4. La ragazza di Arn

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Hebe mi lasciò davanti a casa mia «Umh... Grazie, Hebe» dissi imbarazzata «Potresti... Non dire a nessuno...» «Che ci siamo viste e che ti ho aiutata? Non c'è problema. Non ci faccio una bella figura nemmeno io» rispose «No! Intendevo, quello che ti ho confidato. Quella cosa di Jason» dissi imbarazzata «Non avrei alcun motivo per dirlo a qualcuno» replicò «Ti spiace chiudere la portiera? Vorrei tornare a casa» eseguii e la salutai con la mano mentre faceva retromarcia. Nonostante il suo carattere scorbutico era una ragazza piuttosto sincera e comprensiva. Era stato più piacevole passare quell'oretta con lei che i quattro anni con Daia e Bethany.

«Dove sei stata in tutto questo tempo!» esclamò mia madre appena misi piede dentro casa. «Non chiami, non mandi messaggi, ma mi vuoi far prendere un infarto?!» strillò isterica «Mamma! Ero con Daia e Beth. Tranquilla. C'è stata una festa da Jack» dissi sbuffando «Avvertirmi no?» sbuffai «Ad Arn ed Ace non fai mai il terzo grado, però» ribattei «Loro sono maggiorenni e responsabili, tu sei una ragazza in mezzo ad un branco di adolescenti nel pieno dei loro ormoni!» «Arn posso capire, ma Ace?! Lui responsabile? È peggio di me!» mi infuriai. Oggi non era giornata e se ci si metteva pure mia madre... Avrei spaccato tutto. «Mamma non mi va di discutere» sbottai salendo in camera mia. Pochi secondi dopo sento qualcuno bussare alla porta «Non entrate!» gridai. E ovviamente i gemelli fecero di testa loro ed entrarono. «Che succede alla nostra splendida sorella?» chiese Ace buttandosi sul mio letto accanto a me «Metti giù i tuoi piedi puzzolenti dal mio copriletto» gli intimai «Scusa capo» fece mio fratello tirando giù le gambe lasciando spazio a Arn. Ace mi mise un braccio attorno alle spalle e mi accoccolai sul suo petto. «Mamma mi ha rimproverato per l'orario» sbuffai «Mamma ti vuole bene e si preoccupa» disse Arn accarezzandomi le gambe «Ma voi non le dovete rendere conto di niente!» mi lamentai abbracciando mio fratello. Mi strinsi a lui e ci affondai il volto. In realtà mi sentivo così affranta anche per quello che era accaduto a Jason, al senso d'abbandono che mi si era accumulato da tempo, alla frustrazione scolastica. «Ehi sorellina. Non è da te piangere per una cosa tanto stupida» mi consolò Arn «Invece è proprio da lei. Piagnucola da sempre» replicò Ace. Mi allontanai da lui immediatamente e mi tuffai tra le braccia di Arn «Stupido odioso fratello. Meglio Arn» sbuffai «E dai sorellina, non puoi preferire lui a me» si lamentò «Il mio futuro marito dovrà essere proprio come Arn, dolce e premuroso» borbottai facendolo ridere «Certo che ti accontenti di poco» mi prese in giro Ace «Sei solo geloso che nessuno ti vuole» «Figuriamoci» sbuffò arrogante. Iniziai a ridere. I miei fratelli erano un toccasana per il mio mal umore e c'erano sempre quando avevo bisogno «Vedi? Sei molto più bella quando sorridi» affermò Arn stringendomi «Ah, Arn. Io ti sposo» affermai «Ho la ragazza» replicò. Scattai in piedi «Tu hai cosa? E non mi dici niente? Chi è? La conosco? Quando ce la presenti?» «Che palle. Io me ne vado siccome ti senti meglio» sbuffò Ace uscendo dalla camera. Lo ignorai «Siediti Zhur. Domani viene per cena e la conoscerai» mi convinse.

«Non sono psicologicamente pronta» affermai
«Zitta. Sono io che conoscerò la mia futura nuora» bisbigliò mia madre «Quale nuora? Non ho detto che la sposo» protestò Arn «Papà non torna?» chiesi a mia madre «No, tesoro. Sai che il sabato c'è molta gente al ristorante» sospirò la donna. «Sì» mormorai. Ormai ci avevo fatto l'abitudine. Non cenavo mai con papà perché faceva il cuoco in un ristorante accanto al London Eye ed era molto impegnato. Al mattino dormiva mentre io andavo a scuola e quindi lo vedevo solo nei rari momenti in cui tornavo a casa a metà pomeriggio o a tarda sera. Però sentivo ugualmente la sua mancanza. Suonarono al campanello e io andai ad aprire. Sulla soglia della porta c'era una ragazza con dei bei boccoli castani e occhi grigi, aveva un volto dolce e delicato, non memorabile ma grazioso. «Ehi, ciao io sono Azura» le sorrisi «Io sono Carley, ma puoi chiamarmi Ley» mi sorrise «O anche cognata» sorrisi «Cosa?!» agitò le mani alzate scuotendo la testa vigorosamente. «Io...» «Dai Zhur non infastidirla» disse Ace circondandomi le spalle. Gli feci la linguaccia «Ley» salutò la ragazza con un cenno del mento. «Ace Clayton» replicò freddamente «Prego. Fa come se fosse a casa tua» disse con una strana cortesia, che in lui normalmente non c'era. Si spostò di lato per farla passare sempre con me sottobraccio. Fissai prima l'uno poi l'altra, osservando gli strani sguardi che si lanciavano. «Lay!» Arn sbucò dalla cucina e la abbracciò «Vieni. Ti presento a mia madre» le disse allegro trascinandola in cucina. Chiusi la porta di casa a fissai il fratello che mi teneva stretta a lui, che osservava ogni movimento della ragazza. «Acy?» lo chiamai dolcemente «Non chiamarmi così Zhur. Sai che non lo sopporto» mi rimproverò accarezzandomi la testa «E io non sopporto che mi si tocchino i capelli. Si sporcano!» il ragazzo alzò gli occhi al cielo «Santa pazienza» bisbigliò «Ehi! Ti ho sentito!» mi offesi saltandogli in groppa «Ehi! Scimmietta pazza scendi dalla mia schiena!» barcollammo entrambi in cucina ridendo come due bambini «Abbiamo ospiti! Ma vi sembra il modo?» esclamò mia madre mettendo il cibo in tavola. Avere un padre cuoco non vuol dire mangiare sempre bene. Anzi quasi mai. Cucinava sempre mamma e lei non era un granché in confronto a papà. «Si mangia!» esclamammo in coro io ed Ace allegri, finché nostra madre non si parò davanti a noi con un sorriso inquietante, il coltello minaccioso in mano e le braccia incrociate «Dove volente andare senza lavarvi le mani?» chiese con tono troppo calmo. I nostri sorrisi gelarono «Sì, io volevo proprio andare in bagno.» fece Ace «Infatti mamma, che domande sono? Ovvio che andiamo a lavarci le mani» mi affrettai a dire. Lay ridacchiò divertita dalla scenetta, mentre Arn la guardava con occhi adoranti. Vorrei tanto che un ragazzo guardasse me in quel modo, che mi sorridesse, che mi accarezzasse premurosamente e che non avesse come unico scopo di portarmi a letto per poi scaricarmi. «Perché non potete essere come Arn?» continuò la mamma «Perché essere me è meglio» rispose prontamente Ace «Perché essere una femmina è essere più intelligenti, come te mamma» feci la ruffiana con il mio sorriso migliore «Però tu sei una sfortunata eccezione sorellina» tirai una gomitata ad Ace «Quanta pazienza ci vuole con voi due.» esclamò esasperata la donna facendo ridere i due ragazzi a tavola. «Che ci fate ancora qui! Filate!» «Signorsì signora!» esclamammo in contemporanea portando la mano alla fronte e la schiena rigida come un soldato sull'attenti. E ci dileguammo.
«Ace?» lo richiamai «Ma tu... Conoscevi Carley da prima vero?» il ragazzo si irrigidì «Umh... Sì» borbottò «E Arn non lo sa» dissi ripensando all'espressione innamorata di mio fratello «Non è importante» tagliò corto ritornando in cucina. A tavola, Arn ci raccontò come si erano conosciuti. Carley era una novellina che si era iscritta al corso di scherma e ad Arn era stato assegnato il ruolo di insegnante, col tempo tra i due si era creato un buon legame che a quanto pare era sfociato nel tipico amore dei romanzi rosa. Durante il racconto notai che la ragazza fissava furtivamente mio fratello, non il suo ragazzo. «Uh, non può essere!» mi lasciai fuggire ad alta voce. Tutti in tavola si voltarono verso di me «Non può essere cosa, tesoro?» chiese mia madre «Io...» balbettai «Non può essere... Non può essere...» cercai una soluzione e iniziai ad agitarmi «Uhm, non può essere già così tardi! Non ho fatto i compiti!» cercai di tirarmi fuori. «Ace! Vieni con me. Mamma noi ci alziamo» «Eh no signorina! Ci sono ospiti e tu non manchi di rispetto così!» mi sgridò mia madre «Ma mamma!» «Niente ma! E poi da quando ti serve Ace per i compiti? Di solito chiedi ad Arn» beccata «Perché... Perché... Perché Arn deve stare con la sua ragazza ovvio!» «Non credo che Ace riuscirebbe ad aiutarti molto con la sua dislessia» intervenne Arn «Ma certo. Tu sei il figlio perfetto, non dai problemi, sei calmo, hai bei voti a scuola, sei quello responsabile. Sia disgraziato il momento che quei due cazzo di ovuli si sono separati. Saresti dovuto nascere solo tu e non un problematico ragazzo dislessico e iperattivo come me.» sbottò sarcastico Ace «Ace Clayton!» esclamò orripilante mia madre «Ma che cazzo di problema hai?!» ringhiò Arn alzandosi dalla sedia «Arn» Carley tirò il ragazzo per un braccio. «Dai calmati» gli sussurrò «Infatti sono sempre io ad averne, non sei mai tu. Vero fratellino caro?» ribatté Ace. Non l'avevo mai visto così furioso. Non pensavo che si sentisse così oppresso da Arn, sono gemelli e hanno sempre avuto un buon legame. Non avevo minimamente pensato che potesse provare rancore per Arn. Ace è un grande giocatore di football, si basa principalmente sullo sport dato che per colpa della dislessia ha qualche difficoltà con lo studio, è bello quanto Arn, beh ovvio, sono gemelli, e quindi riscuote lo stesso successo (ah, è stato per un periodo con Beth che gli va tuttora dietro). Ha sempre fatto una bella vita da ragazzo popolare e ben amato, come poteva sentirsi così? «Ace. Smettila, andiamo» provai a calmarlo «È per questo che mi porti via sempre le ragazze che mi piacciono? Perché sei invidioso di me? Non ho mai detto niente, non ho mai capito perché preferissero te a me! Dio Santo Ace sono tuo fratello!» ringhiò Arn ormai fuori controllo «Pensi che non sappia che tra te e Carley c'era qualcosa?» la ragazza si irrigidì «No, un momento. Tu mi hai usata?» esclamò la ragazza. Arn la guardò come se si fosse accorto di lei solo in quel momento «Ley...» «Ti sei avvicinato a me solo per vendicarti di tuo fratello che ti ha portato via qualche ragazza?!» «No, no, no Ley. Forse all'inizio...» si sentì il suono del ceffone che Carley diede ad Arn rimbombare nella cucina, facendogli voltare la testa dall'altra parte. Mi portai le mani alla bocca «Mi fate schifo! Mi fate schifo entrambi!» gridò prima di scappare via. Arn si lasciò cadere pesantemente sulla sedia mentre Ace non esitò a rincorrere la ragazza «Ace!» esclamai. Guardai l'altro mio fratello «Davvero l'hai presa in giro per Ace?» gli chiesi delusa «Volevo farlo. L'ho avvicinata per questo. Ma non ho mai avuto il coraggio di provarci veramente con lei, sapevo di sbagliare, quindi fin da subito la trattavo solo da allieva e amica, ma nonostante tutto... Mi sono veramente innamorato.» ammise mestamente «Oh tesoro» mia madre lo abbracciò «Siete fratelli» gli mormorò «Io voglio bene ad Ace mamma. Lui è la mia altra metà... » abbassai lo sguardo davanti a quella scena. Salii in camera mia e guardai il telefono. Cinque notifiche su WhatsApp. Lo aprii.

Insicura (COMPLETA)Where stories live. Discover now