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Quando Alessio, il primo giorno di secondo liceo, si era ritrovato Gennaro tra i ragazzi di prima ancora disorientati tra le mura di quella scuola gli era mancato il fiato. Erano due anni che non lo vedeva, due anni che non sentiva la sua voce. Davide, al fianco del moro, quando notò la figura del biondo nel corridoio dinanzi a loro quasi rimase incredulo. Anche lui infatti non lo vedeva da due anni.
Il biondo, due anni prima, era come sparito dalle loro vite. Se prima non passava giorno senza che i tre si parlassero o meglio, senza che Alex e Genn non si vedessero, era come se la loro routine si fosse spezzata. Invece, da un giorno all'altro, era stato proprio il biondo a sparire. Il perché né il moro né il riccio lo sapevano.
Gennaro, quel giorno, era bellissimo nella sua felpa nera e i suoi jeans dello stesso colore con lo strappo alle ginocchia. Il ciuffo gli era cresciuto ed ora gli copriva una buona parte della fronte, gli occhi sempre dello stesso azzurro, così profondo e intenso. Se non era per Davide che lo richiamava dal suo stato di trans, seriamente poteva iniziare a piangere dalla nostalgia. Gli mancava accarezzargli i capelli, sentirlo ridere, guardare quegli occhi e sopratutto gli mancava abbracciarlo come stava facendo quel ragazzo in quel momento. E cavolo, solo dopo averlo visto meglio si era accorto che quel ragazzo era proprio Giovanni Sada!
"Alè, dobbiamo andare prima che inglese ci uccide!" e così corse verso la classe non ascoltando nulla della lezione. Le settimane passavano e, dopo quasi due mesi dopo quel giorno, la situazione rimaneva sempre uguale. I due non si parlavano, solo il moro ogni tanto si incantava nel vedere i suoi gesti quando camminava nel suo corridoio, e credeva che il biondo non sapeva nemmeno della sua presenza in quella scuola. Ma ci ripensò su quando "Ciao Shorty" sentì dire da quella voce che tanto gli mancava. Davide, infatti, stava proprio al suo fianco ed era impossibile guardare il riccio senza guardare lui! "Ciao Genn" rispose Alessio contemporaneamente a Davide, ma Gennaro già si stava dirigendo verso la sua classe. Aveva fatto come se non esistesse. Corse in bagno, si accese una sigaretta e pianse. Gli mancava troppo.
Qualche giorno prima delle vacanze di Natale si era trovato nello stesso corridoio con Luca, un altro amico di Gennaro e vecchio amico suo.
"Alè, ma quindi vieni qui a scuola! Come stai?"
"Tutto bene, tu come ti trovi qui?"
"Tutto bene. Mi sto trovando bene, poi sono in classe con un mio caro amico quindi perfetto. Mi spiace solo che Genn e Giò si sono iscritti all'altro indirizzo, peccato."
"Ma tu ti senti ancora con quei due?"
"Si, sabato sera siamo usciti. Tu che fine hai fatto? Ci manchi nella comitiva."
E quanto gli sarebbe piaciuto dirgli che ora come ora non sopportava più nessuno di loro, tranne Genn ovviamente.
"Vabbuò Alè, ci vediamo in giro. Devo correre in classe! Ciao!" e scappa via prima che possa fargli un'altra domanda.
Gennaro era come l'aria per Alessio, qualsiasi cosa gli diceva per lui era un tesoro da custodire. Ricorda ancora quando, un giorno a mare, gli raccontò il motivo, il vero motivo, di un gesto da lui compiuto. O quando, sempre a mare, gli raccontò di come si sentiva dopo la morte della nonna e subito lo strinse in un abbraccio cercando di soffocare le lacrime che bagnavano la sua spalla nuda.
Ora, a fine Gennaio, Alessio sta camminando per i corridoi della scuola da solo, arrabbiato come sempre e in cerca solo di un distributore ancora con del cibo che gli faccia mangiare una barretta di cioccolata. Decide di andare al piano superiore, sicuramente vuoto siccome lo popola solo qualche classe, così da poter mangiare e andarsi a fumare una sigaretta. Per sua fortuna questa dannata barretta riesce a prenderla e, dopo aver mangiato seduto sulle scale, si alza per dirigersi verso una delle uscite. Si appoggia al muro, accende la sigaretta ed inizia ad ispirare il fumo. Chiude gli occhi e sospira, la testa gli fa male per tutta la rabbia che prova da inizio mattina. Potrebbe prendere a pugni chiunque gli parli. Dopo qualche minuto di assoluto silenzio sente la porta alle sue spalle aprirsi. Nemmeno si gira per vedere chi è, vuole solo fumare la sua sigaretta.
"Hai da accendere?" apre gli occhi di colpo, gli manca di nuovo il fiato.
"S-si" sussurra balbettando. Si gira verso la sua voce e cazzo, è bellissimo. Un cappellino nero gli copre i capelli mentre una felpa grigia, fin troppo grande per il suo corpo esile, lo protegge dal freddo.
Gli passa l'accendino, le loro dita si sfiorano e okay, dovrebbe seriamente smetterla se non vuole rimanere senza ossigeno nei polmoni. Accende la sigaretta e gli ripassa l'accendino, il fumo che si sparge intorno a loro.
Alessio è tentato di andarsene, ma sinceramente non vuole ritornare in quella classe di idioti in cui è capitato.
"Che mi dici?" gli chiede Genn e vorrebbe prenderlo a pugni. Cerca di trattenersi perché davvero, non vuole fare una scenata, ma la rabbia di ora si aggiunge a quella di poco fa e non resiste.
"Che mi dici? Ma sei serio? Sparisci per due anni ed ora la prima cosa che ti viene in mente è dirmi "che mi dici"? Ma stai scherzando?" prende fiato un attimo e prima che il biondo possa rispondere "manco delle scuse, cazzo! Prima vai in giro a dire che siamo migliori amici e poi cazzo mi sparisci a fare sto stronzo di merda! Sai come ci si sente quando la persona a cui tieni di più sparisce dalla tua vita senza nemmeno un biglietto d'addio o un motivo? Lo sai? No, credo proprio di no!"
Il viso rosso dalla rabbia e dalle parole urlate lo rendono quasi pauroso.
"Sei rimasto sempre il solito ananas, Alè." dice solo l'altro spegnendo la sigaretta contro il muro. Okay, Alessio ora è davvero arrabbiato. In un attacco di rabbia gli prende i polsi e lo sbatte contro al muro, il viso a pochi centimetri dal suo.
"Perché te ne sei andato?" gli sussurra.
"Lele mi ha detto una cosa. Non volevo crederle, poi mi va fatto leggere un post su facebook. Ti ricorda niente 'Alex Thebug'?"
E sta volta la rabbia diventò paura. Ricorda quel profilo facebook, lo ricorda fin troppo bene. Aveva bloccato Genn, Giò, Davide, tutti gli altri che conosceva. A quanto pare non era servito a niente. Quel profilo era come un diario, ogni giorno scriveva qualsiasi cosa gli girava per la testa, qualsiasi cosa accadeva nell'arco della giornata. E, in quel profilo, scriveva quello che provava per Genn. Le prime volte era confuso "sono per caso gay?" si chiedeva spesso, poi si eccitava a vedere qualche video di ragazzine e tirava un sospiro di sollievo. Da quella domanda era passato a "perché mi manca il fiato? Perché perdo un battito alla vista di Genn?" e, dopo l'ultima domanda, dopo quel "perché vorrei essere al posto della sua ragazza e assaggiare le sue labbra?" capì di essere fottuto. Tutte queste frasi naturalmente le scriveva lì e credeva che erano al sicuro, ma a quanto pare.
Si stacca dal suo corpo, si sente in colpa.
"È colpa mia quindi? È tutta colpa mia!" urla a se stesso frustrato. Gennaro si avvicina, cercando di fermare il suo incolparsi. "Alex, stai zitto per un minuto, cazzo!" e Alessio si zittisce. Si appoggia al muro, in silenzio. Sente Gennaro al suo fianco, e sospira ancora.
"Non è colpa tua." inizia il biondo. "È colpa mia. E ti capisco se mi odi. Però devo farti una domanda, Alè, una domanda molto importante. Quando scrivevi quelle cose, quando scrivevi di credere di amarmi, tutto quello era vero?" sente la sua voce incrinarsi, quasi rotta da... lacrime?
Si volta per guardarlo e vorrebbe abbracciarlo, stringerlo forte. E inizia a piangere anche lui.
"Si, Gennà, si cazzo. E ti amo ancora, è questo il punto. E potrò farti schifo, ma non me ne frega un cazzo. Mi fa male guardarti per i corridoi e vedere il modo in cui mi ignori, sentire la tua voce quando saluti Davide e piangere di nascosto perché non mi rivolgi la parola, vedere il modo in cui stai azzeccato a Giò e pensare che fino a due anni fa tutte quelle attenzioni erano per me. Fa male da far schifo, ma non puoi capire."
"Posso invece." risponde subito il biondo appena finisce di parlare. "Posso eccome. Se sono sparito è per colpa di tutto questo." sussurra quasi. "Se sono sparito è perché prima di Lele, prima di quei dannati post, io ho capito tutto. E la cosa buffa è che io provavo lo stesso, ma ero troppo impaurito dalle opinioni altrui per ammetterlo. E me ne pento. Quindi, perché non sparire? Alla fine non è servito ad un cazzo siccome ti ho ancora in testa, e ti ho ancora nel cuore".
Alessio rimane a bocca aperta, le lacrime a bagnare le guance. Veramente aveva detto quelle parole?
"Ti amo Alè." e si, Alessio sta per rischiare un infarto per via del suo cuore che batte troppo veloce. E ride tra le lacrime.
"Mi piace come modo per scusarsi." ride ancora e, notando lo sguardo quasi insicuro di Gennaro gli sussurra nell'orecchio "Anche io Genn, e tanto." e lo sente e vede rilassarsi.
"Gennà, ma se ti bacio mica scappi più?"
"E chi ti lascia più ora!"

Scusate per lo schifo, ma sono depressa ugh. Questa storia infatti rappresenta la situazione (fino al punto dove Alex esce per fumare e incontra Genn) tra me e la mia vecchia migliore amica. Il resto, partendo dal fatto che chiede l'accendino ecc è tutto frutto della mia speranzosa immaginazione.
Si, sono una piccola ragazzina innamorata della sua vecchia migliore amica.
Genn è più piccolo di Alex siccome lei è più piccola di me e siccome anche lei ha gli occhi azzurri e capelli biondi, mentre io sono il contrario come Alex.
Okay, vi lascio, grazie per essere arrivati fin qui e alla prossima!
-S

Feels like loveWhere stories live. Discover now