Capitolo 1

13 0 0
                                    

«Tanti auguri Lara!» esclamano i miei genitori entrando in camera mia con una torta.
Io sorrido, sono felice.
Poi mettono sette candeline lungo il bordo di essa, vicino alle rose di zucchero e le accendono.
«Esprimi un desiderio, tesoro» dice mia madre abbracciandomi da dietro. Io chiudo gli occhi, e aggrotto le sopracciglia per concentrarmi. Poi d'un fiato, le spengo tutte al primo colpo.
Sento applausi e li vedo sorridere. Mi sento davvero bene. Gli ho fatti essere fieri di me.
Mio padre mette il cavalletto della videocamera di fronte al letto e scatta una foto prima a me da sola, poi ci si aggiunge anche lui con mia madre e un'altra foto si scatta.
Lei esce dalla stanza e dopo un attimo rientra con un pacco regalo avvolto da carta rosa e un fiocco blu.
«È il momento del regalo!» mi dice con una voce davvero entusiasmata.
Io sospiro dalla sorpresa e prendo in mano il pacco. È piccolo e davvero grazioso.
Lo apro lentamente e trovo un ciondolo ovale attaccato ad una catenella formata da tanti anellini. Due mani più grandi si avvicinano e spingono un pulsantino, che fa aprire il ciondolo in due parti.
In una ci sono due figure giovani:
Un uomo con capelli castani e occhi marrone nocciola, e una donna con dei capelli biondo chiarissimo a boccoli e gli occhi di un verde smeraldo intenso.
Poi, dall'altra parte, ci sono le stesse figure, un po' invecchiate, con in braccio una bambina piccola dagli occhi blu e i capelli dal biondo al ramato. Riconosco i miei genitori, e me, quando avevo due anni.
«È perché tu possa portare ovunque, il ricordo di noi» dice mio padre con una voce molto blanda.
Io allargo la bocca in un sorriso, scoprendo i dentini bianchi e abbraccio forte mamma e papà, gridando: «Grazie! È bellissimo» con una s un po' strana data la mancanza di qualche dente da latte. I miei ridono e mi dicono che mi vogliono bene, sciogliendosi dal mio abbraccio stritolatore.
Ad un tratto si spengono le luci. Non vedo più niente. Sono in piedi sul mio letto, confusa, e allo stesso tempo spaventata dal buio che mi circonda.
Due occhi verde smeraldo mi guardano. Sono le uniche cose che riesco a vedere e mi ricordano la mamma, perciò mi avvicino.Quando li sto per toccare scompaiono, così come il mio letto. Cerco di trovare un punto di appoggio, ma invano.
Poi sento una voce, leggera, che al contatto con le mie orecchie sembra velluto che mi accarezza la pelle.
«Lara, Lara» è un richiamo davvero delicato che mi attira. Istintivamente dico: «Mamma, dove sei?»
«Sono qui, Lara» risponde la voce.
«Non ti vedo, ho paura» e inizio a piangere.
Sento una mano sulla mia spalla, che però arriva al collo e lo stringe forte. Troppo.
«È colpa tua!
È colpa tua!» dice la stessa voce di prima con una rabbia talmente percettibile da poter essere vista.
La mano stringe sempre più forte fino a bloccare ogni mia mossa per liberarmi e riuscire a respirare.
Quando il bisogno dell'aria si fa insopportabile, sento un dolore al petto e la pressione all'interno aumenta, facendomi perdere i sensi.

Caccio un forte urlo e mi siedo sul letto di scatto.
A quel punto la porta della mia stanza si apre e vedo mia nonna con un'espressione allarmata.
Quando mi vede si siede vicino a me, mi asciuga il sudore dalla fronte e mi abbraccia forte.
In poco tempo, le lacrime sgorgano dai miei occhi, bagnandomi le guance.
Anche se ormai sono al sicuro, mi ci vorrà un bel po' per togliermi dalla mente quell'incubo.
Ringrazio mentalmente mia nonna per esserci, lei sa che in questi momenti devo solo sfogarmi, perciò non parla, e nella stanza risuonano a ritmi regolari, solamente i miei singhiozzi.
Dopo qualche minuto mi riprendo, tiro su col naso e mi sciolgo dall'abbraccio di nonna.
«Oh bambina mia, un altro brutto sogno?» mi chiede.
Annuisco semplicemente, incapace di dire una sola parola ricordando le scene che si erano materializzate nella mia mente alcuni attimi prima.
«Vieni a mangiare qualcosa e ti sentirai meglio, su» mi alzo e andiamo in cucina.
Mi ritrovo di fronte ad una tavola perfettamente apparecchiata con due brioches al cioccolato e due tazze di the, che a giudicare dall'odore, è ai frutti di bosco.
Ci sediamo in silenzio e iniziamo a mangiare.
Mentre addento la brioche, il dolce sapore del cioccolato fa andare in tilt le mie papille gustative, e intanto, il mio sguardo è perso nel guardare il sole che, dalla finestra, illumina la stanza, donandole un'atmosfera pacifica.
Il brutto sogno sta quasi diventando solo un ricordo, perciò smetto di pensarci e mi concentro su altro.
Appena finisco la brioche prendo la tazza di the e guardando il fumo che si espande nell'aria incrocio gli occhi blu, come i miei, di nonna.
«Cosa c'è?» domando un po' confusa.
«Proprio non ti viene in mente?» risponde con un mezzo sorriso.
Rifletto un po', ma non riesco a capire di cosa sta parlando. Vedendo che sono in cerca di una risposta, tissisce per attirarmi l'attenzione, e quando alzo lo sguardo mi dice: «È il tuo compleanno!» quasi in un sussurro incredulo.
A quel punto mi giro verso il calendario appeso alla parete e lo guardo per provare a orientarmi.
18 giugno c'è scritto.
È davvero il mio compleanno, ma non mi sorprende che lo abbia dimenticato nonostante il brutto sogno. D'estate perdo completamente la cognizione del tempo, perciò non sapevo che giorno fosse.
Sto davvero compiendo sedici anni. Ma è fantastico(?).
Mi rigiro verso mia nonna con una faccia paralizzata che la fa ridere.
«Tieni» riesce a dire tra le risate mentre mi allunga una busta.
Ancora in stato di shock, la apro e quasi svengo quando dentro ci trovo due biglietti per il concerto dei Greed Day.
Guardo mia nonna con degli occhi che farebbero invidia a delle palle da tennis e poi parla: «Potrai andarci con Sara, piacciono anche a lei, mi pare»
«TI ADOROOOOOO»
E corro in braccio a mia nonna, che mi posa un bacio sulla fronte.
«Posso andare da Sara a dirglielo? Ti pregooo» e uso l'espressione da cagnolino bastonato.
«E va bene! Ma non in quelle condizioni» dice alzando l'indice.
Così corro a farmi una doccia. Ogni volta che faccio le cose di fretta mi sembra che passi un'eternità.
Esco dal caldo getto d'acqua e mi asciugo i capelli. Alla velocità della luce indosso i vestiti e mi trucco, ma poco, giusto per alleviare gli evidenti segni di una che si è appena svegliata.
Scendo le scale, prendo i biglietti e vado a salutare mia nonna, dopodichè esco di casa.
Salgo sulla bici e sento che, ormai, il sole diventa cocente.
Parto, più veloce che posso e in quattro minuti arrivo a casa sua.
Quando arrivo trovo un messaggio da lei sul telefono: Buon Compleanno! Dice.
Me lo ha scritto a mezzanotte in punto. Rido al pensiero di lei che resta sveglia fino a tardi, perchè non è solita andare a letto a quelle ore.
Decido di chiamarla, giusto per non coglierla troppo di sorpresa.
Al secondo squillo e mezzo risponde:
«Pronto» ha una voce assonnata.
«Ti ricordi quella volta quando hai detto che se c'era un' emergenza potevo venire da te?»
«Sì, ma...siamo in vacanza ed è presto, sai...»
Non la lascio finire: «Ok, vieni ad aprirmi»
«Spero per te che sia importante» mi dice un po'seccata, ma tanto sono sicura che poi non la penserà più così.
Dopo alcuni minuti ecco che apre la porta d'ingresso.
Ha una faccia che dice allora? Qual è quest'emergenza?
«Allora? Qual è questa grande emergenza?» ho indovinato.
Faccio una risata e le piazzo proprio davanti al naso i biglietti per il concerto.
«Hai fatto bene a svegliarmi.» poi si gira, chiude la porta e ritorna a guardare me.
Lancia un urlo che indurrebe chiunque a controllare di avere ancora i timpani.
«Oh merda, non ci credo! Ma come hai fatto?» mi chiede alzando troppo la voce.
«Un regalo di compleanno di mia nonna»
«Ma è incredibile!»
E ridiamo insieme. Lei sa benissimo che non mi aspetto un regalo per il mio compleanno, ma, sicuramente, avrà fatto il contrario. Va a prepararsi e lascia un biglietto scritto per i suoi, nel quale dice di mangiare fuori per pranzo.
Prendiamo e bici e andiamo verso il centro, dove c'è la pista ciclabile.
Quando arriviamo all'inizio di essa, ci fermiamo e lei mette sul suo cellulare la canzone Let Yourself go dei Green Day, e poi lo posa nel cesto della bici. Partiamo a tutta velocità, lasciandoci andare, come dice la canzone. Sento che questa è la mia vita, questo è ciò che sono.
Soprattutto se con me ho quella che ha fatto la parte della sorella nella mia vita. E io l'ho fatta per lei. Ci siamo rialzate a vicenda, e se per caso cadiamo entrambe aspettiamo. Aspettiamo, ma lo facciamo insieme.

~~~~~~~~~~

Ci tengo a dire che mi inventerò una tappa del tour dei Green Day.
E i capitoli saranno corti perchè non voglio allungare troppi in cose inutili.☆

Make a WishWhere stories live. Discover now