27 - L'Olimpo passeggia sulla terra

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"Vieni." gli disse Lea porgendogli il braccio. Thomas le rivolse un sorriso storto e si avviò in avanti. Ade. Il dio degli Inferi. Sarebbe dovuto essere un po' sociopatico, beh lo era già un po' di suo; un po' pensieroso e decisamente pericoloso. Mentre camminava tutti intorno a lui si scansavano impauriti mentre si riavvicinavano a Lea che sorrideva enigmatica. Era un gioco di ruolo, un gioco di potere che riusciva dannatamente bene a tutti e due.

"Divertiamoci" gli sussurrò Lea all'orecchio prendendolo sottobraccio. Thomas si chiese quando erano diventati tutti e due in quel modo,da quando reputavano il loro personale divertimento più importante della salvezza del mondo. Spesso aveva seguito missioni alla Scuola, aveva guardato attraverso uno schermo gli Agenti dare anima e corpo in quello che facevano, senza dormire o mangiare, mentre cercavano la soluzione del problema. Loro erano gli eroi, i veri eroi, quelli che davano la vita all'Agenzia, che mantenevano sul serio la pace tra le epoche. Lui e Lea erano un po' dei ribelli ma non ribelli come i ragazzini che si divertono a fare qualcosa fuori dalle regole, erano lì sul filo del rasoio, sulla linea così sbiadita della differenza tra un Agente e un Crirale, tra un eroe e un cattivo, tra un salvatore e un distruttore. Erano così diversi dagli altri, Thomas stava iniziando a capirlo. Pensavano in modo diverso, qualcosa nel loro genoma doveva essere andato storto, poteva esserci stata un variazione imprevedibile che li aveva resi in quel modo, potevano essere un'evoluzione ancora più in alto. Il ragazzo scacciò via quei pensieri e si girò verso Lea. Erano ormai usciti in strada e continuavano a dare spettacolo. In breve tempo la piazza si riempì, tutti erano davanti ai due dei, troppo stupiti per dire qualsiasi cosa, finché una donna non chiese a bassa voce come mai Atena era in giro con Ade. Era strano, di Atena avevano la statua ma non di Ade; eppure appena videro Thomas lo associarono subito al dio dei morti.

Il sussurro della donna ruppe il silenzio totale della piazza. Thomas fece finta di ignorarla mentre Lea alzò lo sguardo adirata e un po' divertita.

"Non ti impicciare di affari divini, non è saggio."

Continuarono a camminare per la piazza, ora era Thomas che seguiva Lea. Il brusio intorno a loro si faceva sempre più insistente ma bastò un'occhiataccia di Thomas per ridurli al silenzio. C'era molta più devozione verso Lea, Atena, in fondo la loro città era stata benedetta dalla dea eppure avevano più paura di lui.

"Dove stiamo andando? Spero che questo spettacolino abbia un senso."

"Adoro quando riesco a unire l'ultile al dilettevole. Il teatrino l'avremmo fatto lo stesso, ogni tanto ci torno qua a divertirmi ma è servito a qualcosa." rispose Lea.

Si stavano avvicinando al punto che le coordinate indicavano. Intorno a loro c'era una marea di persone. Qualcuno indicava i capelli argentati di Lea, qualcuno i suoi occhi, altri invece si soffermavano sul bianco terribile di Thomas o sulla sua cicatrice o sulla tonaca che lasciava intravedere lo Stemma Arancione. Tra la gente Lea riconobbe Alexander. Nemmeno lui aveva indossato l'illusione ma nessuno sembrava farci caso. La guardò e sorrise, di quel sorriso schietto e gentile che mai avresti detto potesse appartenere a un mostro. Alexander non era cambiato, sembrava ancora il classico angelo dolce e gentile mentre Thomas, oh! Thomas sembrava uno di quei ragazzi che vengono sotto casa tua a rigarti la macchina oppure a dar fuoco a qualcosa. Lea mantenne il contatto visivo con il Crirale. Da una parte ancora le mancava, ancora quella ferita era aperta, dall'altra parte però aveva Thomas. E Thomas valeva mille Alexander. Si girò e lo prese per mano, suscitando non poco scalpore tra la gente e facendo divertire il ragazzo che la tirò a se e alzò un sopracciglio.

"Dai che siamo quasi arrivati." gli sussurrò Lea.

C'era un foglio incastrato tra le mura di una casa anonima e dalla folla si levò il grido di Alexander.

"Sempre più indietro! Fino a che resiterai Atena?"

Vicino al Crirale apparve Carnis. Thomas li guardò e gli mostrò un ghigno divertito.

"Ares e Afrodite, siete così scontati, così squallidi."

Carnis gli tirò un pugnale mirando alla fronte ma Thomas lo fermò in volo. Stava capendo di essere molto più forte degli Agenti normali e stava capendo come fare certi giochetti. La folla intorno a loro si ritrasse spaventata. Lea prese il foglietto e inviò i dati all'Agenzia mentre Alexander e Carnis sparivano.

"Abbiamo dato abbastanza spettacolo per oggi, che ne dici Tommy?" le sussurrò Lea e il ragazzo annuì. In una frazione di secondo vennero sballottati indietro, ancora più indietro, troppo indietro. Lea non si era messa a pensare alle coordinate che aveva letto ma quel viaggio stava durando troppo. Era come se continuassero a viaggiare per miliardi di anni all'indietro, in un tempo dove il Tempo ancora non esisteva. La Storia si diramava sotto di loro sempre più veloce, per poi finire di colpo, senza nessun boato, solo restringendosi in un piccolo punto luminoso quasi fossero arrivati allo schermo dell'esperimento di Thompson, dopo che erano stati deviati non si sa dove. Si ritrovarono in montagna, sull'orlo di una cascata. Davanti a loro Alexander e Carnis.

"Sai dove siamo?" gli occhi di Alexander brillavano di una luce febbrile. "Sono le cascate più famose della storia della letteratura, Lea! Il tempo non è importante, ancora non esisteva nemmeno la Storia. Siamo all'inizio, quando colonizzarono la Terra, dove nascosero il segreto dell'immortalità, nell'istante in cui tutto può distruggersi e rigenerarsi in una nuova Terra dove sarò io il padrone."

"Le cascate di Reichenbach..." urlò Thomas a Lea, sovrastando il fragore dell'acqua.

"E' uno spettacolo non è vero?" con quel tono di voce e quel sorriso sadico Alexander sembrava quasi pazzo. "Ed è come è stato scritto. Non è la Storia a fare la letteratura, è la letteratura a fare la Storia. E questa, questa è la caduta degli dei."



Angolo autrice:
Ringrazio sempre il mio amico che risponde a messaggi come "se io ho un attrezzo attraverso il quale faccio passare una carica che prima passa tra due fenditure e poi entra perpendicolarmente a un campo magnetico e viene deviata e quando ne esce va a sbattere contro uno schermo e si illumina un punto(tipo quando spegnevi i vecchintelevisori) come si chiama il fenomeno, l'attrezzo o insomma quello che succede?"

E ancora non mi ha rinchiusa in un ospedale psichiatrico.  COOOMUNQUE....

Ragazzi, preparatevi al prossimo capitolo. Psicologicamente dico. Sarà devastante.








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