Forse l'amore può vincere

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Il mio nome è Peter Minus. Nessuno mi conosce davvero se non come "il cagnolino che scodinzola dietro i Malandrini, che non ha una sua opinione e che è il meno fantastico del gruppo". Ecco quello che la gente dice di me. E credo che anche Felpato, Ramoso e Lunastorta parlino così di me, quando sono soli. Io non sono bello, attraente, ricercato e talentuoso come Sirius. Non sono dolce, affettuoso, ostinato, ammaliatore, coraggioso come James. Non sono nemmeno intelligente, saggio  e geniale come Remus. Io sono solo Codaliscia, il piccolo, acquoso, subdolo e ingannevole Codaliscia. Ed è di me che questa storia parla.

(Ok, ragazzi, ho voluto fare una minuscolissima introduzione del protagonista qui, ma d'ora in poi andrò aventi con la storia in 3POV.... così riuscirò ad essere più oggettiva e meno stupidamente romantica :) )


Era il primo Settembre 1977, e questo significava che era il primo giorno di scuola per gli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Per Peter Minus, questo voleva dire rivedere i Malandrini, i suoi migliori amici, dopo non essersi incontrati per i tre lunghissimi mesi d'estate. Gli altri anni avevano passato molte giornate estive insieme, ma questa volta James e Sirius (che ormai abitava dai Potter da quasi un anno) erano andati in vacanza in Italia senza i genitori per circa due mesi, mentre il resto del tempo lo avevano passato al mare in Francia con i signori Potter. Anche Remus era andato a stare da loro una settimana o due, ma Peter non aveva potuto raggiungerli: quella strega oppressiva che era sua madre aveva paura di lasciarlo andare da solo, quindi era dovuto rimanere con lei e il padre ad aiutarli nell'enorme farmacia che gestivano dalle parti  di Upper Flagley*, nel Sud dell'Inghilterra. Tutta l'estate a rimettere in ordine boccette e disgustosi mucchi di occhi di scarafaggio, alghe, funghi, pelo di unicorno e così via sugli scaffali polverosi, pensando a come si stavano divertendo gli altri alle sue spalle, magari mentre ridevano di lui e della sua goffaggine. Quest'estate, sentiva qualcosa di rotto dentro al petto, mentre pensava ai Malandrini. Non sapeva come mai, ma non aveva molta voglia di rivederli, o almeno, non faceva i salti di gioia come gli anni scorsi. Arrivati al binario 9 e 3/4, la madre prese a fargli un numero imprecisato di raccomandazioni che andavano dal non andare da solo nella Foresta Proibita, al non cadere dal finestrino del treno, o dalle scale di Hogwarts, fino addirittura a non cadere dalla torre di Astronomia durante le lezioni. Alzando gli occhi al cielo, pensò che la donna non sarebbe mai cambiata, solo perché ogni tanto gli succedevano dei piccolissimi incidenti. Oh, ma chi voleva prendere in giro? In realtà era talmente imbranato che gli succedevano spesso degli imbarazzantissimi episodi. Come rimanere incastrato con la sua tutt'altro che piatta pancia nella finestra del dormitorio, mentre si sporgeva per far entrare un maledetto gufo riluttante nella camera. O finire con i piedi incastrati nella ringhiera delle scale, mentre una infuriata Evans lo rimproverava facendolo arretrare dalla paura. O ancora venire catturato dalla Piovra Gigante che cercava di ottenere il panino che il ragazzo aveva in mano. 

Scosse la testa, cercando di scacciare tutte le figuracce che gli si erano accumolate nella mente in quei due secondi circa. "Dai, mamma, ora devo andare a prendere il treno. Ti scrivo presto." le disse, e, senza darle il tempo di ri-iniziare con la sua tiritera di "Fai attenzione, mi raccomando... la mamma ti vuole bene... non fare troppi scherzi... concentrati sullo studio, quest'anno hai i M.A.G.O.... Mi ricordo che io alla tua età..." Insomma, tutte quelle ciance da adulti preoccupati e rompiscatole, si girò e sparì nella folla. Salendo sul treno, si diresse verso il solito scompartimento dei Malandrini, per trovarlo già occupato da una bellissima ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi, che leggeva un libro con attenzione e ogni tanto sbuffava. Decise di entrare lo stesso, e, quando lei si girò verso di lui, le disse " Ehm.. Evans, ti va bene se mi siedo qui? E' pieno dappertutto..."

Lei si girò a scrutarlo con i suoi incredibili occhi color smeraldo, e disse "Se proprio devi..." E subito rivolse la propria attenzione di nuovo al libro. Allora Peter si sedette davanti a lei, e iniziò ad osservarla. Seduta con una gamba ripiegata sotto di lei e il libro sulle ginocchia, aveva una mano che teneva fermo il libro e un'altra che giocherellava distrattamente con una ciocca di capelli. I capelli rossi come il fuoco le ricadevano sugli occhi, e spesso doveva sistemarli dietro le orecchie. Le mani erano lunghe e affusolate, e si muovevano con grazie,  mai un gesto troppo brusco o violento. Le gambe erano lunghe e magre, il ventre piatto, e le spalle erano dritte e sicure. Il suo viso era perfettamente ovale, la pelle diafana e spruzzata da delle efelidi che le percorrevano tutte le guance, dal naso alle tempie. Gli occhi erano a forma di mandorla e di un verde intenso, con pagliuzze dorate verso la pupilla e marroni verso l'esterno, ed erano circondati da delle lunghissime ciglia nere e ricurve. Le labbra erano carnose e leggermente rosate, in quell'istante piegate in una smorfia di disappunto appena accennata rivolta al libro.

In quel momento lo colpì quanto fosse bella. Ma non bella come Marlene McKinnon, Emmeline Vance, Mary McDonald e Alice Prewett. Bella in un modo tutto suo, in un modo che la rendeva superiore a tutte le altre.  Le altre erano carine, soprattutto la McDonald, ma non sarebbero mai riuscite ad eguagliarla. Lei era... lei, ed era la più speciale di tutte.

In quel momento entrarono, portando con loro la ventata di allegria e risate che li contraddistingueva, i Malandrini. Per primi entrarono James e Sirius, un ghigno sul volto e le mani in tasca, dietro di loro era Remus, l'aria da bravo ragazzo e un enorme libro tra le mani. Ridendo ad una battuta di James, probabilmente. Subito Ramoso avvistò la Evans.

"Evans! Ma che piacere!"

"Il piacere è tutto tuo, Potter, te lo assicuro"

"Mmm, ma che gentile, Evans. Perché non ti rilassi un po'? Un'uscita ad Hogsmeade aiuterebbe..."

"No, Potter, non ci vengo a Hogsmeade con te"

"Ma dai, Evans. Sono sicuro che ti piacerebbe, sei solo troppo timida per accettarlo!"

"Ugh! Non ti sopporto, Potter!" e con questo uscì di corsa dallo scompartimento, dopo aver incantato i suoi bagagli perché la seguissero (naturalmente assicurandosi che andasse a sbattere proprio su di James). Peter seguì con lo sguardo i suoi capelli rossi volteggiare sulle sue spalle, prima di uscire completamente dal mio campo visivo. Durante tutto il viaggio finse di sorridere comprensivo mentre Ramoso continuava a borbottare "Non capisco perché faccia così. Come fa a rifiutarmi? Faccio qualcosa che non va? Secondo voi, Sirius, Remus?"

Ma in fondo stava bene. Perché sapeva che Evans non si sarebbe mai messa con James, e, anche se era migliore di lui in tutto, magari aveva ancora una possibilità. Magari l'amore, il suo amore per Lily Evans, poteva ancora vincere su tutto.


* Non mi sono inventata questo villaggio, viene nominato da Ron ne "I doni della Morte", al capitolo 21 ("I doni della Morte"), pagina 404 della mia edizione. Secondo il ragazzo era un villaggio totalmente abitato da Maghi e Streghe, quindi probabilmente una famiglia magica avrebbe preferito abitare qui, dove potevano usare la Magia liberamente, piuttosto che mescolarsi ai Babbani e nascondere la propria natura.

*Angolo autrice*

Salve, ragazzi (e soprattutto ragazze)!!

Se avete dubbi sul passaggio dalla prima alla terza persona, leggete la nota a inizio capitolo.

Spero che il primo vero capitolo vi sia piaciuto. Fatemelo sapere attraverso commenti e, possibilmente, voti!

Grazie mille per star leggendo questa storia! 

See you soon!

the_girl_who_dreams

Amor omnia vincitWhere stories live. Discover now