Capitolo 2

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Sento il campanello della porta d'ingresso.
«Arrivo!» urlo mentre quasi mi uccido correndo giù per le scale.
«Ciao» dice Sara mentre entra in casa. «Hey» rispondo io.
«Tua nonna non c'è?»
«No, è andata in casa di riposo a trovare una sua amica.»
L'ho invitata da me così potremmo organizzare il viaggio a Milano per il concerto, che sarà il 23 giugno, fra quattro giorni.
Andiamo in cucina, per usufruire del tavolo e poggiarci sopra, una cartina del Nord Italia.
Sara va a prendere due bicchieri e la limonata dal frigo. Ormai le nostre case sono diventate di proprietà l'una dell'altra, e non mi dispiace. «Allora, dammi un pennarello nero» dice mentre è intenta a osservare la mappa. Faccio come mi dice e segna il punto di partenza, Vittorio Veneto. È una città molto piccola, e raramente viene rappresentata nelle carte geografiche.
«Prima dovremmo informarci su quale mezzo è più efficace ed economico» la informo.
«Oh, giusto...beh, potremmo andarci in treno, no?» fa una paura per vedere cosa dico.
«Sì, abbiamo più di quattordici anni» mi decido a dire.
«Perfetto, ci interesseremo su...aspetta un secondo» si fa pensierosa. «Hassan ha diciotto anni, giusto?» sorride.
«S-si» rispondo insicura.
«E ha un furgoncino» continua. Annuisco.
«Ed è anche vero che ci deve un favore» la sua espressione mi preoccupa davvero, adesso.
«Non capisco dove vuoi arrivare. O forse sì. Oh no.»
«Ma dai, un bel viaggetto On the Road, non ha mai fatto male a nessuno» le parole che non volevo sentire. Non mi dispiace per il viaggio, ma per la persona che guiderà. Non c'è mai stata sintonia tra me e Hassan, come marmellata e nutella: da soli fantastici, ma insieme diventa un disastro.
«Ma ci vorrà un giorno intero. Sai, tra una fermata e l'altra, poi Milano non è vicinissima.» provo a dissuaderla dalla folle idea.
«Veramente io non ho niente in programma per le prossime due settimane, e poi tua nonna non vorrà renderti triste, proprio la settimana del tuo compleanno» controbatte con un tono da capo della mafia. Però il discorso non fa un piega. Mi odierebbe per un periodo abbastanza lungo se trovassi una scusa fasulla.
«Va bene...» mi rassegno, essendo, ormai, già in caduta libera.
«Allora domani lo chiameremo e lo incontreremo per metterci d'accordo sulle tappe» dice tutta decisa.
«D'accordo Margo» chiudo con questa frase, e scoppiamo entrambe a ridere.

****

«Ma arriva o no?» ormai siamo in centro ad aspettare Hassan da più di cinque minuti e comincio a stufarmi. Sara, invece, non sembra essere seccata.
«Sono passati solo cinque minuti!» mi dice alzando gli occhi al cielo.
Ed eccolo, finalmente. Gira l'angolo ed è impossibile confonderlo con folla, forse per la pettinatura leggermente rasata sui lati o forse perché lo conosco da una vita. Quando eravamo piccoli stavamo sempre insieme, come fratelli, ma alle medie ha conosciuto altri ragazzi e si è fatto trascinare nel gruppetto di quelli che si credono dèi scesi in terra. Da allora ho cominciato ad evitarlo e lui ha evitato me, dimenticando il bellissimo legame tra noi. Non so perchè l'ho escluso dalla mia vita di colpo.
«Ciao Sara» dice salutandola con un abbraccio.
«E...ciao...» si rivolge a me senza neppure guardarmi. Ora ricordo perchè non lo volevo più vedere. Era diventato molto egocentrico.
Rispondo al suo "saluto" con un cenno della testa.
«Allora, perchè volevi parlarmi?» e io chi sono, testa di. Ah basta. È solo uno scemo.
«Ecco, le hanno regalato dei biglietti per il concerto dei Green Day, fin qui è fantastico. Ma si terrà a Milano...perciò noi...tu» Sara non sa come dirglielo.
«Mi stai chiedendo un passaggio?» domanda lui con un mezzo sorriso. «In realtà ti sto chiedendo di partire in giornata per fare un viaggio...» fa una pausa e mi guarda, poi dice: «On the Road.» conclude, infine, secca. Lo sguardo di Hassan si fa prima confuso poi indeciso e di nuovo confuso. Si comincia a guardare la mano sinistra. Riconosco quel gesto: lo faceva da piccolo quando diceva una bugia. «Mi dispiace, ma non posso, questo sarà uno dei fine settimana più impegnativi del mese...» se la cava bene a mentire, sembra davvero dispiaciuto, ma so che non è così.
«Oh, capisco...beh, grazie lo stesso...» Sara é molto triste, e mi fa male vederla così. Hassan si scusa un'ultima volta, poi, guardandosi la mano sinistra, se ne va dicendo di dover aiutare suo padre in officina. Gli lancio un'occhiataccia pietrificante, e poi mi rivolgo a Sara: «Dai, possiamo sempre andare in treno, ci divertiremo comunque!» provo a tirarla su, ma niente da fare.
«Ma ci tenevo tanto a fare questa cosa con te, chissà quando ci potrà ricapitare di avere dei biglietti per i Green Day...» si ferma per schiarirsi la voce e non scoppiare in lacrime. Lo so.
«Forse è meglio che io vada a casa adesso, ho detto ai miei che tornavo alle 15.00»
«Va bene» e la abbraccio forte. Mi sorride e si incammina verso casa sua, così io mi dirigo verso la mia. Mi sento in colpa per quello che è appena successo. Insomma, se ci fosse stata un'altra al fianco di Sara, Hassan avrebbe acconsentito di fare il viaggio.
Però, riflettendoci meglio, se lui non mi avesse rimpiazzata qualche anno fa con dei cretini, adesso saremmo molto amici e ci avrebbe detto che ci porterebbe al concerto volentieri. Non posso sopportare il fatto che Sara debba essere triste per una colpa che è solo mia, o di Hassan, o di entrambi. In qualunque caso non lo meriterebbe. Devo sistemare le cose subito, lei lo farebbe per me. Arrivo a casa, ed entro. Mia nonna è in sala pranzo che legge.
«Com'è andata?» mi chiede.
«Bene, metteremo appunto la situazione domani» non posso dirle la verità, si preoccuperebbe troppo. Lei sa tutto sul viaggio, apparte il fatto che Hassan ha rifiutato l'offerta.
«Va bene, tesoro» mi sorride e rimette gli occhi sul suo libro. Io vado in camera e mi ci chiudo, così comincio il mio piano.
Accendo il pc e cerco il blog di Hassan, essendo abbastanza "popolare", deve per forza averne uno. Trovo 17 Hassan, e, ovviamente, lui e il primo.
Clicco sul suo profilo e mi appaiono tutte le informazioni necessarie per poterlo contattare. Con una penna scrivo su un foglietto di carta il suo numero, e anche i luoghi che frequenta, non si sa mai, potrebbe anche non rispondermi.
Quando finisco, metto via il pc e mi distendo sul letto, chiudendo gli occhi per un po. Penso e ripenso ai fatti accaduti, e mi vengono in mente tutti i bei momenti della mia infanzia passati con lui, e a quanto mi abbia fatta soffrire. In poco tempo la tristezza si trasforma in rabbia ed infine in stanchezza. Sono stanca di ricordare tutta quella merda. Sono stanca di rivivere tutto. E soprattutto sono stanca di vivere con i rimorsi, che mi stanno uccidendo dall'interno.
Dopo queste riflessioni, il sonno s'impossessa di me, e in pochissimo tempo mi addormento.

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☆D'ora in poi pubblicherò solo di sabato, per un periodo, perché sono impegnata con la scuola :(
Ps. Scusate gli eventuali errori grammaticali.☆

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⏰ Last updated: Jan 30, 2016 ⏰

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