capitolo 5

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arta scoppiò in lacrime. Le chiavi le scivolarono dalle mani e caddero a terra. Rimase letteralmente paralizzata, continuando a singhiozzare e a fissare la porta della stanza di fronte a lei. Quando sentì il rumore della serratura aprirsi si appoggiò al muro e si fece scivolare verso il pavimento, rimanendo seduta con le braccia attorno alle ginocchia.

CLAK

Appena vide la maniglia iniziare ad abbassarsi lentamente si sdraiò su un lato, assumendo involontariamente la posizione fetale. La porta si aprì di colpo. Quello che apparve al di là della soglia non era l'ufficio del suo capo, ma la stanza di una bambina. Sulle pareti che dovevano essere bianche era attaccata una tappezzeria rosa a fiorellini, con chiazze di sangue ovunque. Per terra bambole e pupazzi macchiati di rosso. La palla arancione stava rotolando lentamente verso la parete in fondo. Al centro della stanza una bimba con un pigiamino azzurro giaceva seduta a gambe incrociate con il viso fra le mani. Al suo fianco si trovava una sedia rovesciata e sopra il suo capo dei piedi scalzi pendevano dall'alto.
Marta alzò lo sguardo e scorse una donna con un cappio al collo penzolare dal lampadario. La bimba alzò lentamente la testa. Il suo collo era attraversato da una profonda ferita e il sangue ne fuoriusciva schizzando ovunque. Al posto degli occhi sembrava avere due biglie di ghiaccio. Nello stesso istante la donna impiccata aprì gli occhi, continuando a roteare in mezzo alla stanza. Assieme guardarono Marta e dissero:
«Vuoi giocare con noi?»
Le luci di tutto l'ufficio si spensero all'improvviso.
Marta si ritrovò al buio.
Marta non rivide mai più la luce.

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