_Chapter seven_Inferno.

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Neapolis l'aveva venduta.
Era come quando insieme si recavano nella sala del corteo della reggia e si trovavano davanti venditori di tutti i tipi. Lei era uno degli oggetti esposti.
L'aveva accudita per poi offrirla al miglior offerente. Che si aspettava dall'Inferno?
No, sicuramente Neapolis non aveva idea della sua attuale situazione, pensò Liniæ.

"Gra-grazie" balbettò.

"Iniziamo subito. Io pulirò le stanze adibite all'intrattenimento e... be', voi vi occuperete delle stanze personali," additò una scala a chiocciola dai tratti fini con il corrimano interamente nero.

Liniæ fece un breve cenno del capo e si diresse nella direzione indicatale.

"Ma guarda un po'..." mormorò una voce sgradevolmente familiare mentre Liniae saliva il sesto gradino.

"Che piacere rivedervi," gli disse lei. Si voltò ed un'espressione di puro terrore le apparì in volto.

"Mi chiedo come sia possibile che voi siate qua. Ricordo di avervi ucciso," la guardò gelandola.

"Ricordate male. Con permesso. Devo lavorare," si riprese e fece per muovere un passo, ma la voce di lui la fermò.

"C'è solo un modo per resuscitare," dichiarò tagliente.

"C'è solo un modo per evitare che la polvere si formi. Pulire. E si dà il caso che sia il mio compito. Con permesso," digrignò fra i denti stringendo le mani a pugno, fino a conficcarsi le unghie nel palmo e gemere per il dolore.

"Permesso non accordato. Seguitemi," imperò l'uomo. Era vestito elegantemente, portava i capelli arruffati all'indietro e la barba appena accennata. La postura era sempre rigida e regale, il corpo statuario era formato da muscoli che si contraevano visibilmente a ogni movimento.
Maledetto. Era questo il suo aspetto. Maledetto. Niente in confronto al dolce viso del suo amato Safar o del giocoso Aron.
Dopo un breve tentennamento, Liniae obbedì. Scese i gradini e gli si fece dappresso.
Superarono la sala principale, che era abbellita da un maestoso lampadario circondato da altri più piccoli, la cui luce indirizzata verso il basso dava l'idea di una cascata di sangue.

Robert II parlò con sufficienza "Chi siete?"
"Liniae..."

"Chi siete?"

"Liniæ!"

"Chi siete?!"

"Ma siete sordo?! Li-ni-ae!"

"Non prendermi in giro sgualdrina," la sgridò. Un lampo di follia gli attraversò lo sguardo, come un fugace istinto omicida.

"Oh, scusate! Mi chiamo Robert II e sono un generale molto bello, sono vanitoso, egocentrico e mi credo Lucifero. Quando di Lucifero vi troverete solo le corna!," lo provocò scimmiottando la sua voce grave e ottusa.

"Mi trovate bello?" chiese lui in tono beffardo.

"Come il culo dei guardiani della miniera. Ora che ci penso, è da laggiù che fate uscire le feci o dalla bocca? Dite tante cavolate!" continuò, portandosi una mano al fianco come a enfatizzare la "finezza" delle proprie parole.

"Ma mi trovate bello," insistette lui.

"Siete davvero sordo..."

"E bello!"

Arrivarono davanti ad un portone in ottone intagliato e retto da due volute piegate verso il basso come un corpo femminile in età senile, ne varcarono la soglia e si ritrovarono in una sala che ospitava un lunghissimo tavolo rettangolare pieno di documenti e fogli sparpagliati alla rinfusa. Anche in questa stanza, dall'aspetto rinascimentale, era posto un lampadario che stonava con gli scaffali in legno di ginepro e con le sedie ricavate da tronchi di quercia. L'unico posto a sedere occupato era quello di un vecchio signore impegnato a scribacchiare furiosamente su un foglio, che puntualmente stropicciava e gettava a terra, per poi prenderne uno nuovo e ricominciare il ciclo. Un discreto mucchio di carta ingombrava il pavimento intorno a lui.

"Mia Signoria," chiamò Robert, guadagnandosi l'attenzione dell'anziano.

"Robert II. O, per meglio dire, Generale Robert II; ah, tuo padre sarebbe fiero di te. Ma, parlando di affari, com'è andata la riunione con i consiglieri?"
Il timbro era basso e pacato, con un accento dolce. La sua parlata fluida stonava con la sua figura fragile e tremante.

"Discrezione, mio Lord," lo ammonì il giovane volgendo un'eloquente occhiata a Liniae. "Sono qui per chiederle un favore. Vede, vorrei comprare la vostra serva qui presente," e la guardò di nuovo, incontrando gli occhi sgranati di lei.

"Tutto per lei, generale," rispose il vecchio.

"Arrivederci, dunque," e con queste parole Robert prese congedo. Afferrò Liniae per i fianchi e la issò sulla spalla destra, mentre lei provava a svincolarsi inutilmente. La sua lingua senza peli si stava ridestando e non aveva certo buone intenzioni.
"Volete spogliarmi in pubblico,?" la stuzzicò il generale dopo un po' che lei si dibatteva invano.
Quella provocazione la portò al limite della sopportazione.

L'attrazione degli Inferi Winner#Wattys2016Where stories live. Discover now