<< Non potevamo saperlo. >> si giustifica uno.

<< Dovete controllare, buoni a nulla! Ormai sono settimane che è là, sarà già bella che andata. >> sbraita il giovane, andando dall'altra parte dei corridoi, proprio da dove ero arrivata io; ne approfitto per tornare alle scale e salirle.

Salgo così in fretta e presa dall'ansia di essere scoperta che il mio piede manca un gradino, provocandone una mia goffa caduta.

<< No! >> mi sfugge e mi tappo subito la bocca, guardando verso il piano di sotto dove c'erano quei tizi.

Nulla, non mi hanno sentita.

Grandioso! Via, via, via, via.

Arrivo finalmente in cima e riconosco l'arrugginito cancello, vedo il marchingegno con cui è stato aperto al mio arrivo, decidendo di usarlo.

Cautamente controllo che non ci sia nessuno e fortunatamente non c'è l'uomo che era a guardia lì, giocando a mio favore.

Davanti ho una sorta di vecchia leva ed inizio a girarla in senso antiorario ma c'è un problema: è troppo pesante per me.

<< Forza! >> ritento, usando tutta la forza che ho in corpo << Dai! Dai! >> cerco di farmi coraggio mentre disperata ritento.

Finalmente riesco ad alzare di pochi centimetri il pesantissimo cancello, i miei occhi alla vista quasi piangono di gioia.

<< Serve una mano? >> domanda qualcuno dietro di me.

Mollo la presa, provocando un forte tonfo e mi volto di scatto.

Merda... Come ha fatto??

Il ragazzo logorroico da quanto era dietro di me? 

E' appoggiato con non chalance al muro e mi fissa con divertimento.

Cos'ha da guardare?


Ricordo all'improvviso di essere nuda e cerco rifugio nel buio, avvampando.


<< Io penso che per una povera e gracile fanciulla come te possa essere troppo pesante. >> si scompone dalla sua posizione per avvicinarsi a me con quel sorrisetto strafottente, i miei piedi vorrebbero oltrepassare il muro dietro di me. 

Il ragazzo si sfila la scura giacca che portava, lanciandomela addosso e colpendo il mio viso.

Mi affretto ad indossarla, trovandola meravigliosamente lunga fino alle mie cosce.


<< Posso? >> si ferma però davanti al marchingegno, lo guardo confusa e osservo la sua mano posta sulla leva.

<< Ma fai sul serio? >> chiedo incredula; fino a poco fa bruciavo tra le fiamme e ora mi lasciano libera? Tutto qui?

<< Mai stato più serio. >> risponde tranquillamente, girando senza alcuno sforzo fisico la manovella.

<< Scherzi? >> insisto, guardando il suo atto di carità

<< Ti sembro il tipo? >> sì.

<< No. >> come per barzelletta mi incammino davvero verso l'uscita di questo posto inquietante.

Arrivo fuori e respiro a gran polmoni aria pulita e non più zolfo, mi guardo dietro le spalle ma nessuno mi ha seguita.

<< E' stato facile. >> dico tra me e me, ancora stranita.

Miro al bosco e sorrido, dirigendomi verso esso con un sorriso in volto che credo di non aver mai avuto, pensando a Reiyel e forse lui c'entra con questa mia improvvisa liberazione.

Beh d'altronde lui è l'angelo della Liberazione, no?

<< Ma dove credi di andare? >> ah ecco.. sembrava tutto troppo bello.

Mi volto e indico con l'indice verso l'alto, facendo un sorriso innocente.

Il tizio mi si avvicina con le braccia incrociate al petto e scuotendo la testa a destra e sinistra, ridacchiando dice << Mica ho detto che sei libera di andare dove vuoi. >> posa una mano sulla mia spalla, che tolgo subito con una scrollata cosa che sembra non gradirgli affatto, al contrario di me.

<< Come ti dissi: Tu sei nostra ma in modo particolare. >> continua a blaterare e noto che alle sue spalle sopraggiungono due uomini: lo psicopatico urlatore e quello con cui si può parlare, per modo di dire.

<< Portatela dentro. >> ordina il ragazzo, non staccando gli occhi da me e non cancellando il suo sorriso compiaciuto << Il Signore ne sarà felice. >> detto ciò i due non ci mettono molto a riprendere le maniere brute e riafferrarmi per le braccia, portandomi verso il cupo castello nero.

Mi giro verso l'uomo con cui ero riuscita a scambiare due chiacchiere << Hey! >> quest'ultimo si gira e mi guarda con la sua solita faccia schifata << Ho le gambe. >> dondolo i piedi sollevati da terra per farglieli notare, assumendo unn'espressione infastidita.

Incredibilmente lo psicopatico si mette a ridere e mi volto verso di lui meravigliata dalla sua reazione.

<< Marbas! >> lo riprende però il ragazzo dietro di noi, ammutilendolo.

<< Non capisco, voi siete grandi e forti ma vi sottomettete a quello? >> chiedo spudoratamente, ormai sono all'inferno e da quel che ho compreso la parola "gentilezza" è bandita.

<< Quello? >> chiede il ragazzo, sentendosi preso in causa.

Lo ignoro e guardo verso lo psicopatico << Marbas è il tuo nome? >> annuisce leggermente col capo per non farsi vedere.

<< Ragazzina. >> si affianca a Marbas il giovane << Chiudi quella bocca. >> basta, non spreco più fiato!

Arriviamo alle porte del castello, completamente grige e buie di colori con alcuni rilievi a forma di rombo sulla superficie e altre figure rappresentanti sigilli o cose simili.

Al centro di queste vi sono due grandi maniglie nere che vengono strette da delle mani di due guardie.

<< Aprite. >> comanda, nuovamente, il Logorroico.

Le porte vengono aperte con la stessa facilità con cui si apre un cassetto, ma dalla loro massa suppongo che in realtà siano molto pesanti.

<< Oh mio D- >> sono estasiata dall'interno e mai dico mai mi sarei aspettata che all'Inferno si potesse trovare una simile dimora.

Tutto è di pura classe, a partire dall'enorme tappeto rosso che si trova all'inizio di una grande scalinata, il lampadario immobile sopra le nostre teste risplende di luccicanti diamanti.

Tutto è abbellito con vasi ripieni di rigogliose piante grasse e quadri appesi alle alte pareti bordeaux, rappresentanti alcuni fatti storici.

Torno a fissare la grande scala di marmo nero e l'inifnito tappeto, alzo lo sguardo fino in cima dove si presenta una grande vetrata che riempe il muro, ma prima di essa un'elegante donna vestita con un lungo vestito rosso, ci accoglie con un maligno sorriso.

<< Benvenuta. >> .

Scappata dall'Inferno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora