4-Sentirsi diversi

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Impugnò il pomello e con un rapido movimento del polso aprì la porticina.

Si chiese prima ancora di entrarci che cosa potesse esserci là dentro. Era a conoscenza di molti luoghi comuni sulle stanze segrete e la maggior parte riguardavano tesori o omicidi, ma quando spalancò la porta non vide altro che l'inizio di  corridoio, era troppo buio per scorgere altro.

Avanzò lentamente, stando bene attenta a non rimanere chiusa lì dentro e cercò un'interruttore della luce, sfiorando il muro con il palmo della mano destra.
A terra non c'erano altro che scatole di cartone vecchie e mangiucchiate nei lati.

Non era una brutta notizia in fondo.
Se dei topi avevano raggiunto quel posto e lei al momento non ne vide nessuno, voleva dire che c'era altro spazio, magari una soffitta. Il tetto in effetti aveva una forma triangolare ma stranamente nessuna finestra.

Emily prese il cellulare dalla tasca e azionò la torcia. Un'ondata di luce illuminò un'altra porta, in fondo al corridoio segreto lungo poco più di cinque metri , questa però era più grande e sembrava persino più antica del resto della casa. Era stata costruita in legno, come tutto lì dentro ma presentava delle grandi macchie di muffa sparse qua e là che coprivano quasi completamente le venature naturali.
Evitò accuratamente di strofinarci sopra i vestiti e aprì anche la seconda porta.

Si era sbagliata in pieno e se ne accorse quando vide , facendovi luce, un modesto numero di scale in ferro battuto che dal punto in cui si trovava lei , scendevano fino ad un'ampia cantina.
Si sporse reggendosi al muro con una mano, con l'altra invece diresse l'iPhone verso il basso.
Emy storse le labbra in un'espressione contrariata , non faceva una luce abbastanza potente per rischiarare tutto l'ambiente , quindi era costretta a scendere.

Le scale cigolarono rumorosamente sotto il suo peso, non erano state usate da almeno vent'anni e questo non la tranquillizzò affatto. Se si fossero rotte non aveva la più all'idea idea di dove sarebbe atterrata, magari su un mucchio di coperte o nel caso peggiore su qualcosa di duro e spigoloso.

Sceso il pen'ultimo gradino qualcosa di freddo che penzolava dal soffitto le sferzò il viso, facendole perdere l'equilibrio per lo spavento.
Cadde indietro , sporcandosi di polvere e escrementi di ratto i Levi's e il giubbotto. Erano i suoi jeans preferiti quelli , e ora avrebbe dovuto buttarli nel cassonetto dell'immondizia. Riusciva a sentire quello schifo anche tra i capelli.

Borbottò una bestemmia sottovoce e nel mentre portò istintivamente la luce su ciò che l'aveva attaccata.
Una catenella.

-Finalmente
La tirò.

L'aria aveva un'odore malsano , puzzava di animali decomposti e legna bagnata, lo spazio invece era per la maggior parte vuoto. Da subito vide una grande cassettiera a cui mancava uno scomparto proprio in mezzo.
Era scura ,di forma quadrata e le arrivava al petto.

Decise che avrebbe dato un'occhiata, tanto ormai aveva fatto danni, non avrebbe avuto senso tornarsene subito indietro con la coda fra le gambe.

Il primo cassetto era sgombro, se non per un vecchio calzino spaiato , a righe blu e rosse. Emanava un tanfo troppo forte per quanto fosse piccolo.Un bel bottino insomma.
Prima di continuare fece scivolare la mano nello zainetto ed estrasse un vecchio elastico allargato con cui si fece uno chignon a casaccio, una ciocca era unta. Ormai puzzava come quel posto.

L'ultimo scomparto fu più difficile da aprire, si chinò sulle ginocchia e tirò forte negli angoli ma c'era una risma di fogli incastrata. Mentre cercava di sfilarla riuscì a leggere il titolo del giornaletto , PLAYBOY.
Immediatamente quel calzino assunse un significato preciso.

Emy scoprì in fretta che quel posto era pieno dello stesso tipo di riviste, tutte datate partendo dagli anni settanta alla fine del decennio successivo. Non le sembrò che mancasse un singolo numero a quella collezione.

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