I capitolo

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Mi sforzai di guardare oltre le vetrate della finestra, poco distante dal mio unico grande amore, ovvero il letto. Non pioveva e ciò era un miracolo, una data da segnare sul calendario ma seppur quelle odiose gocce d'acqua non scivolavano per le strade e sulle verande della mia "amata" città il cielo pareva di un colore grigiastro, scuro e cupo. Rimasi con gli occhi socchiusi ad osservare ciò che la mia finestra riusciva a farmi intravedere. Era un lunedì, uno di quei giorni più odiati dagli studenti nell'arco dell'anno scolastico, uno di quei giorni dove i professori si divertono a guardare soffrire quei poveri studenti - compreso me - vagare nel nulla lungo i corridoi come degli zombie. Ributtai la testa sul cuscino morbido seguito da un mugolio ma nonostante la mia voglia di continuare la mia tranquilla dormita vi era un pensiero che mi martellava la mente. Non era un compito, né un'interrogazione dove ovviamente non mi ero preparato, non era una punizione, né una partita a calcio se non......Minho! Alzai il busto di scatto, con gli occhi spalancati nonostante morivo dalla voglia di farli rimanere chiusi e dormire senza una fine ma Minho, il mio migliore amico mi aspettava all'alba per una bella corsetta lungo il quartiere. Spostai lo sguardo verso l'orologio digitale posto sopra il comodino la quale segnava a un minuto dalle sette, la mia solita ora mattutina, che appunto appena l'ora passò da 6:59 am a 7 am tuonò un'orribile suono squillante. Poggiai la mano sul pulsante sopra l'orologio per far smettere quell'orribile suono orripilante che trapanava le mie povere tempie. Pigiavo e pigiavo ma il suono fastidioso continuava a rimbombare in camera, senza fermarsi cosicché il mio piccolo fratellino intelligente entrò in camera mia con uno sguardo poco felice, mezzo addormentato e con un solo colpo fece zittire la sveglia.
<< ero capace pure io >> borbottai arricciando il naso.
<< idiota >> sibilò scuotendo la testa e uscendo dalla camera sbattendo la porta.
Non era nei miei piani farmi mettere piedi in testa dal mio fratellino che, sfortunatamente, era nato con un cervello più evoluto del mio.
Comunque sia ero pronto ad affrontare una nuova giornata, forse, ma l'unico mio pensiero in quel momento era il mio letto.

<< ciao tesoro! >> squittì mia madre dalla cucina.
Dopo essermi preparato e aver fatto una colazione abbondante a base di succo di frutta e toast, uscii da casa mia sistemandomi il ciuffo dei miei capelli. Oltre il cancello di casa mia potevo intravedere i capelli di Minho, cosa che non mi rasserenò molto poiché appunto gli avevo promesso una bella corsetta per il quartiere ma già a giudicare dal cielo potevo ritenermi salvo. Chi è l'idiota che corre con un cielo che dice "ti farò spedire in ospedale con tuoni, lampi e tempesta?"
Presi coraggio e dopo aver preso un sospiro profondo aprii il cancello con le mani calde e sudate nonostante il fresco dell'aria mi sfiorava ogni centimetro di pelle.
Era lì che mi sorrideva, portava il suo solito zainetto tra le spalle, i suoi capelli bruni erano tirati perfettamente come un perfetto asiatico, il corpo slanciato e gli indumenti perfettamente abbinati; cioè non fin troppo, sapevo benissimo di quanto l'educazione rigida dei suoi genitori l'avevano influenzato ma non fino a quel punto eppure mi pareva fosse di buon umore e la cosa mi fece tirare un sospiro di sollievo.
E con tutta la tranquillità del mondo mi avvicinai sorridendo, pronto ad intraprendere la lunga via verso la W.I.C.K.E.D School Academy.
<< buongiorno Minho >> dissi soltanto con il sorriso più convincente del mondo, non si sapeva mai.
Lui mi sorrise, sembrava che l'accordo se lo si era dimenticato pure lui ma la fortuna cambiò ruota e la sfortuna mi sfrecciò in pieno viso, come un bel coppino dietro la nuca....anzi no scherzavo, era la mano di Minho.
<< ahi! >> quasi urlai attirando l'attenzione di quei pochi ragazzini che si dirigevano anche loro a scuola.
<< ma che ti è preso? >> sbuffai cercando di tenergli passo, odiavo quando camminava di fretta come se stesse perdendo il treno per il mare.
<< uhm vediamo >> si mise l'indice sul mento, ciò non portava a nulla di buono << "mi metterò la sveglia per poter correre con te, promesso" può bastare? >> mi chiese con fare ovvio mettendoci anche con tanto di virgolette.
Fortunatamente mi ero già preparato una bella scusa, una scusa sensata, psicologicamente, emotivamente e scientificatamente sensata!
<< ma guarda il cielo! Chi è l'idiota che correrebbe in giro rischiando la propria salute?! >> quasi esclamai. Mi sorpresi di me stesso poiché di prima mattina avevo formulato una cosa sensata.
Nonostante il mio ego, Minho si fermò e così mi dovetti fermare pure io con lo sguardo perso che urlava un - che c'è ora? -.
La mia espressione non bastò poiché mi arrivò un secondo coppino nell'arco di meno un quarto d'ora.
<< ahi! Cosa ho fatto ora? >> mi lamentai strofinando la mano nella parte colpita.
Minho con i colpi mica ci scherzava!
<< mi hai sottovalutato >> disse con voce piatta e un terzo colpo mi arrivò.
<< e questa per cos'era? >> ormai il dolore se n'era andato.
<< mi hai dato indirettamente dell'idiota >> continuò, non poteva ovviamente mancare un quarto coppino.
<< ouch! >> mi passai nuovamente la mano dietro la nuca. << e questo?! >>
<< sei tu quello idiota tra noi due >> disse con tutta la tranquillità del mondo. Ovvio, chi si beccava gli schiaffi ero io e chi si divertiva era lui. Non potei neanche formulare una frase che un sesto coppino mi arrivò.
<< e questo perché mi sto divertendo a darti i coppini >> disse semplicemente con un mezzo sorriso sul volto seguito dalla sua solita fragorosa risata la quale contagiò un paio di ragazze. Non mi sorprendevo se ogni settimana quell'idiota si portava a casa diverse ragazze e credetemi se vi dico anche in base al suo umore.
Rimasi per qualche momento in silenzio a scrutarlo con un sopracciglio alzato, infine non resistetti e nonostante la mia voglia di prenderlo a pedate era forte, la voglia di scoppiare a ridere era ancora più forte.
<< stupido idiota >> mormorai scuotendo la testa continuando a ridere.
<< sai benissimo che per me la corsa è tutto e poi essendo il capitano di atletica dovrò pur dare un bel esempio ai pivellini >> si pavoneggiò tutto fiero di sé, con l'orgoglio che si percepiva nell'aria e l'ego saltargli fuori dalle orbite. E come biasimarlo; da quando aveva messo piedi nella nostra scuola era già stato nominato capitano di atletica, titolo che portò per anni e anni fino ad oggi.
<< portare ad un buon esempio non ad un suicidio, Minho! >>
Tra insulti e leggere sberle arrivammo stranamente interi davanti a quella che si può definire "inferno" o "manicomio", ma comunemente usata con il termine di "scuola". Folla di studenti si spostavano in massa o a piccoli gruppetti per il piccolo giardinetto dell'atrio della scuola. La W.I.C.K.E.D School Academy vantava di una grossa struttura, molto ambita dagli studenti di tutto il mondo, in poche parole, la laurea di questa scuola poteva essere definita come la chiave sicura di un probabile grandioso lavoro.
<< ma quanto ti posso detestare? >> mormorai ridendo oltrepassando il grandioso cancello che delimitava il terreno di libertà e di totale possibilità di morte.
Prima che Minho potesse aprire bocca ci affiancò Teresa, una ragazza alta, molto affascinante, intelligente, audace, tipica ragazza dalla porta accanto.
<< hey Tom >> mi rivolse un sorriso sincero che ricambiai standomene in silenzio.
<< buongiorno anche a te Teresa >> l'asiatico s'intromise immediatamente.
Il rapporto che avevano i miei due migliori amici non era una di quelle buone, anzi, tra loro affluiva sangue caldo appena i loro occhi avevano l'occasione di incrociarsi. Questo perlomeno valeva per Teresa che riteneva Minho un sottospecie umano, grande all'esterno ma ridotto all'interno. E con interno intendo cervello, poiché la media scolastica del mio adorato amico non poteva fare invidia a nessuno neanche a Patrick, quella stella marina nota nel famoso cartone animato "spongebob".
<< mh ciao >> rispose soltanto la ragazza che mi camminava affianco. Roteai gli occhi, solita routine.
<< wow almeno oggi sei riuscita a passare oltre ad un mh >> la voce di Minho si presentava sorpresa ma allo stesso tempo divertita. Non capivo bene la logica del piccolo coreano che già era odiato e di sua spontanea volontà aggiungeva più pepe alla situazione.
Ci fermammo davanti all'armadietto di Teresa che con una sola mossa l'aprì lanciando uno sguardo fugace verso il mio amico, e quello sguardo non prometteva nulla di buono.
<< oggi ho il compito di biologia e ieri ho passato tutto il pomeriggio e la sera a prepararmi per questo dannato test. Non ti ci mettere anche tu! >> la sua voce era dura, profonda più del solito e solo allora notai le sue occhiaie. Dopo aver preso un bel respiro profondo mi rivolse il suo ennesimo sorriso tranquillo anche se potevo leggere bene dal suo volto un "trattienimi o lo uccido". Onde evitare la 817189181 guerra mondiale, già non la seconda poiché di guerre mondiali ne erano scoppiate fra i due, indicai la classe di biologia con un solo sguardo come se le stessi ordinando di filare in classe. Lei, sia graziata dalla sua intelligenza o dal suo fare intuitivo, girò i tacchi e con il nervosismo che le girava attorno si passò una mano tra i capelli ed entrò con fare riluttante dentro la classe.
Appoggiai la schiena contro il gelido muro della scuola guardando con un sopracciglio alzato Minho.
<< mi chiedo perché sia così nervosa, insomma ha degli ottimi voti >> sbuffò passandosi una mano tra i capelli << ma poi è così maledettamente sexy quando si arrabbia >> socchiuse gli occhi lasciandosi scivolare dalle corde vocale la sua solita voce romantica ma allo stesso tempo seducente. " Il solito" pensai.
Mentre Minho si diresse dalla parte opposta del corridoio per andare nel corso di algebra, materia di cui stranamente e miracolosamente andava bene, io presi la mia strada - o meglio corridoio - per giungere in destinazione.
Per l'appunto dopo qualche passo e qualche saluto a manco e a destra mi ritrovai la porta davanti a me con un cartellino bianco sopra che indicava a carattere cubitali "corso di fisica". Mancavano meno di cinque minuti all'inizio delle lezioni e quindi mi affrettai ad entrare in classe dove stranamente tutti bisbigliavano con un filo di voce e l'eccitazione che ben si poteva leggere nell'espressione dei loro volti.
M'incamminai infondo alla classe e dopo aver sistemato quaderno e libro sul banco non mi scomodai a chiedere in giro di che cosa stessero parlando. Sicuro fosse un pettegolezzo girato per tutta la scuola, tipico degli adolescenti per mettere pane in bocca. Ma la cosa mi spaventava poiché tra il mormorio sentivo spuntare un "ragazzo nuovo" "Inghilterra" "prodigio" "gay".
<< Alby ma cosa sta succedendo? >> chiesi con fare goffo mentre sorseggiavo un po' dell'acqua dalla mia bottiglietta.
<< Pare che oggi arrivi un nuovo studente ed è gay! >> scoppiò a ridere tenendosi la mano sulla pancia. Fin lì era tutto normale, non trovavo assolutamente nessuna ragione per cui gli altri si stavano scompisciando dalle risate. Da quanto ne sapevo, il giudizio sugli esseri umani non contava molto in quella scuola. Etero, bisex, gay o quel che sia non aveva importanza. Un gruppo di ragazze sicuramente notando la mia totale confusione dipinta sul volto si avvicinarono scuotendo la testa seguite dalle loro risate acute.
<< è gay quindi è probabile sia checco !>>
<< ma vi immaginate? E se indossasse una tutina? Un top? >>
<< e se al posto di scarpe indossasse dei tacchi e con così tanto trucco da nascondere il viso? >>
<< Io credo scoppierei a ridergli in faccia se si fa vedere pure con una di quelle parrucche! >>
Voci distinte si sparpagliavano in giro velocemente, altri vari commenti simili sbucavano da una parte all'altra. Ovvio che non avevo pregiudizi su nessuno eppure l'immagine di un nuovo ragazzo vestito da spogliarellista entrare in classe mi fece scoppiare a ridere come tutti i presenti in classe, risate che poi lentamente si spensero all'arrivo della professoressa Jordan e dal suono della campanella che segnava l'inizio di una tortura. La professoressa sistemò la sue cose sulla cattedra. Come al solito portava i suoi soliti occhiali finti, giusto per sembrare più professionale. Sicuramente era la professoressa più giovane di tutto l'istituto, vestiva abiti adeguati ma allo stesso tempo professionali e leggermente seduttivi.
Mi sedetti con fare gobbo, tutto il contrario di uno studente modello; più che altro sembravo un ragazzo disteso sulla spiaggia a prendere il sole intento a mordicchiare la matita. Notavo l'eccitazione negli sguardi dei miei compagni che passavano dalla professoressa alla porta, come se stessero aspettando la bidella bussare per dar inizio al divertimento. Anzi era proprio così.
A cinque minuti dall 'inizio della lezione qualcuno bussò alla porta. Alcuni miei compagni avevano già lo sguardo divertito, alcuni si erano addirittura preparati delle battutine da fare sul povero individuo preso di mira e altri invece già si trattenevano le risate tappandosi la bocca con la mano.
<< professoressa è arrivato il nuovo studente >> la voce rude della bidella Maria, signora irritante per vari motivi personali che non starò a raccontare - be' sì, era triste per lei vivere in una casa sola piena di gatti - tuonò per tutta la classe. Con questo la porta si aprì.
La professoressa sorrise facendo segno di entrare a quel povero ragazzo che si sarebbe già dovuto subire le cavolate dei suoi futuri compagni. Infondo mi dispiaceva per lui, nonostante avessi in viso un sorrisetto da tipico ragazzo tepistello.
Al primo momento entrò un ragazzo di cui nessuno fece molto caso, tutti continuavano a guardare verso la porta aspettando l'entrata gloriosa del ragazzo che si era già aggiudicato il titolo di "checca".
<< Ragazzi il vostro futuro compagno è già entrato >> la voce delicata della professoressa ci costrinse a guardarla nel viso tutti confusi e poi un'altra voce più roca ma allo stesso tempo dolce apprese l'attenzione di tutta la classe, una nuova voce mai sentita con un filo di accento brittanico.
- uhm ciao, io sono Newt, il nuovo studente -
Non saprei spiegarvi quanti minuti rimanemmo a fissarlo. Se ne stava alzato in piedi, davanti a tutta la classe. La sua postura pur essendo magrolino e tanto asciutto era molto possente, come se volesse dominare. I suoi capelli biondi gli cadevano sulla fronte, perfetti ad ogni capello mentre il suo sguardo invadente ma allo stesso tempo tenace e sorprendete scappava per tutta la classe come se volesse fotografare ogni minimo dettaglio per poi poter imprimere l'immagine nella mente. Indossava tutt'altro che una divisa da spogliarellista, ma dei bei jeans ben aderenti alle sue esili gambe, una camicia bianca coperta da un maglione grigio. Oltre a vestire i panni di Newt, vestiva anche i panni di un ragazzo elegante dove il charme colpiva e non poco.
Si passò una mano tra i capelli, un gesto che assolutamente doveva evitare di fare poiché non mandò in tilt solo le ragazze -che già avevano perso il pieno controllo dei loro ormoni. - ma un gran numero di ragazzi si era fatto catturare dalla sua bellezza e dalla sua simpatia ma misteriosità che vagava nel suo sguardo sfuggente. Fece un piccolo sorrisetto timido che mise fuori anche la professoressa, questo lo potevo constatare benissimo dal silenzio che era sceso in classe. Quel silenzio che raramente si poteva godere nelle classi. Dal suo sguardo potevo notare la sua incertezza, sicuramente spaventato dal silenzio immenso che si era creato appena. Fortunatamente la professoressa diede un colpo di tosse, da lì qualcuno era riuscito a scappare dal suo attimo di trance. Non si poteva biasimare lo sguardo confuso di quel ragazzo, assolutamente bello. Cioè, ragazzo, solo ragazzo.
<> Allora Newt ci sono un paio di banchi vuoti, decidi te dove andare >> non sapevo se il sorriso da gattamorta della professoressa facesse più ridere o disgustare ma comunque sia Newt, con la sua eleganza innata, spostò lo sguardo verso il banco vuoto. Quello vicino al mio e non sapevo come ma il mio cuore prese a battere velocemente, mi sentivo a disagio come non mai; forse era per tutti quegli occhi puntati su di me visto che Newt mi si era avvicinato.
<< Posso? >> mi rivolse un sorriso, uno di quelli meravigliosi che mi fece sentire rassicurato, come se avessi scoperto che nel mondo andava di nuovo tutto bene, dopo tutte le peripezie che mi ero subito dal primo minuto in cui avevo aperto gli occhi.
<< hei >> si lasciò scappare una lieve risata e solo allora mi resi conto che non gli avevo ancora risposto. Quanto tempo ero rimasto a fissarlo come una statua greca? Per non parlare del caldo che m'investii, facendomi sentire le guancia andare a fuoco. Non riuscivo neanche a dire una parola e quindi mi limitai ad annuire sistemandomi velocemente in modo composto.
<< grazie e oh,credo sia tua >> si piegò verso il pavimento di marmo, tenuto molto pulito grazie a Maria, per poi appoggiare sul mio banco la matita che pochi minuti fa mordicchiavo tanto per fare. Ero così preso da lui che non mi ero neanche accorto di aver fatto cadere la matita.
Alzai lo sguardo verso di lui incrociando i suoi occhi nocciola, così profondi ed attraenti; insomma, gli occhi possono essere attraenti no? Comunque sia, che piova pure sul mondo un meteorite, giuro di averlo visto farmi un occhiolino. Un occhiolino amichevole, ovvio.
Per tutta l'ora ero rimasto a fissarlo con la coda dell'occhio e da come potevo notare il suo accento inglese spiccava accentuatamente su tutta la classe, un accento elegante che mostrava sempre le sue capacità intellettuali, non a caso si vociferava in giro di quanto questo Newt fosse un ragazzo prodigio, figlio di grandi pezzi nell'industria; ciò lo si poteva capire dal suo portamento ed ero quasi sicuro che l'educazione di Newt fosse più rigida rispetto a quella di Minho, cosa improbabile, ma mai dire mai!
Che dire di lui? Aveva mandato in subbuglio gli ormoni delle ragazze, reso sicuramente gay qualche mio compagno, catturato tutta la sua attenzione grazie al suo charme da studente intelligente, modesto, elegante ma sopratutto sfacciato. Tipico ragazzo benestante che si rifiuta di seguire le orme dei propri genitori. Questa era ciò che dimostrava agli occhi di tutti.
Mi guardò nuovamente inclinando di poco la testa a mo ' di cagnolino bastonato, una cosa più adorabile non l'avevo mai visto ma solo pochi minuti mi resi conto della sua azione. Lo stavo fissando senza un minimo di pudore, sfacciato com'ero lo ammiravo in tutta la sua bellezza e solo dio sa cosa mi era preso. Dal suo sguardo potevo notare un accento di insicurezza cosa che mi fece riflettere ancora di più.
<< c'è qualcosa che non va? >> si sporse verso di me sussurrando dolcemente le parole per non macchiare la sua reputazione al solo primo giorno di scuola.
La vicinanza troppo ristretta dei nostri corpi mi fece sentire a disagio ma allo stesso tempo a mio agio, mi faceva piacere - e non poco - sentirlo così vicino a me, col suo fiato che mi solleticava l'orecchio.
<< no no è tutto okay >>ero sorpreso di me stesso la quale finalmente ero riuscito a formulare una frase sensata.
<< tu sei....? >> si portò la penna in bocca mentre si dondolava beatamente sulla sedia.
Con quel gesto pensai di ritirare le mie stesse parole, così tanto educato come un sir non era.
<< Thomas >> mi limitai a sussurrare il mio nome. Una freddezza incredibile si era celata nella mia voce ed ero totalmente sicuro che mi avrebbe preso per un pazzo psicopatico con gli sbalzi d'umore ogni due per tre e il mio piano di "farmi amico" lui mi si scappò proprio davanti ai miei occhi.
<< oh, piacere Tommy >> la sua voce, da come potevo ben dedurre, era dolce e tranquilla come se avesse trascurato del tutto il mio improvviso sbalzo d'umore senza un motivo.
Da quel momento capii quanto fosse difficile decifrare quel ragazzo. Mi girai verso di lui con un sopracciglio alzato lasciando cadere la matita ormai rovinata dai miei morsi sul banco.
La cosa divertente era il fatto che sorridevo pure io per una valanga di motivi, casualmente collegati tutti a lui.
"Tommy, questa mi è nuova" pensai. E cosa più importante ero felice.
Grazie ad un ragazzo.
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Angolo autrice.
Vorrei precisare che questa è la mia prima fanfiction, quindi non potrei neanche definirmi principiante. Allora, vorrei iniziare scusandomi per eventuali errori ortografici. Ho deciso di scrivere questa fanfiction perché i newtmas sono qualcosa di troppo bello, impossibile non shipparli e no, non no ho uno schema ben definito quindi non so per certo come andrà a finire.
Se volete chiedermi qualcosa o magari conoscermi meglio cercatemi pure su
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Facebook: Paula Bianca Alcantara (Paulss).
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!
Paulss xoxo

Black abyssWhere stories live. Discover now