𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨

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29 AGOSTO 20XX

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29 AGOSTO 20XX

Una boccata d’aria fresca era tutto ciò di cui aveva bisogno. Necessitava di uscire per l’ultima sera, per l’ultima volta, fuori al piccolo balcone dell’appartamento che avevano prenotato per la loro vacanza.
Per una delle poche volte nella sua vita era riuscito a sentirsi vivo per davvero; era vivo, stava respirando: tutto questo era meraviglioso. Aveva solo vent’anni e altre esperienze le avrebbe fatte, lo sapeva bene; questa, però, non aveva prezzo.
Il panorama non era davvero nulla di che; d’altronde, non avevano preso casa in centro: viste le possibilità economiche limitate, avevano deciso di comune accordo di cercare qualcosa di accessibile. A dirla tutta, il lusso non era esattamente di loro interesse.
Ancor più meraviglioso di quell’esperienza in sé era il suo sguardo: amava perdersi in quei profondi occhi azzurri, era come nuotare in un luogo paradisiaco, mozzafiato, senza paura di annegare. Avrebbe mentito dicendo che solamente i suoi occhi lo fossero: lui era mozzafiato, qualunque cosa facesse, qualunque cosa dicesse. Era semplicemente il suo essere ciò che era a togliere il respiro; ma al contrario di quel che sembrerebbe, si trattava di una sensazione bellissima. Respirare, senza davvero farlo, perdendosi in un semplice sguardo.

Ammirava quel panorama che, nonostante fosse impoverito dai palazzi che rendevano difficile la vista del mare, gli aveva donato gioie inaspettate. Erano così occupati a seguire il proprio itinerario che non c’erano quasi mai in casa…ma quando c’erano, principalmente la sera tardi, era d’obbligo affacciarsi da quel balconcino, nonostante la vista offrisse solo palazzi, e parlare; di qualunque cosa, l’importante era parlare.
Si accese una sigaretta, godendosela con sguardo perso nel vuoto; i suoi occhi esprimevano un misto tra felicità e malinconia: d’altronde, non voleva davvero andare via. Avrebbe portato nel cuore quell’estate, e sapeva che l'avrebbe fatto anche lui.
La brezza, quella sera leggermente fresca, gli scompigliava i lunghi capelli neri come se fosse una dolce e lenta carezza. Pensò che quella sera non servisse tenerli raccolti, soprattutto per una questione simbolica: se raccoglierli per lui era abitudine, in onore di quell’ultima notte li avrebbe lasciati sciolti e fluenti per poter vivere a pieno nel presente quella fase di cambiamento che stava attraversando. E non solo lui.
Un altro tiro alla sua sigaretta, espirando lentamente il fumo bianco. La sua quiete fu interrotta da una voce che solitamente era alta e squillante; tuttavia, questa, in sua presenza tendeva ad abbassarsi notevolmente, parlando come se solo il suo suono avesse potuto ridurlo in mille pezzi come un piatto di porcellana, perché per quanto il corvino lo negasse, era realmente molto fragile.

❝🍙❞𝐒𝐎𝐌𝐄𝐖𝐇𝐄𝐑𝐄 𝐈𝐍 𝐈𝐓𝐀𝐋𝐘 || 𝑺𝒂𝒕𝒐𝒔𝒖𝒈𝒖Where stories live. Discover now