

«Allora... hai finito il tuo romanzo?»

Quale romanzo? È solo un mucchio di parole messe insieme senza un filo logico.

«Non ancora. Mancano le ultime rifiniture.»

Ogni volta che lo rileggo, trovo sempre qualcosa che non mi convince del tutto, così inizio a cambiare un pezzo qui, un pezzo lì... Lo rileggo e sento nuovamente che qualcosa non è al suo posto. È un circolo vizioso.

«Ci stai lavorando da due anni ormai.»

«Lo so.»

«Devi farlo leggere a qualcuno se vuoi pubblicare.»

È questo il punto. E se nessuno lo volesse pubblicare? Finché non lo faccio leggere a nessuno, ho sempre la speranza che possa piacere a qualche casa editrice. E se non fosse così? Non sono pronta ad affrontare la realtà.

«Per me è molto buono.»

«Tu sei di parte.»

«Sono obiettivo, Alice. Tu... hai questo incredibile talento... Devi solo avere più fiducia in te stessa.»

E se il mio libro non piacesse a nessuno?

Scrivo da quando sono bambina, non so perché, ma mi ha sempre fatto sentire bene, mi dava un senso di pace. Se qualcosa andava storto, potevo sempre rifugiarmi nel mio mondo, tra i miei racconti ed essere consolata dai miei personaggi immaginari.

I miei genitori, i miei amici e i miei professori non facevano che ripetermi quanto fossi dotata. Sono sempre stata convinta che avessero ragione, ma se si sbagliassero? Se fossi destinata a lavorare in quell’orribile fast food per il resto della mia vita?

«Da quando Scott ha perso il lavoro, ho dovuto raddoppiare i turni per pagare l’affitto.» spiego a Trevor, «Così ho sempre meno tempo per il mio libro.»

«Se ti servono soldi, posso darteli io.»

Scuoto la testa, «Non se ne parla neppure.»

«Qual è il problema? Cosa me ne faccio dei miei soldi se non posso aiutare un’amica?»

Non posso accettare. Per non parlare di Scott, si sentirebbe così umiliato.

«Consideralo un investimento.» mi sorride, «Investo in una talentuosa scrittrice... perché credo in lei.» mi abbraccia, mentre io appoggio la testa sulla sua spalla.

La prima volta che ho visto Trevor, durante una lezione di letteratura inglese, pensavo fosse il classico rampollo viziato arrivato al college grazie a una borsa di studio per il football.

Mi sbagliavo.

La sua sensibilità mi colpì nel profondo.

Non c’è mai stato niente tra noi. Non so perché. Forse perché sentivamo entrambi di aver finalmente trovato qualcuno che ci capisse davvero, qualcuno con cui poter essere completamente noi stessi e avevamo paura di rovinare quel rapporto.

La nostra amicizia era più importante di qualsiasi altra cosa, nessuno dei due immaginava che proprio quella sera l’avremmo compromessa per sempre.

LieWhere stories live. Discover now