Hi, I'm Stiles!

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"Ciao, sono Stiles"
Derek si rese conto solo dopo che, in seguito a quelle parole, la sua vita aveva preso una piega del tutto inaspettata.

*
Non mangiava né dormiva. Non voleva sentirne di curarsi nè di parlare. Ormai le ossa rotte non erano più in via di guarigione, dal momento che non era più in forze. Sapeva che, di lì a poco, presto sarebbe morto, non era una questione di 'se', ormai, solamente di 'quando'. Aspettava quel momento, come se la sua voglia di vivere fosse stata risucchiata in un vortice, assieme alla felicità e a tutte le emozioni affini. Si sentiva debole, più dalla parte dell'angelo della morte, che sul mondo terreno. Se prima aveva voglia di uscire da quell'ospedale, ora pensava che la sua vita sarebbe terminata lì. Anche gli infermieri avevano perso le speranze con lui, così lo trasferirono in un reparto speciale, quello delle persone irrecuperabili, quello in cui c'era così tanta puzza di morte che gli infermieri entravano con la mascherina bianca sul viso, e ne uscivano il prima possibile. Era un'ala poco illuminata, proprio come un seminterrato. Non c'erano finestre, solo una piccola porticina argentata che risaltava sulle pareti scure. Solamente due infermieri controllavano quel gruppo di malati, dal momento che certamente non avrebbero provato a scappare nè a uccidersi, troppo deboli anche solo per parlare. Durante quel periodo Derek imparò che il volume dei propri pensieri, se è troppo alto, può disturbare il corso del decadimento verso la morte. Pensando a cose positive, spesso si ritrovava ad avere un mezzo sorriso sul viso. Gli capitava soprattutto portando alla memoria la sua ragazza, e il fatto che presto l'avrebbe raggiunta e sarebbero stati di nuovo insieme, per l'eternità. Aveva già programmato persino il suo viaggio nell'altro mondo, quando l'imprevisto più grande della sua vita gli si presentò davanti, sottoforma di un infermiere magro, piccolo e impertiente.
"Ciao, sono Stiles" disse con una voce piuttosto squillante. A Derek dette fastidio, non più abituato a rumori forti, ma solamente al silenzio dell'ala deserta. Non rispose, nè alzò gli occhi come segno di averlo udito, troppo debole per farlo.
"Sono il nuovo infermiere assegnato a quest'ala, è la prima volta che lavoro qui, e mi prenderò cura di voi". A quel punto il malato roteò gli occhi, lo aveva appena conosciuto eppure già desiderava che smettesse di assillarlo con la sua vocina penetrante. Si chiese il motivo per cui si stesse presentando proprio a lui, ma comprese nel momento in cui l'infermiere si spostò nel letto accanto e disse le stesse identiche parole. Evidentemente considerava quella parte dell'ospedale un manicomio, non un edificio dove curare le persone malate, ma Derek non potè dargli tutti i torti, dopotutto anche lui era finito in quel luogo per una cosa psicosomatica, più che per qualche osso rotto. Mentre il ragazzo passava al capezzale di ogni malato, facendo la sua presentazione, sotto gli occhi dell'altra infermiera che era di turno, il moro lo osservò attentamente. Portava un lungo camice bianco, segno che non era lì da molto tempo, come aveva precisato poco prima, altrimenti sarebbe stato sporco e coperto di varie macchie di diverso genere. La sua pelle era chiara, conforme al colore dell'abito, e costellata di piccole macchiette scure che constatò essere nei, dopo un esame più attento. Aveva i capelli castani, del colore spento che ricordava gli alberi in autunno, quando perdono tutte le foglie e rimane solo il colore del tronco, e gli occhi sembravano dipinti dello stesso colore. Non aveva un fisico possente, il grembiule ricadeva addosso al ragazzo come un lenzuolo su un manico di scopa, e sotto di esso portava vestiti che risultavano essere assolutamente passati di moda. Aveva un'espressione felice, e Derek si domandava il motivo, dal momento che era stato assegnato ad una sezione di persone praticamente senza vita, mentre il ragazzo era tutto il contrario e sembrava proprio aver voglia di vivere tutta la vita che si presentava davanti a lui. Sorrideva a tutti i pazienti, probabilmente lo aveva fatto anche con lui, ma non avendolo guardato in faccia quando gli si era presentato, non poteva saperlo. Quello era il primo sorriso che vedeva sulla bocca di qualcuno da giorni, forse mesi, e sperava che non sarebbe stato l'ultimo.
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Ciao a tutte le persone che seguono la mia storia,
Non vi annoierò ne costringerò a leggere questo spazio autrice
Ma grazie per avermi incoraggiato, è grazie a voi se ho deciso di scrivere questo secondo capitolo oggi, quindi COMMENTATE per farmi sapere se vi è piaciuto.
Amatemi, doppio aggiornamento in un giorno!!
Mi sento dio, eheh, alla prossima, Gin♡

Hospital || SterekWhere stories live. Discover now