Way Back Into Love -Prologo-

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Mi presento sono Marta Vanelli, ho diciassette anni e questa è la mia storia.

Abito in un piccolo paesino sperduto nell'Italia settentrionale, in cui praticamente non accade mai nulla.
Vivo una vita semplice con la mia famiglia formata da me, mia madre Patrizia e mio padre Gabriele. Frequento la quarta del liceo artistico e dopo questo giorno la mia vita cambierà per sempre.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

«Marta scendi! Io e tuo padre dobbiamo dirti una cosa importante!»

disse mia madre chiamandomi dalla cucina.
«Scendo subito mà!»
dissi buttandomi giù dal letto come un bradipo.

Cercando di non uccidermi, infilai le ciabatte e scesi di corsa le scale.
«Che c'è?»
«Amore sai quando ti abbiamo parlato di un possibile trasferimento per il lavoro di tuo padre? Bhè, abbiamo riconsiderato questa idea e Gabriele ha trovato lavoro per una grande multinazionale in L.A., ci pagheranno bene e potremo avere una di quelle case che hai visto nei film, quelle che ti piacevano tanto, dovrai solo ambientarti un po' ma poi vedrai che ti piacerà»

«e con i miei amici?!? e i nonni?!»

«non ti preoccupare per i nonni e ti farai altri amici trasferendoti là, magari trovandoti un lavoro potresti ...»
disse gesticolando molto, che idea di merda.

«ehm ... certo!»
dissi sarcasticamente alzando gli occhi al cielo.

Ero incazzata nera; i miei non potevano decidere di tutto punto una cosa del genere e ....

«ah e si parte dopodomani!!!»
urlò mia madre mentre salivo le scale; ecco pure questo! avrò poco per salutare i miei amici! E devo anche preparare le valige!.

Dopo essermi chiusa in camera a sentire un po' di musica per smaltire la rabbia, preparai le valige, i mobili li avrebbero portati via il giorno dopo ... o almeno credo.
Passata qualche ora e finito di preparare i bagagli, andai a farmi una doccia cercando di sciacquare le preoccupazioni.

Dopo raggiunsi il letto e mi addormentai, sperando che fosse tutto un incubo.

I due giorni passarono in fretta e con pianti vari, traslochi e incazzature arrivammo finalmente all'aeroporto per dire addio a quella che io consideravo una casa.

L'Italia, ormai, era solo un vecchio ricordo che si sbiadiva mano a mano che ci avvicinavamo al gate.

Salimmo sull'aereo senza problemi e ci sistemammo sui sedili. Mi misi le cuffiette e sparai al massimo il volume che incominciò a diradarsi, mi accucciai in un angolo con la testa poggiata al finestrino.

Ecco, una nuova vita è appena incominciata, lasciati gli amici, i parenti e la scuola... mi sembra di aver fatto in passo più lungo della gamba.

Cercando di non pensarci riuscii ad addormentarmi.

«Tesoro svegliati, siamo arrivati»
«Perchè vuoi rubare la mia Nutella?... hai preso pure il mio unicorno»
Dissi sbiascicando parole senza senso mentre abbracciavo un qualcosa di morbido.

«No stupida, siamo a L.A.!!! E smettila di abbracciare il mio braccio!»
Fu come una secchiata d'acqua gelida, allora non me l'ero immaginata!, dannazione!

«Si si, ora mi muovo»
Mi alzai svogliata e sbadigliando presi il mio bagaglio, per poi scendere dall'aereo con il passo di un bradipo.

Con la bocca impastata cercai di parlare.
«Quanto è lontana "casa"?»
«Una mezz'oretta, però prima dobbiamo prendere i bagagli, a meno che tu non voglia andare in giro nuda...»
«Psssh... d'accordo»
Dissi alzando gli occhi al cielo e dirigendomi al ritiro bagagli il più in fretta possibile.

«Oh, la mia valigia, Gabri prendila tu che c'è anche la tua»
Mio padre si avvicinò e prese due grandi valige, per poi voltarsi verso mia madre e dire
«Patty prendiamoci un caffè, nostra figlia è abbastanza grande per prendersi da sola la valigia»

Certo lasciatemi da sola con una valigia grande tre volte me; mia madre naturalmente accettò e si allontanò con mio padre verso... non so dove.

Mi girai sconsolata e osservai il nastro che trasportava valige di ogni tipo. Rossa, Viola, no quella no, verde e... oh, ecco la mia, pensai allungando la mano verso il manico di un grosso bagaglio nero e rosso. La trascinai verso di me e prendendola per la maniglia la trasportai con me verso il punto in cui i miei erano spariti.

Pensai a tutto quello che avrei potuto fare appena arrivata a casa, quando qualcuno mi venne contro facendomi quasi cadere.

«Scusami ero sovrappensiero»

Dissi sfoderando le mie doti di inglese e senza guardare chi avevo di fronte.

«No scusami tu, stavo usando il telefono»

Lo guardai per un attimo per poi posare lo sguardo avanti a me notando i miei genitori che mi facevano segno di seguirli.

«Bhè scusa ancora ma devo andare... ciao»
E senza sentire una risposta afferrai la valigia e mi allontanai in fretta.

Perfetto, si inizia alla meraviglia.

//AUTHOR NOTE//
Scusate se il capitolo è breve *-*
ma è solo il prologo perquindi....
comunque, come vi sembra? Vi piace?, chi sarà mai il tizio misterioso (*banana*)?, cosa succederà alla nostra protagonista?, bene qui è tutto un abbraccio, Adam.
No scherzo, però fatemi sapere che ne pensate, aiutate una povera autrice a migliorare la storia, dona un commento....
"pateticaaaaa!" *coro di voci in sotofondo*
zitti voi! , ora vi lascio stare...
CIAO :)

Way Back Into Love|| Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora