Oceans

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Alex

Un'altra notte. Un'altra notte in cui non dormivo. La causa? Non la sapevo. Ora forse potrei dire che la causa era il mare. Anzi l'oceano. Ma non quello che vedono tutti, che puo'essere l'Atlantico o il Pacifico, uno con un nome piú specifico, uno, anzi due ,in cui solo io posso nuotare. E vi assicuro che sono talmente belli che potrei morire annegato ora senza lamentarmene. In realtá annego ogni volta che li guardo. E vi assicuro che gli occhi di Gennaro Raia li guardo spesso e ancora non riesco ad abituarmi alla loro bellezza.
Ma allora non lo sapevo. O meglio facevo finta di non saperlo. Era come se non volessi accettarlo. Sta di fatto che ero lì a fissare il soffitto, che poi era il letto sopra, quando sentii il rumore delle molle del letto accanto e un'ombra alzarsi per poi uscire dalla camera silenziosamente. Altrettanto silenziosamente la seguii e la trovai affacciata alla finestra del salotto a fumare.
Te pareva.
"Dovresti smettere" constatai affiancandomi a Genn.
"E tu dovresti dormire, ma noi non ci ascoltiamo a vicenda" ribattè.
"Non dormire non mi rovina i polmoni"
"Non dormire ti riduce come me, e vorrei farti notare le mie occhiaie" sbuffò.
"Infatti sei tu quello che dovrebbe dormire, non io"
"Sempre colpa mia insomma" fece un sorrisetto. "Ho fame" aggiunse andando in cucina aprendo il frigo e tirando fuori una fetta di pizza e scaldandola.
Poi si chiede perchè sta male.
"Devi dormire non mangiare testa di rapa" lo rimproverai. Odiavo vederlo cosí. Non dormiva mai abbastanza e non sapevo perchè. Non glielo chiedevo quasi mai, tanto sapevo che non mi avrebbe risposto, ma quella volta provai mentre lui addentava la pizza seduto sul bancone.
"Perchè non dormi?"
"Non ci riesco" rispose semplicemente guardando la pizza per non guardare me.
"Grazie dell'informazione, mi hai aperto un mondo" dissi ironicamente.
"Che te devo dì, manco lo so io" disse lui con la bocca piena con il suo forte accento. Che era anche il mio ma dettagli.
"Almeno andiamo sul divano" provai. Lui finí la sua pizza e mi guardò.
"So arrivarci da solo al divano sai?"
"Lo so benissimo, ma io rimango finchè non dormi" dissi deciso avvicinandomi a lui e prendendogli la mano facendolo scendere dal bancone e trascinandolo sul divano. Lo feci sdraiare e lo coprii con la sua coperta che odorava di Coccolino e di lui mentre io mi sedetti ai suoi piedi.
"Alè"
"Dimmi"
"Vieni qui" e mi prese per il polso facendomu sdraiare dietro di lui e coprendomi con la coperta. Era piuttosto freddo quindi (solo per quello ovviamente) gli misi un braccio attorno alla vita e lo tirai contro il mio petto.
"Direi che ora va meglio" sussurrò e riuscii a scorgere un sorriso.
"Canta qualcosa" sussurrò subito dopo.
"Cosa vuoi che canti?" chiesi dolcemente.
"Qualsiasi cosa" fu la risposta. Non potevo di certo mettermi a cantare qualcosa di rap.
When your legs don't work like they used to before and I can't sweep you off of your feet
Lo guardai mentre sorrideva e chiudeva gli occhi.
Will your mouth still remember the taste of my love
Will your eyes still smile from your cheeks
And darling I will still loving you till we're 70
And baby my heart could still fall as hard at 23
Mentre cantavo lui continuava a sorridere e ogni tanto si aggiungeva.
And I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious ways
Maybe just the touch of a hand
O suonando la chitarra e cantando assieme.
Oh me I all in love with you every single day
Da tre anni ormai.
And I just wanna tell you I am
So honey now take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
Quelle fottute labbra. Rosse, grosse, probabilmente morbide. E mi chiedevo perchè ci stavo pensando. Non avrei dovuto, forse. Ma anche sì.
I'm thinking out loud
Maybe we found love right where we are
Piú vicino di quanto crediamo.
Sentii il suo respiro fattosi pesante e regolare così chiusi gli occhi e mi addormentai cullato da quel respiro.

Genn

Il mattino seguente mi svegliai ma non aprii gli occhi. Rimasi lí cercando prima di tutto di capire la mia posizione. Sentivo un respiro caldo sopra la mia testa e la mia fronte era appoggiata a qualcosa che si alzava e abbassava e dedussi che fosse il petto di Alex. Mossi leggermete il braccio sinistro mezzo intorpidito schiacciato tra il mio e il suo petto. Il destro invece era sopra la sua vita e mi resi conto dopo del fatto che lo stavo stringendo. Nonostante me ne fossi accorto non mollai la presa. Valutai la situazione delle gambe: la sinistra era distesa normalmente, la destra era tra le gambe di Ale.
"Per quanto dormiranno ancora?" chiese una voce maschile.
"Non lo so ma sono troppo carini" disse invece una voce femminile.
Mi resi conto di non avere piú la coperta al Coccolino sopra, ma sinceramente il suo odore bastava. I ricordi della sera prima mi tornarono in mente e sorrisi istintivamente.
"Guardate Genn, sorride" disse ancora Enrica. Cazzo.
"Ve prego facciamogli 'na foto" disse Giò.
Sentii il click di un cellulare e delle risatine seguiti dal lamento di Alessio che si svegliava e sbadigliava. Io continuai a fingere di dormire ma a quei suoni penso che il mio sorriso si allargò. Me lo immaginai sbattere le palpebre per abituarsi alla luce, stropicciarsi gli occhi come un bimbo, sbadigliare e tentare di stiracchiarsi ma senza riuscirci essendo intrappolato. Da me.
"Uno si è svegliato finalmente!" esclamò Davide noncurante del fatto che io stessi ancora "dormendo".
"Che ore sono?" chiese Alessio con voce roca.
"Quasi le nove, abbiamo avvisato che sareste arrivati tardi alle prove perchè stavate dormendo troppo bene perchè vi svegliassimo" spiegò Giò e dal tono di voce sembrava una fangirl.
"Che deficienti" ridacchiò il mio amico. Continuai a sorridere come se avessi una paralisi facciale sentendo il suo sguardo su di me e poco dopo la sua mano sui miei capelli.
"Sorride mentre dorme" constatò.
"Tu sorridi quando lo guardi" disse Giò come se fosse la cosa piú normale del mondo. Alex ridacchiò poi sentii dei passi e capii che si erano allontanati.
"Ehi Genn" sussurrò Alessio accarezzandomi i capelli. Mi lamentai un po' per poi sbattere piú volte le palpebre per abituarmi alla luce e perchè nonostante fossi "sveglio" da un po' il mio corpo non la pensava allo stesso modo.
"Ehi" risposi con una voce che non sembrava nemmeno la mia. Ci guardammo per non so quanto, in effetti sentii pure un click ma lo ignorai per perdermi in quel marrone, ma che dico, quasi nero come l'inchiostro con cui avrei scritto mille canzoni per lui. Mi soffermai anche troppo sulle sue labbra sottili, il contrario delle mie che personalmente odiavo.
"Ehm... Dovremmo sbrigarci... C-ci aspettano" balbettò. Guardai quelle labbra muoversi e ascoltai la sua voce bellissima.
"Sì" dissi ma non mi staccai. Dovetti farlo poco dopo e assieme ci avciammo in cucina dove mi lanciai sui biscotti.
Durante le prove non c'ero con la testa, Alex continuava a richiamarmi e io lo ascoltavo solo mentre cantava.
Dopo una prova di merda due giorni prima del live tornammo nel loft.
"Ho fame" dissi entrando seguito da Alex piuttosto scocciato dalla prova di quel giorno.
"E io volevo provare ma non si puo' avere tutto dalla vita" rispose lui e se ne andó in camera.
"Che ha?" chiese Davide.
"Oggi ho provato male e penso si sia incazzato"
"In che senso hai provato male?" chiese Giò mentre infornava una pizza surgelata con tanta di quella roba sopra che probabilmente non ti entrava neanche in bocca.
"Nel senso che stonavo, mi bloccavo, mi impappinavo... Devo continuare?" dissi infilandomi il berretto.
"E questo perchè?" chiese Davide.
"Non lo so, okay? È inutile che per qualsiasi cosa mi chiediate il perchè tanto non lo so. NON LO SO" sbuffai. Loro rimasero zitti finchè non ci fu uno scambio di scuse.
"Non è che la causa è una persona?" chiese Giò.
"Magari la stessa che non ti fa dormire e poi invece ti aiuta a farlo?"
"Non lo so. Non abbiamo mai avuto questo rapporto ma con lui sto bene e non lo so" risposi mentre addentavo la pizza.
Finito di mangiare presi la pizza rimasta e la portai da Ale in camera. Era sdraiato sul letto con la faccia nel cuscino.
"Alè" lo chiamai sedendomi accanto a lui.
"Che vuoi?" rispose.
"Mangia un po' dai"
"Sei qui per dirmi di mangiare?"
"No, sono qui per dirti scusa ma sai che non sono bravo a voce"
Mi guardó negli occhi e io gli sorrisi. Si sedette sul letto e addentò un po' della pizza (in realtá la finí) per poi mettere il piatto sotto il letto.
"Gennà"
"Dimmi"
"Resti con me?"
"Sempre"
Ci sdraiammo assieme nel suo letto come la notte precedente, ma questa volta mi girai verso di lui e appoggiai la testa sul suo petto.
Mi svegliai nel bel mezzo della notte. Avevo fatto questo incubo in cui baciavo Alex, poi lui scoppiava a ridere in modo inquietante e mi diceva che ero un illuso, un errore, uno sbaglio e si allontanava.
Forse stavo respirando troppo pesantemente perchè svegliai Ale e senza tante cerimonie, constatato che era sveglio, lo trascinai in salotto.
"Cosa cazzo succede? Sei sudato e tremi, che hai fatto?"
Non risposi, rimasi lí a guardarlo e a guardare quelle labbra.
Chissá se sono come nel mio sogno
"Baciami ti prego" lo implorai. Non ci volle molto perchè mi raggiungesse e poggiasse le proprie labbra sulle mie in un bacio lento chiedendomi l'accesso che gli diedi subito. E sí, erano come nel sogno. Mi spinse sul divano e si mise a cavalcioni su di me.
Quando ci staccammo con il fiatone ci guardammo sorridendo e ci sdraiammo assieme sul divano, questa volta peró misi la testa nell'incavo del suo collo e lo strinsi a me.
Quella notte però, al contrario di lui, non presi sonno.
Illuso, errore, sbaglio erano le parole che mi rimbombavano in testa.

Oceans||GennexWhere stories live. Discover now