We Are The Dragon and The Tiger

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Un triste sorrise dipinse lo sguardo del cavaliere dell'ariete, quasi avesse previsto che prima o poi il timore più grande del suo amico si sarebbe rivelato reale.

Quasi gli dispiaceva però, rivelare tale convinzione al compagno.

« Dohko! Noi siamo destinati a combattere sempre assieme, come siamo destinati a rimanerlo nella realtà come amici» disse Shion prendendogli tranquillamente le mani, ammirando il profondo bronzo di quelle iridi meravigliose che si ignettavano nelle sue color sangue.

Dohko a quelle parole rimase letteralmente colpito, come se non credesse che quel ragazzo potesse dire simili frasi.

Ma quegli occhi color cremisi, e quella delicata chioma dorata come il sole erano quanto ciò avrebbe voluto preservare assieme a quel magico sorriso.

Shion dell'Ariete, era un ragazzo dalla lucente bellezza.

Dohko della Bilancia invece, un ragazzo dai sentimenti ardenti.

Quante battaglie avevano combattuto?

Molte.

E quel mare di ricordi cominciò a fiorire come un prato primaverile baciato dai caldi raggi solari.

Quante volte aveva ammirato le spalle del compagno che lo proteggevano con i suoi scudi e le sue dodici armi, quante volte aveva proferito quella tecnica in cui cento draghi fuoriuscivano generati dall'immensità del suo cosmo, quante volte quel sorriso dall'aria determinata e rassicurante aveva riempito la sua mente?

Dohko era un valoroso combattente, e un amico che mai avrebbe potuto abbandonare.

Invece, quante volte quella setosa criniera si era rialzata da ogni singolo ostacolo, quanto sangue aveva macchiato quel candido mantello, quante volte il muro di cristallo aveva protetto la sua integrità?

Shion, ai suoi occhi, era quel compagno che era sempre pronto a donarti un sorriso nei momenti peggiori e a proteggerti le spalle in battaglia.

Rispetto.

Era tutto ciò che li accomunava.

E in quel momento, erano come troppo assorti nel ricordare le gesta altrui, che non si resero conto di quelle dita intrecciate l'una all'altra, di quelle gote che si arrossavano gradualmente.

Solamente il battito incessante del loro cuore, li riportò a quella consapevolezza che era la realtà.

Le loro mani erano unite in un tacito e consapevole atto di dolcezza, tenerezza e amore?

Quando entrambi se ne accorsero non poterono che distogliere quel contatto, troppo l'imbarazzo che si era celato in quel tocco docile e leggero.

« Mi spiace» sentenziò Shion vagamente alludendo alla stretta di mano.

« Anche a me».

Ma il sorriso sulle labbra di Dohko tradiva una certa menzogna a fin di bene.

Tra i due Shion era quello più riservato, difficilmente esprimeva i suoi sentimenti o i suoi pensieri, però lui era in grado di capirlo, perché in qualche modo, gli era parso di sentire il suo cuore battere forte come il proprio sotto il pesante oro dell'armatura.

In un attimo lo guardò in tutto quell'imponente splendore, comodamente seduto di spalle a coprire un innocente imbarazzo leggermente celato da quell'espressione impassibile.

« Shion!».

Quando il ragazzo si voltò, la bilancia posò quasi impulsivamente le labbra a quelle del ragazzo, assaporando quel piacevole sapore che si celava in quel contatto paradisiaco.

Shion, quanto lo amava da uno a dieci?

Come quella sensazione del cosmo che esplodeva nel suo corpo.

Come il suo possente Rozan Hakuryuuha moltiplicato all'infinito.

Semplicemente, non c'era un'unità di misura per quel sentimento così dolce e puro.

Staccatosi da quel contatto innocente, quanto casto e puro si allontanò dal compagno, alzandosi in piedi e avviandosi col suo solito saluto della mano all'uscita.

« Se io devo essere il drago, vorrei che per il momento tu fossi la mia tigre!» sentenziò il cavaliere d'oro prima di varcare la porta dell'uscita.

Tra la confusione generale del biondo, e l'insieme di accaduti che aveva vissuto in quel momento non poté fare a meno di sgranare gli occhi colpito da tale impulsività.

« NON PUOI BACIARE UNA PERSONA E POI ANDARTENE COME SE NIENTE FOSSE IDIOTA!».

Sapeva dove si sarebbe diretto, in fin dei conti se non era lui a conoscerlo non poteva conoscerlo nessun altro.

Sapeva molto bene chi era.

Sapeva molto bene di chi si trattava.

Se avesse osato avrebbe fatto centro.

Ed era così!

Il suo compagno si era recato a quel villaggio dimenticato da tutti, quel luogo di macerie in cui aveva fatto la prima comparsa il grande e temibile Hades nelle vesti di Aaron, un giovane orfano dal potere incredibile.

Era lì, fissava quelle macerie che avevano quasi ucciso Tenma, che avevano seppellito troppe vittime, che avevano fatto assaporare loro l'amarissimo sapore di una cruda sconfitta.

Che doveva dirgli?

Di certo non si sarebbe sbilanciato in altri baci, almeno non se la sentiva.

Eppure, qualcosa lo turbò, Dohko non si era voltato, non aveva osato girare il suo viso verso il suo.

Fu lui ad avvicinarsi, ma il sorriso che gli vide dipinto sul volto gli fece intendere che già aveva percepito la sua presenza in quanto cavaliere.

E lui che si era preoccupato per nulla.

« Ricordi Shion?» chiese Dohko « Qui abbiamo subito un'amara sconfitta, una batosta incredibile, una di quelle che sarà dura da scordare».

« Ti riferisci alla quasi morte di Tenma?».

« E all'attuale Hades... non mi aspettavo che fosse il suo amico... peccato, aveva davvero dei bellissimi occhi al tempo».

« Che ne pensi di questa reincarnazione?».

« Mi puzza, sono onesto... per questo voglio che la guerra santa finisca il prima possibile, Shion».

Avevano lo stesso pensiero, anche lui in fondo desiderava che tutto finisse il prima possibile, ahimè però non si sarebbero immaginati di rimanere gli unici sopravvissuti al fine di tutto quel periodo di morte, dolore e sangue.

Però, qualcosa bruciava nell'animo di Shion, un dubbio talmente intenso che poteva corrodergli il petto fino all'esasperazione.

« Dohko! Q-Quel bacio... per quale motivo?».

« Chiedimelo quando sarà finita la guerra santa, Shion!».

« Non è giusto! Tu mi hai baciato! Perché ora vuoi tenermi sulle spine?».

« Perché ti dirò quello che vuoi sapere quando sarà il momento giusto, ora devi concentrarti su altro!».

Si avviò verso la sua casa, lasciandolo lì, immobile, con l'amara consapevolezza che sarebbe rimasto col dubbio fino alla fine.

Un attimo, gli bastò voltarsi e quel candido mantello che avvolgeva sue spalle possenti e circondato da un criniera castana intensa fu tutto ciò che riempì i suoi occhi in quel momento.

Avrebbe dovuto aspettare, veramente?

Dohko si voltò, un solo sorriso colorava quello sguardo, un solo unico sorriso, che racchiudeva tacite parole che non sapeva mai se sarebbe riuscito ad udire.

"Ti amo".


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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 12, 2015 ⏰

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