02; "Una legge non scritta dichiara che..."

4.9K 232 32
                                    

Sei mesi dopo, -5 giorni a Somma Vesuviana.

«Ragazzi, è passata la comunicazione stamattina: in gita non starete più in hotel ma a casa di alcune famiglie del luogo.» quella mattina di Febbraio si preannunciava piuttosto movimentata. Era una di quelle mattine che iniziavano col piede sbagliato e finivano con qualche disgrazia, quali incidenti mortali e perdita di arti. Ecco, quella per Sara era una di quelle mattine.
In realtà, pensandoci bene, per lei ogni mattina era tutto un programma.
«Le famiglie con cui starete sono state ovviamente selezionate dalla scuola in cui siete ospiti per le seguenti settimane. Gli avvisi con su scritti i nomi delle famiglie e i loro contatti telefonici verranno affissi in bacheca alle undici meno dieci e tolti esattamente alle undici e cinque per privacy delle famiglie.» l'annuncio di Natascia, la bidella del loro piano, le migliorò un poco la giornata iniziata male.
Sospirò con forza, ma una manata in faccia da parte della sua migliore amica -e ancora compagna di banco- la frenò da qualunque intenzione avesse.

«Se comincerai a lamentarti di nuovo ti avverto: quella è la finestra.» l'affermazione più che minacciosa e i gesti a scatti di Marten la fecero riflettere per un attimo.

«Dovresti aver capito i miei sospiri, cara.»  la rimbeccò scherzosamente Sara. «Quello era un sospiro da "oh mio Dio che figata!", mnz.» affermò l'oramai bionda, riservando alla sua migliore amica uno sguardo altezzoso, posizionando nel frattempo la solite Chesterfield Blue dietro l'orecchio.

«E come mai questo repentino cambio di idea?» s'informò l'altra, consapevole di star per ricevere una delle rare risposte frivole da parte di Sara.

«I napoletani hanno sempre avuto una bella fama.» fece spallucce, mentre il suono della campanella interruppe la loro conversazione. In realtà, la campanella interrompeva quasi ogni conversazione seria che la neo bionda aveva con qualcun altro.
E quella situazione cominciava a stancarla sul serio. La fortuna volle che quella fosse la campanella delle 10:55, perciò, assieme a Marten e ad una Camilla piuttosto assonnata, si decise a scendere quei tanto odiati tre piani di scale.

«Devo smettere decisamente di fumare.» ansimò Sara, passandosi una mano tra i capelli biondi e fermandosi a metà del secondo piano.
Le sue due amiche con cordarono con degli ampi cenni d'assenso, ma tutte e tre avevano sentito quella frase fin troppo spesso, e sapevano che anche con tutta la buona volontà del mondo, non ce l'avrebbe mai fatta a smettere.

«Dai su, ce la puoi farcela!» l'incoraggiamento di Camilla la fece sorridere ampiamente tra i tentativi di prendere abbastanza aria da smaltire il fiatone.

«Lo so, ma dammi un secondo per riprendermi.» affermò Sara, non volendo spostarsi di un millimetro nonostante l'incoraggiamento.

«Sara, sai che se non ci sbrighiamo finiremo per non leggere i nomi di chi ci ospiterà? E sai che divento un mostro quando ho l'ansia.» si lamentò, forse per la prima volta riguardo l'argomento "gita", Marten, prendendo per il polso Sara, e trascinandola via. Chiedendo inoltre, un aiuto silenzioso da parte di Camilla, che si affrettò ad afferrare il polso libero.

«Okay! Basta trascinarmi! Mi muovo!» il mugolio rassegnato di Sara, fece esultare le due ragazze ormai esauste.

«Direi che dalla folla che c'è hanno appeso i fogli!» l'esclamazione di Marten fece scattare le altre due, che accelerarono il passo, per quanto gli ultimi scalini da percorrere glielo permettessero.

«Scommetto che almeno uno dei componenti delle famiglie in cui ci hanno messe si chiama Gennaro!» disse Camilla, scendendo velocemente gli ultimi due gradini, forse un po' troppo emozionata per la novità. La mora e la bionda la guardarono stranite, aspettando una spiegazione logica abbinata a quell'affermazione. «Che c'è?! Una legge non scritta dichiara che almeno tre napoletani su cinque si chiamano Gennaro!» continuò Camilla, giustificando la sua teoria assurda.

«Sisi, San Gennà, andiamo a leggere le famiglie va!» la rimbeccò Sara, spingendola delicatamente verso la bacheca, che nel frattempo cominciava a sfollarsi.

«Vado io e vi comunico l'esito di tutto ciò.» s'offrì Marten, sgusciando tra la gente ammucchiatasi, mentre Sara e Camilla uscirono fuori.
Tra una chiacchiera e un'altra, una mezza sigaretta fumata, qualche saluto da parte di altri ragazzi, si vide sbucare Marten dalla porta principale della scuola, molto emozionata e saltellante.

«Allora?» chiese subito Sara, cercando di non essere troppo speranzosa od altro.

«Io e Camilla siamo ospiti della famiglia Raia, mentre tu di una certa famiglia Iodice, o qualcosa del genere.» affermò Marten, gesticolando con enfasi.

«Ma c'era qualcuno che si chiamava Gennaro almeno?» la domanda di Camilla le fece scoppiare a ridere di cuore.

Ehy!

Allora, diciamo che non ci sarà un giorno fisso per gli aggiornamenti, diciamo che aggiorno quando voglio e quando ho l'ispirazione giusta, insomma, quando sono nel mood da scrittrice.
Ho ricevuto tanti riscontri positivi riguardo questa storia, ma penso che sia perché ancora ce ne sono due in croce.
Spero comunque che vi stia piacendo/appassionando/tenendo compagnia.
Vi assicuro che gli Urban Strangers compariranno, che non sono fantasmi.
Ma purtroppo non è nel mio stile far accadere le cose una appresso all'altra.
And nothing!
Spero che vi piaccia, se avete qualsiasi cosa da dirmi, che sia una critica od un complimento, fatemelo sapere nei commenti.
Un bacio, renashair!

School Trip. || Urban StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora