3 - Io non mi sbaglio mai

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«Non ancora,» rispose distogliendo lo sguardo. Si passò una mano tra i capelli, più per nervosismo che altro. «Pensavo di... chiedere. A qualcuno.»

«Mh.» quella fu l'unica risposta intelligente che ero riuscita a produrre. Non sapevo bene cosa dire, il mio cervello era andato in pappa. Sirona si era allontanata con una scusa assurda su "guardare un vestito blu che mi sta chiamando", lasciandoci lì, in piedi, tra caramelle e gelo.

«Se... se ti va,» sospirò Remus, fissando il bordo del mio mantello, «possiamo scegliere un momento per... continuare con le lezioni. Di astronomia, intendo.»

«Sì. Certo. Quando vuoi.» Risposi secca con un sorriso. Troppo veloce. Troppo ovvia. Ci eravamo guardati per un attimo. C'era qualcosa nell'aria, come una parola non detta che però entrambi avevamo intuito. Il silenzio divenne imbarazzante, tanto che Remus fece un mezzo passo indietro. «Allora... ci vediamo. A lezione. O tra le stelle.»

Sorrisi. «Tra le stelle va bene.»

Lui accennò un saluto con la testa, e se ne andò, con la sciarpa che gli svolazzava leggera. Rimasi ad aspettare Sirona e non appena tornò da me — con il famoso vestito blu in mano e il viso più furbo del solito — mi studiò per un solo secondo «Lo sapevo.»

Pensai di negare. Avevo aperto bocca. Ma non era uscito niente. Sirona sorrise eccitata, mi prese sotto braccio e mi disse semplicemente: «Prendilo un vestito bello. Non per Sirius. Per Remus

17 DICEMBRE - Ore 19:46

Dormitorio Grifondoro - Hogwarts

Il fuoco nel camino crepitava pigramente, nel mentre che James lanciava un cuscino in aria con la bacchetta, cercando di farlo roteare senza farlo finire addosso a Peter, che si proteggeva dietro un manuale di Incantesimi Avanzati come se fosse uno scudo vero. «Dai, Potter,» sbuffò Peter, «se mi fai saltare in aria anche stavolta, non ti passo più le risposte per Trasfigurazione.»

«Come se ti servissero davvero,» ribatté Sirius, sprofondato nella poltrona più grande della loro camera comune, i piedi sul tavolino e un'espressione da re in vacanza. «James ha il voto più alto della casa. Dopo me, ovviamente.»

James fece un inchino esagerato dal divano. «Modestia, Black, sempre il tuo punto forte.»

Remus era seduto su uno sgabello vicino alla finestra, con un libro aperto sulle ginocchia. Lo sfogliava da minuti senza leggere davvero. Ogni tanto lanciava uno sguardo al riflesso della sala nel vetro. Un modo discreto per osservare senza essere osservato.

«Allora, Felpato» disse James, con un sorrisetto furbo «tu ci vai al Ballo del Ceppo con quella bionda di Serpeverde o stai ancora sperando che Scarlett cambi idea?»

Remus si irrigidì appena. Un riflesso impercettibile. Continuò a guardare il libro, ma non girò pagina.

Sirius si limitò a fare una smorfia. «Scarlett? Ma per favore. Lei è... complicata.»

«Complicata?» rise James. «Traduzione: l'hai scaricata e ora non ti fila nemmeno di striscio.»

«Non è colpa mia se ha voluto 'prendersi del tempo'», ribatté Sirius, facendo le virgolette in aria. «Le ho detto che non sono fatto per le relazioni e lei ha reagito male... Non è colpa mia se è così sensibile.»

Remus si costrinse a non reagire. In realtà lo ricordava bene quel periodo. Troppo bene. Aveva visto come Sirius l'aveva trattata. Lei gli disse che era diventata più silenziosa, ma anche più determinata. E da qualche giorno, qualcosa tra loro — forse più per lui che per lei — si era trasformato. Le ripetizioni, le conversazioni sotto le stelle, i sorrisi esitanti. Ma no, non ne aveva parlato con nessuno. Men che meno con Sirius.

THE THIRD NAME (The Map and the Marauders)Where stories live. Discover now