Ariel sbatté le ciglia una volta sola. Poi parlò, a voce bassa.
"Lui mi ha mentito, Bea. Più volte. E tu lo sapevi. Ma eri troppo impegnata a giustificarlo per vederlo. A proteggere la sua versione dei fatti."

Beatrice sbuffò.
" No, Ariel. Io cercavo di proteggere voi. Ma a te non bastava. Doveva essere tutta colpa sua. Dovevi uscirne pulita, martire e vergine. Sempre con quell'aria da povera ragazza tradita dal mondo."

"Non ero povera, ero finita. Ma certo, tu eri troppo occupata a passargli i fazzoletti per notarlo."

Beatrice scattò in avanti.
"Io ero l'unica che c'era, quando tu non rispondevi nemmeno ai messaggi! E mentre lo facevi a pezzi col silenzio, io lo tenevo a galla. Ma lui voleva solo te. Sempre e solo te."

Ariel scosse il capo, le mani strette sul bordo del tavolino.
" E allora perché non sei venuta da me? Perché lo proteggevi e basta?"
Poi un lampo negli occhi. " O forse ti piaceva. Vero?"

Il silenzio che seguì fu più rumoroso di qualsiasi risposta.

Beatrice si irrigidì. Lo sguardo si fece tagliente, come se Ariel le avesse appena strappato via una maschera che teneva incollata da troppo tempo.

"Non è questo il punto" disse, ma la voce non aveva più la sicurezza di prima.

Ariel non si mosse. La fissava. Immobile, ma viva.

"Sì che lo è. Ti faceva sentire importante. Tu eri quella che lo teneva in piedi mentre io non c'ero. Non lo amavi, Bea. Ti piaceva che ti vedesse come l'unica ancora. Perché più stava male, più aveva bisogno di te."

Beatrice spalancò le labbra per rispondere, ma non uscì nulla. Solo uno sbuffo, uno sguardo ferito, qualcosa che tremava sotto la rabbia.

Ariel abbassò appena il tono. "E adesso ti rode che tutto stia cambiando e che io stia andando avanti come spero stia facendo anche lui"

La frase colpì nel punto esatto. Beatrice indietreggiò con lo sguardo, come se avesse ricevuto uno schiaffo.

"Sei davvero convinta che quella roba con Federico sia diversa?" borbottò infine, aggrappandosi al bicchiere come a un'arma spuntata. "Lui ti desidera, certo. Ma appena avrai bisogno, appena chiederai qualcosa che non sia un orgasmo o una canzone... sparirà. Come tutti gli altri."

Ariel si appoggiò allo schienale. Il cuore accelerato, ma la voce più calma che mai.

" Io non gli ho chiesto niente, Bea. Eppure c'era. C'era quando avevo paura, quando tremavo, quando gli ho raccontato della mia paura di tornare a Milano. Mi ha visto e ha scelto di restare. Persino quando non poteva. E sai perché adesso non siamo insieme? Perché ci vogliamo abbastanza da lasciarci spazio."

Beatrice rise. Un suono secco, senza grazia. "Vi raccontate favole per non sentirvi egoisti. Ma siete solo due persone troppo prese da sé stesse per costruire qualcosa. E quando ti sveglierai e lui sarà sparito, con qualcun'altra che gli sorride meglio di te, capirai. E sarà tardi."

Ariel la guardò dritta negli occhi. "Meglio svegliarmi da una favola che rimanere impantanata in una bugia. Tu con Giacomo hai fatto proprio questo. Hai camuffato il bisogno di essere necessaria con la parola amore. Ma non era amore, Bea. Era controllo."

Beatrice si fece più scura in volto.

"Io l'ho raccolto quando era a pezzi!" sbottò. "Tu non c'eri. Tu lo hai lasciato solo a marcire. E se lui oggi respira, è perché io ho avuto il coraggio di restargli accanto. Anche quando puzzava di fine."

Ariel si sporse avanti, la voce tagliente. "Sì. E hai goduto di ogni ferita che gli curavi. Perché finché sanguinava, era tuo. Perché uno sano non ti avrebbe mai guardata."

Silenzio.

Beatrice trattenne il fiato. Si alzò, lentamente, sistemò il cappotto con un gesto preciso. Si chinò verso Ariel. La voce, stavolta, era un sibilo gelido.

"Quando cadrai, Ariel e cadrai, perché non sai amare senza distruggere io non ti prenderò. Né io, né Giacomo. A forza di sentirti superiore, finirai da sola. Con la tua bella dignità e il cuore maciullato."

Fece un passo verso l'uscita. Ma poi si girò.

"Se cambierai idea... sai dove trovarmi. Al fianco di chi non smette mai di volerti. Anche quando tu lo disprezzi."

E se ne andò.

Ariel restò seduta. Non mosse un muscolo. Il rumore del bar tornò intorno a lei, come acqua che sale lenta. Solo quando il cameriere si avvicinò per togliere i bicchieri, si accorse che stava ancora stringendo il tovagliolo come fosse un'àncora.
Le mani le tremavano.

Aprì il telefono. Nessun messaggio.
La chat con Federico era lì. Aperta.

Scrisse: "Sto ancora pensando a te."
Cancellò.
Scrisse: "Torna presto."
Cancellò di nuovo.

Poi spense lo schermo.

Si alzò.
Fuori, Milano era fredda e neutra, come sempre. Ma dentro di lei qualcosa si era spostato. Come un assestamento sismico dopo l'urto.





Ciao belli!!

Finalmente il faccia a faccia tanto voluto da Beatrice è avvenuto. Ora tocca capire se ha ragione o no...

Vi voglio bene

Tutta vita

ParanoieWhere stories live. Discover now