Ma quando lo sento al La Salle's è diverso, lì sono occupato, mi muovo, servo i clienti e mi faccio in quattro. In una situazione faccia a faccia, il tanfo di birra mi ricorda mia madre e i suoi merdosi fidanzati, che bevono senza sosta. Quasi tutti quelli con cui è stata erano alcolizzati con problemi di eccesso di rabbia. Gli ubriaconi furiosi mi spaventano a morte, e Harry è un ragazzo con un sacco di problemi repressi. Se mostra anche solo un barlume di aggressività nei miei confronti, me ne vado.
"Sono stato bene" gli dico. "Sono rimasto in spiaggia un bel po'."
"Non hai avuto freddo? Il tempo non era dei migliori, oggi."
"Ho pensato di approfittarne finché sono qui. Dubito che tornerò mai in un posto così bello."
"Mi dispiace non averti fatto compagnia, Louis" la sua voce è dolce, l'espressione mi spezza il cuore. È così cupo, sconvolto. Vorrei potergli dire qualcosa, fare qualcosa per alleviare il suo dolore. Mi studia, gli occhi di un verde scuro e profondo, la testa china di lato. Mi chiedo cosa veda. Io so cosa vedo: un ragazzo solo e confuso che non permette a nessuno di conoscerlo davvero. Per qualche ragione, voglio essere io il primo ad abbattere il muro. Forse potrei aiutarlo, o forse no, ma lui ha bisogno di conforto, è evidente.

Anime simili si capiscono subito. Per quanto suoni sdolcinato, inizio a credere che siamo qui insieme per una ragione precisa.

Harry.

Come al solito, mi guarda come se riuscisse a leggermi dentro, e questo mi rende nervoso. Sono stato lontano da lui tutto il giorno di proposito. Quello che è successo ieri sera mi ha portato al limite, e se non rimetto insieme i pezzi potrei perdere il controllo in fretta. È da tempo che non mi sentivo così, ecco perché non torno mai a casa. E dopo stavolta non tornerò di sicuro mai più. Non mi importa se mio padre rimarrà ferito; non ce la faccio più. Non posso fingere che questo posto, queste persone, non abbiano un effetto negativo su di me. Non è così. Quando sono qui mi ricordo della persona che ero e che non voglio essere mai più. Non c'è altra scelta, devo rimanere lontano.

Ora che guardo Louis e vedo la compassione nei suoi occhi, capisco che devo stare lontano anche da lui. Se dovesse conoscermi davvero rimarrebbe ferito, ne sono certo. Temo che gli manchi poco per capire quale sia il mio problema, e se lo farà, so che gli confesserò tutto. E poi sarà impossibile tornare sui miei passi. Il segreto rimarrà sospeso fra noi, a metterci entrambi a disagio. Rovinerà qualunque tipo di relazione o amicizia -o come la si voglia chiamare- abbiamo.

Non sopportavo l'idea, quindi stamattina sono uscito presto accettando al volo una partita con mio padre. Non solo abbiamo giocato diciotto intensi giri di golf con una coppia di suoi amici; poi siamo anche finiti al bar del circolo. Non sono un gran bevitore, però mi sono ingollato una birra dopo l'altra godendomi lo stordimento. Il mio cervello si è rintanato in un luogo torbido e confuso dove mi era facile dimenticare. Abbiamo scherzato, parlato. Papà si è vantato del fantastico giocatore di calcio che sono, facendomi sentire bene. Lui e io non trascorriamo molto tempo insieme da soli -Adele è sempre lì a minacciare di guastare ogni cosa-, oppure ci dedichiamo ad attività che non ci consentono di parlare molto. Il pranzo ieri è stato spiacevole, e sono contento l'abbiamo superato.

La giornata di oggi ci voleva proprio, ma il pensiero di aver scaricato Louis e di averlo fatto di proposito mi ha tormentato e sento ancora il senso di colpa. Ecco perché mi sono scusato.
"Ho beccato la tua matrigna che sbirciava dalle finestre, oggi pomeriggio" lo dice disinvolto, ma le sue parole sono come undici piccole bimbe che mi cadono in testa. La tensione si irradia lungo la spina dorsale e le spalle e mi irrigidisco. "Si?"
Louis annuisce. "L'ho affrontata."
"Cosa?" sono sconvolto, terrorizzato. E se Adele le avesse spifferato qualcosa?
"Già. Neanche lei ha apprezzato. Mi ha detto che non saremmo durati, che io non sono il tuo tipo." Resto in silenzio, tenendo che potrebbe aver aggiunto dopo. "E quando le ho chiesto qual era il tuo tipo, mi ha risposto che era lei."
Il sangue mi affluisce alle orecchie, e qualunque altra cosa dica Louis, non la sento. Le sue labbra si muovono, ma io non percepisco nessun suono. Senza pensarci, mi alzo e vado a chiudermi in camera. Louis mi chiama, la voce lontana, e io penso che mi stia seguendo, anche se non ne sono sicuro. Non vedo -ho gli occhi annebbiati- e sto ribollendo di vergogna, paura, rabbia. Adele ha passato il limite, di nuovo. Lo fa sempre. Vorrei raccontare tutto a Louis ma non posso, ho paura che poi mi odierà, che mi giudicherà. Che sarà così disgustato da andarsene. Siamo appena a metà di questo viaggio e tutto sta andando in malora. Non so più come tenere in piedi la situazione.

Non dirmi un'altra bugia] Larry Stylinson.Where stories live. Discover now