capitolo 2

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Sbiancai leggendo quel messaggio e in un baleno iniziai a correre verso casa immaginando cosa sarebbe successo sia a me che a mio padre.
Mentre correvo mi vennero in mente 2 soluzioni.
1) chiamare la polizia
2) affrontarlo da sola

La decisione fu facile quando il mio telefono vibró di nuovo.

Messaggio da sconosciuto.

Non provare a chiamare la polizia sennò la prossima sarai tu.

Perfetto!! Ora avrei dovuto affrontarlo da sola... Tutti i miei pensieri vennero interrotti quando arrivai davanti a casa mia. 
Avevo paura, paura di morire, paura di non riuscire a salvare mio padre e soprattutto paura perché c'era un uomo armato in casa mia e se non avrei fatto quello che voleva ci avrebbe sicuramente ucciso.

Entrai in casa e notai che era tutta sottosopra, presi un coltello dalla cucina e mi diressi a cercare mio padre.
Controllai in ogni stanza sperando con tutta me stessa di non essere arrivata troppo tardi...
Essendo rimasta solo la soffitta, mi feci coraggio e ci entrai.
Finalmente lo vidi, mio padre era sano e salvo legato ad una sedia, gli corsi subito incontro piangendo a dirotto, ma mentre cercavo di sciogliere quei complicati nodi la porta sì aprì...

Dire che ero terrorizzata era davvero poco, ma comunque ebbi la forza di girarmi per osservare il volto del nostro presunto rapitore.
Guardandolo bene mi accorsi che avrà avuto più o meno 22 anni.
Mi alzai e gli dissi
" Senti, non ho la minima idea di chi tu sia o di cosa tu voglia, quindi adesso o te ne vai oppure chiamo la polizia"
" Intelligente la ragazza, mi piace!"
Mi disse con un ghigno in faccia.
"Io non ho paura di te, avrai si e no 5/6 anni più di me" gli riposi cercando di mantenere un autocontrollo stabile.

La sua risposta non tardó ad arrivare, mi prese per il collo sbattendomi contro al muro con una velocità che non avevo mai visto prima.
" Senti ragazzina adesso tu vieni con me e nessuno si farà male, se ti opponi non lo rivedrai mai più"
Indicando con la testa mio padre,
Annuì terribilmente spaventata.      Lui era l'unica persona rimasta della mia famiglia e non avrei mai permesso a nessun di fargli del male. 

Mi diressi controvoglia in camera mia seguita dal suo sguardo attento, il quale non si staccò da me neanche per un secondo.
Riuscì a prendere solo l'essenziale prima che dopo aver perso la pazienza con uno strattone mi condusse verso l'uscita, non curandosi dei miei tentativi di liberarmi dalla sua presa e le mie urla continue.
Non ero pronta, non lo ero ad andare con questo pazzo, ad abbandonare la mia normale vita e soprattutto a non avere più un futuro.

Non mi diede neanche il tempo di salutare mio padre, che mi fece entrare in macchina e partí senza guardarsi indietro.
Controvoglia mi posizionai al suo fianco e iniziai a guardare fuori dal finestrino, non volendo avere a che fare con lui più del necessario.
Prima di chiudere la portiera si tolse la felpa e mela porse "Non ho freddo"
"Tra poco lo avrai e comunque non posso lasciare che muori di freddo. sennò da chi mi nutriró?" Rispose ridendo.

Rapita da un vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora