3. Arïth [parte 2/3]

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Tenebra correva a tutta velocità, le vele chiuse, scalfendo la superficie del mare col suo scafo nero. Il motore costruito da Emrad la stava spingendo ben oltre i trenta nodi, velocità già doppia rispetto a quella raggiungibile dalla maggior parte delle altre navi, Anna però aveva comunque la sensazione di andare troppo piano. Si trovava sulla prua della nave, proprio alle spalle della polena a forma di pantera, incurante degli schizzi e del vento contro la pelle.

«Emrad, non si può andare più veloce?»

L'uomo scosse mestamente il capo. «Mi spiace, questo è il massimo che possiamo fare con i cristalli che abbiamo comprato.» La raggiunse al parapetto di prua. «Vedrai, faremo in tempo.»

La ragazza non rispose, lui però vide le sue dita che si serravano sul legno scuro, facendolo gemere. Mise una mano sulla sua per cercare di farle coraggio. «Anna, non è colpa tua.»

Lei si ritrasse con uno strattone. «E invece sì! Siete i miei uomini, dovrei essere in grado di proteggervi!»

Si mise a camminare nervosamente sul ponte, come una fiera in gabbia. Da quando avevano fatto rotta verso l'arcipelago Byg, luogo dove viveva il medico, la giovane non si era ancora azzardata ad andare a sincerarsi delle condizioni di Francis.

Emrad non aveva il coraggio di dirlo apertamente, ma la sua sensazione era che la ragazza provasse qualcosa di simile alla paura. Lo capiva dal leggero tremolio delle sue mani, dalla sua incapacità di restare ferma, dal suo atteggiamento chiuso e scostante. Non era la Anna di sempre.

Era quasi mezz'ora che viaggiavano e finalmente avvistarono qualcosa. Era sicuramente la loro meta, non c'erano altre terre nei paraggi, e questo riaccese la loro speranza: ormai erano quasi arrivati, presto il loro compagno sarebbe guarito.

L'arcipelago Byg era formato da una serie di isole vulcaniche, di cui la più giovane ancora attiva, e l'unica abitata si trovava più o meno nel mezzo del gruppo. Emrad aveva saputo che il medico, un alieno come lui, si era stabilito lì per non attirare l'attenzione, ma quando arrivarono, scoprirono che i suoi tentativi di tenere un basso profilo erano stati infruttuosi.

Convincere un gruppo di pescatori a parlare non fu difficile.

«Ha detto che dei tipi lo stavano cercando, così è andato su un'altra isola per combattere senza causare danni al villaggio.» esalò un vecchio senza due denti, terrorizzato dall'arrivo della nave pirata. «È... È quella lì.» aggiunse indicando il cucuzzolo di terra verde.

I due raggiunsero in fretta la loro nuova meta, e appena Anna ed Emrad ebbero messo piede sulla spiaggia, una fragorosa esplosione li fece arrestare. Si scambiarono uno sguardo d'intesa: i "tipi" erano già riusciti a trovare il medico, dovevano agire in fretta.

Guidati dal rumore, attraversarono l'intricato groviglio di tronchi e liane fino a quando non avvistarono il campo di battaglia: si trattava di un'ampia zona rocciosa, libera dalla vegetazione e piuttosto irregolare. Le due fazioni si erano asserragliate in punti strategici, restando al riparo mentre sparavano proiettili e incantesimi sui nemici.

«Da che parte sarà il medico?» fece Emrad cercando di cogliere le sagome dei combattenti, ma stando attendo a non esporsi.

«Chissene frega, li sistemo tutti e poi ci pensiamo.» affermò Anna.

Fece per rilasciare i suoi poteri, ma il suo compagno le afferrò un braccio. «Anna, non essere avventata. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare.»

«Sono io il capitano, e sono io che prendo le decisioni!» lo zittì lei con lo sguardo di chi non ammette repliche.

Emrad strinse i denti, abbassando gli occhi. Sapeva bene che i poteri di Anna erano del tutto fuori dalla sua portata, ciononostante non poteva permettere che agisse in maniera imprudente contro avversari sconosciuti.

Per una volta la fortuna decise di sorridergli e, tornando a guardare i punti da cui provenivano gli attacchi, riuscì ad individuare il mezzo busto di una creatura possente, dalla pelle grigiastra e con un paio di corna da ariete che uscivano dal capo. Di certo non era il medico che stavano cercando.

«Anna, aspetta, ho capito da che parte andare! Da quella parte ho visto un tipo che mi sembrava un bastiodonte, il nostro uomo deve trovarsi per forza da quest'altra!»

Lei lo trafisse con uno sguardo. «Ne sei sicuro?»

«Al cento percento.»

«E allora muoviamoci.»

Restando seminascosti tra il fogliame, risalirono il costone roccioso su cui si era presumibilmente barricato il medico e ben presto lo individuarono. Solo che non era solo. Erano in tre, tutti hystricidi, il che lasciava supporre di essere nel posto giusto.

Ben presto uno di loro li vide e si voltò di scatto, pronto a sparare con il suo fucile magico. «Fermi dove siete!»

«Aspetta, non vogliamo combattere!» si affrettò a dire Emrad, uscendo allo scoperto basso e con le mani in vista. «Un nostro compagno è stato avvelenato, abbiamo bisogno di un medico. Stiamo cercando Arïth Svasìrr.»

«Sarei ben felice di aiutarvi, credimi, però al momento sono un po' occupato.» affermò uno dei tre, quello con i capelli-aculei biondi e la pelle più chiara.

«Ehi, aspetta un secondo, quella è "Bandiera Nera" Bedder!» esclamò il tipo che li aveva visti prima, un pellebruna con la barba raccolta in due corte treccine.

Una raffica di colpi li scosse, rammentando loro di essere nel bel mezzo di una battaglia.

«Chi sono quelli che vi attaccano?» chiese Emrad «Prima mi è sembrato di vedere un bastiodonte.»

Da quelle parole, Arïth capì subito che anche lui veniva dallo spazio, così parlò apertamente: «Sono cinque bastiodonti armati di fucili mitragliatori di grosso calibro e dotati di armature ad energia. Stanno sfruttando il fuoco di soppressione per tenerci bloccati e intanto provano a colpirci con le granate, ma per fortuna stiamo riuscendo a respingerle. Gli incantesimi diretti non hanno effetto su di loro, e credo che stiano usando proiettili anti-magia.»

Anna lanciò uno sguardo al suo vicecapitano. «Che ha detto?»

«Stanno usando armi molto potenti e molto veloci per tenerli bloccati qua, e intanto cercano di colpirli con dell'esplosivo. È anche probabile che con le loro armi possano ferire pure te.»

«Sei davvero Bandiera Nera, quella con la Black Soul?» chiese loro il terzo uomo, un pellerossa dai capelli castano scuro.

«Sono io.» confermò la ragazza. «Avete già un piano?»

Il pellerossa sorrise. «Adesso sì.»

AoN - 1 - Bandiera Nera [da revisionare]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora