Entrai a casa, pronta per abbassarmi per accarezzare Sparkle, ma aprendo la porta, colpii una persona, precisamente una ragazza e, mortificata, la aiutai ad alzarsi, ma non appena ebbi una prospettiva migliore per vederla, la riconobbi: Vivian Fernandez, una vecchia conoscenza di Mystic Falls. Era dimagrita parecchio, potevo addirittura paragonarla a quelle ragazze anoressiche di Victoria's secret, e non era di certo un complimento: sembrava portare più anni sulle spalle e la singolarità della sua bellezza, era rovinata. S'era perfino tinta i capelli, roba da non credere; al liceo mi puntava sempre il dito solo perché ero bionda. Tuttavia, avevamo trascorso dei bei momenti insieme e se era lei la ragazza che frequentava Toni, dovevo comportarmi bene.

"Oddio, Vi?" esclamai sorpresa, sotto sotto frustrata, e lei non appena focalizzò la mia faccia, strabuzzò gli occhi.

"Che cosa ci fai qui?"

"Sei tu la coinquilina di Toni?"

"E tu la ragazza misteriosa?"

Ponemmo velocemente senza degnare nessuna delle due delle risposte e quando ce ne accorgemmo, scoppiammo a ridere facendo sì che Toni ci raggiungesse, confuso.

"Che sta succedendo qui?" si allarmò grattandosi la nuca mentre un cipiglio preoccupato occupava il suo visetto.

"Non mi avevi detto che frequentassi una delle mie vecchie amiche." parlai io e lui parve avere ricevuto una coltellata nel cuore.

"State scherzando, vero?"

"Perché non rimani a cena, Vivian?" le proposi ignorando totalmente il mio migliore amico che aveva l'impressione di volermi prendere a calci.

"Mh, io dovrei andare, facciamo la prossima volta, va bene?" rimandò Vivian e anche se triste, annuii lasciandole lo spazio necessario per andarsene. Mi lasciò un bacio sulla guancia e si volatilizzò definitivamente.
Non avrei mai creduto di potere ritrovarla qui, nel mio appartamento dato che avevamo troncato la nostra amicizia.

"Dimmi perché cazzo l'hai invitata a cena!" esigé inviperito, sporgendosi verso di me facendomi sentire, di conseguenza, piccola piccola.

"Non riscaldarti, é una mia amica, non posso?"

"Mi ha appena piantato." abbassò il tono della voce e a quel punto fui io quella che venne accecata dalla rabbia.

"Quella brutta zoccola!" sbottai con l'intento di rincorrerla, ma Toni mi prese in braccio impedendomelo. Mi dimenai come una bambina capricciosa fino a quando mi stancai e mi mise giù. Non potevo crederci, se c'era una cosa che non sopportavo, era vedere triste il mio migliore amico. Okay che era un coglione, ma chiunque lo facesse soffrire, le avrebbe prese da me - anche se era un'amica per la sottoscritta.
Toni ridacchiò per il mio scatto improvviso di violenza e mi abbracciò, grato.

"Che farei senza di te?" chiese.

"Faresti schifo." scherzai tenendo salda la stretta. Non eravamo soliti abbracciarci, perciò io ne approfittavo quando accadeva.

"Come é andata oggi a lavoro, stronzetta?" sciolse il contatto fisico e mise un po' di acqua dentro la pentola per la pasta per preparare la cena.

"Ricordi che Klaus mi aveva invitata ad un appuntamento pochi giorni fa?" sussurrai timida.

"No, non me l'hai raccontato." inarcò un sopracciglio e sogghignò.

"Mh, ecco, allora, all'inizio volevo fare la preziosa, ma prima ancora che rispondessi, mi ha voltato le spalle e si é indirizzato verso l'uscita. Proprio oggi ho trovato un post-it sulla mia scrivania che mi dice che devo presentarmi a Le Sejour Cafè per l'appuntamento." riassunsi rapidamente, imbarazzata. Da che cosa, ancora non lo avevo capito, ma quando si trattava di uomini, provavo disagio a discuterne con Toni, giacché mi istigherebbe a buttarmi, a cogliere l'attimo.

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