Capitolo 79: Maledetta emotività

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«Adesso invece mi ascolti, novellino.» si mise davanti a lui, solo per vederlo arretrare di colpo, impreparato. «Non so cosa diamine ti stia passando per quel cervello, ma la concentrazione è importante. Siamo circondati da bombe e dobbiamo proseguire con cautela.» fece scivolare le parole ad una ad una con la sua voce.

Gavin sollevò gli occhi a causa del divario di altezza che li separava e si rabbuiò. «Parli tu di cautela? Lo stesso vichingo spaccone che vuole spaccare tutto? – lo provocò, il tono basso e abbattuto. – Voglio ricordarti di tutte le storie che hai fatto in passato perché Dave ti metteva sempre in disparte?»

«Stai giocando con il fuoco, Brown.»

«Sto solo dicendo le cose come stanno. Vuoi fare bella figura con Dave? Bene. Non ti ostacolerò in questo: stai già andando molto bene.»

Il giovane lo spostò con una mano, volendo continuare ad andare avanti. Ma Kyle non rimase di certo indietro, dandogliela vinta e concludendo la conversazione così.

«Avresti saputo fare di meglio?» allargò le braccia, il mitragliatore appoggiato sul suo busto per rimanere appeso con la forza della sua sola mano.

I passi di Gavin si bloccarono, lo sguardo che oltrepassò l'orizzonte, agganciandosi sull'edificio della NASA. La presa sul fucile venne meno, tanto che Kyle vide le sue braccia abbassarsi lentamente contro i fianchi, l'arma attaccata al tattico grazie alla cinghia che gli avrebbe impedito di perderla in uno scontro più dinamico e disordinato. Continuò.

«Perché l'ho notato quello che hai fatto: hai abbassato l'arma, hai assecondato il nemico, dandogli speranza.» riafferrò il mitragliatore, l'aria rimproverante evidente. «Sei rimasto immobile. Hai iniziato a pensare, a rimuginare, a farti venire le paranoie perché per te quella era una situazione a senso unico.»

«Perché... – deglutì Gavin, senza voltarsi, un nodo alla gola che fece uscire la sua voce altalenante. – Se quella donna non fosse stata norvegese, che cosa avresti fatto? Come avresti potuto comunicare con lei senza farti scoprire?»

«Queste domande non ti faranno sentire meno impotente, you know?»

Gavin inspirò di scatto con le narici, cercando di non mostrare troppo platealmente le spalle muoversi con un singulto. Digrignò i denti dalla rabbia, serrando le mani in dei pugni.

«Se quella donna non fosse stata norvegese, che avresti fatto tu?» riformulò meglio la domanda Kyle.

«Non lo so.» bisbigliò Brown. «Non lo so.»

«Non lo sai perché ci hai pensato troppo.»

Qualcosa di umido colò lungo la sua guancia.
Gavin riconobbe in fretta cosa fosse e alzò la mano per arrestare il corso di quella goccia, impedendo ai suoi occhi di farne uscire altre. Ma la vista si stava appannando sempre di più, facendo diventare il panorama distorto e gradualmente irriconoscibile.

Sei così emotivo e dolce. Gli diceva sempre sua mamma con affetto e apprensione.

Posso farcela. Ribatteva lui, quanto più determinato possibile.

Sollevò la testa al cielo, cacciando indietro quelle lacrime.
Se Kyle lo avesse visto in quelle condizioni, avrebbe maggiormente confermato le sue ipotesi. Le ipotesi di tutti. Stava deludendo persino Jake, che si era impegnato per tirarlo su di morale e fargli capire che quelle insicurezze erano del tutto normali. Ma come le aveva superate lui? Veniva sempre vantato da tutti; anche quando non era parte del Team Alpha era stato scelto per le loro missioni e poi era passato celere al Team Bravo. Se fosse stato davvero incompetente non si sarebbe mai ritrovato così in alto. E Noah? Era lì con loro, lì con Dave. Lo stesso ragazzo di cui lui aveva avuto paura si era ripresentato per chiudere i conti, per fronteggiare il pericolo disarmato, sotto la protezione di Dave, ma comunque con coraggio. Con un coraggio che lui non aveva. Scosse la testa, gli occhi stretti.

MIND OF GLASS: OPERATION YWhere stories live. Discover now