Capitolo 26

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"La prossima volta, nascondimi sotto il letto per favore!! Almeno lì è sicuro che non ci va a guardare!"
"Uff, non ci entri lì sotto Gian."
"Ti rendi conto che mi sono dovuto infilare dentro una vasca da bagno, tirando la tendina il più possibile per non farmi vedere, e assistere alla pisciata del mio migliore amico?
Ma poi, da quanto non andava in bagno? Sembrava avesse aperto il rubinetto per non richiuderlo più."

Emma fa una smorfia. Mi sta curando la mano da alcuni minuti, ha disinfettato i piccoli graffi sulle nocche e mi ha fasciato la mano con una benda bianca.
E pensare che le ferite mi si erano richiuse, ste povere mani non hanno tregua.
"Spero non ci sia una seconda volta come questa.. E in caso ci dovesse essere, dritto dentro l'armadio.
Non potrà mai chiedermi 'Ah Emma, potresti prestarmi un top?'."
"Da lui c'è d'aspettarsi di tutto, ricordalo."
Ed è proprio vero, Ignazio è una continua sorpresa, non smetti mai di conoscerlo.

"Ecco, finito!"
Mi guardo la mano, adesso va meglio, credo faccia meno male.
Rimaniamo in silenzio per minuti.
La sua risata interrompe il silenzio fra di noi.
"Che c'è?" le chiedo, alzando un sopracciglio. Non risponde e continua a ridere, senza freno.
"Emma?" dico con tono minaccioso "a che stai pensando?"
"Ah nulla, a nulla!"
"Non ci credo, parla!"
"Mmh no."
Mi alzo di scatto dal letto, lei fa lo stesso.
"Non provocarmi, Emma."
"Ma non lo sto facendo!"
Continua a ridere come una pazza, cosa sta immaginando? Di appendermi fuori dalla finestra la prossima volta che Ignazio bussa alla porta?
La prendo per i fianchi e comincio a farle il solletico.

[...]

20 Gennaio, Roma.
Siamo più o meno a metà del nostro tour in Italia.
Ancona, Padova, Livorno e Firenze sono state delle tappe fantastiche.
Tutto sold out, incredibile.

Emma è con noi da metà mese, Torpedine è entusiasta di lei, svolge benissimo il suo lavoro, e ce ne vuole per tenere a bada gente pazza come noi tre.
Non aveva mai girato l'italia, questa è la prima volta in tutto per lei, è fantastico portarla in giro per le città tutte le volte che ci è possibile e vedere i suoi occhi colmi di felicità, è così affascinata, interessata a tutto quello che vede. È un piacere farle da guida turistica.

Oggi saremo al Palalottomatica, sono le sei del pomeriggio e ormai manca pochissimo allo spettacolo.
Proviamo senza sosta da stamattina, stasera dopo lo show parteciperemo a una piccola festa in uno dei pub più in di Roma, non vedo l'ora, anche se quello più entusiasta di tutti sembra Ignazio, adora le feste.
Io non sempre, ma questa volta mi va davvero di passare una serata diversa, anche se penso che alzarci domani mattina sarà un'impresa titanica.

Rientro in camerino per posare microfono e auricolari, ho bisogno di una sosta.
Ignazio e Piero sono ancora sul palco, provano i loro duetti, li sento cantare.
Ho bisogno di sciacquarmi la faccia, credo che andrò in bagno.
Esco dal camerino, percorrendo il corridoio sento qualcuno alzare la voce.
Corrugo la fronte, mi guardo in torno.
La voce proviene da uno dei camerini, mi avvicino ed è proprio quello di Emma.
Mi apposto silenziosamente dietro la porta, per ascoltare.
"..no Marco! Ti prego, finiscila. È il mio lavoro."
Di nuovo lui?
"..volevo spiegarti, ma non ho avuto tempo."
Che razza di conversazione è mai questa? Adesso entro e ..
"Falla finita. Vaffanculo."
La vedo gettare il telefono sul tavolo, la porta è socchiusa.
Porta le mani al viso, sospira pesantemente.
Mi conviene sparire prima che possa scoprirmi. Io non dovrei essere nemmeno qui.

[...]

"Ciao Roma!! Grazie!!"
Io, Ignazio e Piero saliamo un gradino, prendiamo una piccola rincorsa e all'ultimo colpo di batteria saltiamo giù all'unisono. Le luci si spengono, le urla infestano il Palalottomatica.
Corriamo nei camerini e ci abbracciamo forte, come sempre.

"Ottimo lavoro ragazzi!"
Torpedine si avvicina a noi per congratularsi. Gli dò una pacca sulla spalla, lui mi sorride.
"Congratulazioni."
Emma spunta dietro torpedine.
Si nasconde fra le spalle, i suoi occhi sono distratti, assenti, freddi.
È proprio giù di morale.
"Grazie piccirí, tutto bene?"
Ignazio le sorride teneramente, sperando in una sua reazione altrettanto positiva.
"Sisì." Risponde, abbozzando un sorriso forzato.
Piero le si avvicina e l'abbraccia, la stringe forte tra le braccia. Anche qui, la stessa reazione, lei lo stringe debolmente.
"Ragazzi!" La voce tuonante di Torpedine ci distrae "andatevi a cambiare, dobbiamo andare!"

La festa é stata organizzata in un palazzo importantissimo di Roma.
Siamo sulla terrazza, che regala una vista spettacolare.
Roma di notte è da mozzare il fiato.
Un piccolo buffet accompagna le chiacchiere dei partecipanti.
Il piano bar è il più frequentato, ovviamente.
Piero non ha bevuto nemmeno mezzo bicchiere, è fresco come una rosa.
Ignazio ha bevuto qualcosina con me, così giusto per tenere compagnia al gruppo.
È presente un sacco di gente importante, tra cui Torpedine e tutti i suoi collaboratori.

"Hey!"
Mi avvicino alla balconata che da su Roma, Emma è appoggiata lì da quando siamo arrivati, guarda il vuoto.
"Ciao." Risponde fredda, senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
I suoi capelli biondi sono mossi e sciolti, nessuna acconciatura, nessun elastico che li regga su.
Un vestitino bianco dallo scollo a cuore, con un cinturino nero all'altezza dell'ombelico le cinge il busto per poi liberarsi morbido appena fin sopra le ginocchia.
Un filo di eye-liner le decora gli splendidi occhi verdi, un rossetto rosso mattone le mette in risalto le splendide labbra a cuore.
Le scarpe nere con i tacchi la rendono qualche centimetro più alta, ma non più alta di me.
"Tutto bene?"
"Si, sto bene."
Alzo un sopracciglio, so perfettamente cosa c'è che non va.
"Lo sai che non ti credo, vero?"
Sbuffa, infastidita, si gira, guardandosi in torno.
"Credo che andrò a bere."
Nemmeno il tempo di dirlo che parte immediatamente spedita verso il piano bar, la seguo d'istinto, ma Piero mi ferma.
"Hey, ma che e prende? É da quando siamo arrivati che se ne sta per i fatti suoi."
"Mmh non so, l'ho sentita parlare al telefono in camerino questo pomeriggio, urlava. Credo che stesse litigando con qualcuno."
Piero corruga la fronte, ovvio che non posso dirgli che c'entra quel coglione del suo amico, poi farebbe troppe domande.
"Ci vado io."
"No." Lo fermo "vado io."
Piero annuisce e mi lascia passare.

Eccola la, seduta sullo sgabello a bere vodka.
"Sono già al secondo bicchiere in 10 minuti, non rompere ti prego.
So badare a me stessa."
"Davvero? A giudicare da quello che vedo non credo proprio."
"Un'altro, per favore." Ordina al barista, non ha nemmeno finito quello che ha in mano.
"Grazie, ma io non bevo stasera."
"Di fatti, non era per te."
Beve la vodka rimasta nel bicchiere tutta d'un sorso, per poi afferrare quello appena preparato dal barista.
"Emma, adesso basta."
"Balliamo?" Mi chiede, svuotando anche quest'altro bicchiere.
"Ma non c'è musica qui.."
"E che te ne frega?"
Mi prende per un braccio e mi trascina in mezzo alla gente.
Incomincia a ballare in maniera sinuosa, provocandomi con lo sguardo.
Sembra quasi mi voglia mangiare con gli occhi.
L'unica musica qui è quella d'atmosfera, tutti ci guardano.
Si butta fra le mie braccia, siamo così vicini che sento i suoi fianchi aderire ai miei.
Ride beffarda e mi guarda, con una mano si agita i capelli.
Le metto le mani suoi finachi, cercando di tenerla ferma.
"Aspetta!" Mi dice, levandosi le mie mani di dosso.
Si allontana, e mi lascia li in mezzo, cerco di recuperarla prima che possa bere un'altro bicchiere di quella roba.

[...]

"Dove siamo?"
"Nella tua camera da letto."
Barcolla bruscamente per tutta la stanza fin quando non decide di gettarsi sul letto.
Mi sdraio accanto a lei e l'aiuto a sistemarsi sotto le coperte.
"Hai freddo?"
"Mi gira la testa.." Bofonchia confusa accucciandosi al cuscino.
"Riposa su .."
"È uno stronzo!" Si mette a sedere all'improvviso. Faccio lo stesso.
"Di che stai parlando?"
"Mi ha rinfacciato tutto, tutto quanto, e il primo stronzo coglione a fare errori è lui."
Gesticola scoordinatamente continuando a blaterare cose su Marco che non hanno nemmeno senzo.
"Emma.. Emma basta!"
"Devo smetterla?" Mi getta le mani al collo, siamo a pochissimi centimetri di distanza, i nostri nasi quasi si toccano.
"Sei ubriaca.." Sussurro, scostandole alcuni capelli dagli occhi.
"Ah davvero?"
"Si."
I nostri nasi si toccano, lei fissa le mie labbra.
Si spinge verso di me e le nostre labbra si incontrano, ancora una volta.

Vacanze Romane// Il Volo - GianlucaGinoble (#Wattys2016) -IN REVISIONE- Where stories live. Discover now