Tutti i coinquilini erano corsi davanti all’ingresso, Roberto tratteneva una divincolante Daniela, che non vedeva l’ora di ributtarsi addosso a Silvia, la quale stava cercando di ricomporsi, aiutata da Riccardo.
«Mi dispiace essere piombato così all’improvviso, senza avvertire», si scusò il ragazzo, «ma davvero non abbiamo trovato altre soluzioni. Doveva stare nell’ex casa di mia nonna, ma i mei… beh, credono ancora che possa tornare a stare da sola con la badante», sorrise amaramente e scosse la testa. «Comunque… beh, è solo una cosa temporanea, le troveremo un monolocale una stanza…»
«Ma di che ti preoccupi!», gridò Dani, «la tengo io, la Silvetta, pago io per lei, hai fatto bene a portarmela!»
Robi alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«Beh, io ora devo andare», abbracciò Silvia e la baciò sulla fronte. «Scusate se vi saluto così velocemente, ma ho parcheggiato davanti a un garage», sorrise imbarazzato. «Ciao a tutti!» Vicino a lui, Andrea. «Ciao!», lo salutò con un abbraccio, il ragazzo bruno arrossì. Il biondo fece per andarsene. «Ehi, Riccardo, aspetta un secondo!», il giovane si bloccò e si voltò verso di lui; il suo volto era radioso. «Che c’è? Se vuoi dirmi qualcosa, puoi accompagnarmi alla macchina, ho paura che me la facciano rimuovere!»
«Sì, certo!», Andre gli corse dietro per le scale, «è che… sei così cambiato, dall’ultima volta che ti ho visto, cos’è successo?»
«Ho iniziato a chiedermi cosa voglio e ho chiuso con l’amore», rispose, scendendo velocemente le scale. Si voltò verso di lui: «Ci credi che non l’avevo mai fatto?» Sorrise. «Sempre diviso tra obbedire ai miei genitori e fare di tutto per le ragazze…» Sospirò, erano giunti al portone. «Un po’ mi pesa stare da solo, non sono abituato.»
Andrea lo ascoltava attento, aprì la bocca come se stesse per dire qualcosa, poi la richiuse.
«Beh stammi bene, eh!», lo salutò il biondo, con una pacca sulla spalla. «Ci si vede!»
Riccardo uscì dal palazzo.
«Aspetta, l’altra… l’altra volta avevi iniziato un discorso che…» Il ragazzo bruno provò a vincere l’imbarazzo. «Ecco sì, insomma… c’erano certe cose che volevo capire e…»
«Ma che cazzo!? Chi è quel coglione che ha messo qui il suo catorcio?!»
I due ragazzi si voltarono di scatto, videro un signore iracondo dare calci alla ruota della macchina di Richi, il quale spalancò gli occhi, preoccupato.
«Ecco, lo sapevo», sbuffò. «Mi scusi, la tolgo subito!», gridò, poi si rivolse all’altro ragazzo, facendo spallucce dispiaciuto, prima di saltare in auto con un balzo felino e sgommare via.
Andrea lo seguì con lo sguardo, si mise le mani dietro la testa e le lasciò cadere lungo i fianchi.
Strascicando i piedi, tornò nell’appartamento, il cervello confuso da mille pensieri. Sentiva freddo, ma non era la temperatura: il ghiaccio era dentro di lui. Aveva bisogno di aiuto, ma non sapeva a chi chiederlo. Aveva bisogno di un abbraccio, da qualcuno che lo capisse davvero. Alzò la testa, davanti a lui, uscio di casa sua rimasto aperto. Entrò. Davanti a lui, tutti i coinquilini erano radunati attorno a Silvia, che si massaggiava il retro del collo, sul volto una smorfia di imbarazzo: «Non voglio essere di disturbo, è che proprio non sapevo dove andare… Mi va benissimo anche dormire sul divano…»
«Ma quale disturbo, amore mio!», esclamò Daniela con le lacrime agli occhi, «Quale divano! Puoi tranquillamente dormire tra me e Robi! Il nostro letto è fin troppo grande per due persone!»
«Ma anche no!», si affrettò a contraddirla il fidanzato, che stava cercando di mantenere la calma. La ragazza bionda gli rivolse uno sguardo imbarazzato misto colpevole, sussurrò un “mi dispiace”.
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Sarai il mio ragazzo
RomanceSono Lorenzo e la mia vita sta per volgere al termine. Prima di finire sotto terra, vorrei provare cosa significa amare ed essere amato. Per questo Andrea sarà il mio ragazzo. Che lo voglia o meno. ATTENZIONE: questa è una storia riservata ad un pub...
