CAPITOLO 15 - BAGNA IL GERMOGLIO

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Mentre donna dagli occhi penetranti scrutava Lepus con una fissità che pareva trapassare l'anima stessa del giovane. I suoi occhi, come brace ardente, gettavano un'ombra di incertezza sul ragazzo, sbalordito da una rivelazione tanto inaspettata.

"Per quale motivo dovrebbe cambiare i suoi piani?" si chiese Lepus, mentre la presenza della donna ormai rivelata lo sconvolgeva internamente. Aveva appena scoperto l'esistenza di un popolo nella foresta, un segreto gelosamente custodito che contrastava con le fiabe tramandate dalla regina Agatha, sua madre. Ma se quel segreto era così ben celato, quali potevano essere le ragioni? Era il regno all'oscuro di questa civiltà nascosta? O peggio ancora, questo popolo non era propense al dialogo?Le domande turbavano la mente di Lepus, mentre la notte scendeva con il suo mantello oscuro, rendendo difficile scrutare i misteriosi cartelli di divieto di accesso, di cui Ahronne gli aveva parlato. Ma in quel momento, la priorità era comprendere i motivi che spingevano la donna orco a desiderare un cambio di rotta, e soprattutto, quali segreti nascondeva.<Perché mai vuoi mutare il tuo piano, dove mi stai portando?> chiese Lepus, cercando di affrontare il dilemma con coraggio, nonostante il groviglio di dubbi che lo assediava. La donna, con uno sguardo che sembrava bruciare di antiche determinazioni, sembrava quasi leggere nei suoi pensieri.<Comunque anche i tuoi occhi sono molto particolari> tentò impacciato di riaccendere un dialogo con lei, per scoprire qualcosa di più.Dopotutto, corna escluse, non sapeva poi molto degli orchi se non un banale immaginario fanciullesco, nato dalle favole che la madre gli raccontava quando era un bambino.La ragazza sorrise in segno di falsa resa, provando quasi pietà per lui, e rilassando la postura, assieme allo sguardo, <Puah!> esclamò con sorpresa <Credi che i miei occhi siano strani?!>.<Nonono, ho detto p-a-r-t-i-c-o-l-a-r-i.> cercò di spiegarsi subito il ragazzo, scandendo la parola che aveva fatto nascere conflitto fra i due. <Nel senso che non gli avevo mai visti di quel colore... un colore...rosso...>.<Rubino?!> lo aiutò lei, nel trovare una parola adatta. Tirò fuori dalla sua cintura di cuoio, dove agganciata e arrotolata vi era la frusta, un pugnale molto famigliare. <Cara creatura, i miei occhi non riflettono solo la stirpe da cui provengo, ma anche lo specchio dell'ardore che arde nella mia anima,> dichiarò la donna con un tono carico di significato. <Non molti oggi possono vantarsi di avere tale trasparenza. Un velo di mistero, un segreto antico dimenticato. Anche tu ne fai parte, per questo motivo i tuoi occhi sono avvolti da una nebbia persistente. Se la memoria non mi inganna direi che li hai da diciotto anni, vero? > disse lei riferendosi agli occhi di Lepus. Le parole della donna fecero eco nella mente di Lepus, rivelando un legame oscuro che lo collegava a un destino più grande di quanto avesse mai immaginato. "Allora i miei occhi sono legati a qualcosa. Ecco il perché di tutti questi anni nascosto nel castello e celato alla vista di chiunque". Una scarica di adrenalina lo pervase, voleva sapere tutto a riguardo, e la creatura che aveva davanti ora, era ciò di qui aveva bisogno. Per un attimo Lepus dimenticò che la donna fosse anche il suo carceriere.


L'orco si allontanò per qualche secondo dalla loro intima conversazione <Cambio di piano ragazzoni, girate questa barca! Si va a nord!!!>.Il timoniere, sorpreso dall'ordine improvviso, fece fermare nuovamente la barca, <Ma... signorina, siamo quasi arrivati> balbettò, confuso sul termine per definire meglio la donna, cercando di far valere le sue obiezioni. <Se tornassimo indietro ora, albeggerà prima del nostro arrivo!>.La donna, impassibile di fronte alla protesta, rispose con un sorriso tagliente: <Vorrà dire che i vostri compagni remeranno più velocemente!>.Il timoniere, spaesato e spaventato, non osava contraddire la figura intimidatoria dell'orco e si limitò a restare immobile finché Garrick, il capitano, non intervenne con voce calma e diplomatica.<Mia signora, se tornassimo indietro col principe, ci decapiterebbero subito. E anche a lei non converrebbe nascondersi a Novira> spiegò, cercando di arginare la situazione con prudenza. Ma la risposta della donna fu tagliente come una lama affilata: <Infatti non andremo a Novira, idioti!>Nonostante il problema evidente, Garrick sembrava speranzoso di trovare una soluzione meno rischiosa. <Bene allora, dove di grazia volete che attracchiamo?> chiese, cercando di mantenere un tono pacato. La risposta della donna, però, fu sconcertante: <Andremo a Runkai, nelle terre degli orchi!>Le parole pronunciate con fermezza fecero rabbrividire tutti a bordo, persino Lepus, che conosceva bene la pericolosità di quei luoghi.<Signorina...ehm...non possiamo addentrarci in quei territori così, lo sa bene. Eee...comunque non arriveremo mai prima dell'alba, mi spiace> spiegò Garrick. Il ragazzo alzò lo sguardo, verso lo stemma della casata Novira impresso sulla vela maestra, sentendosi sollevato all'idea che la sua famiglia potesse aiutarlo, anche se in modo indiretto.Per quanto dura fosse quella ragazza, era abbastanza intelligente da capire, che non sarebbero mai passati nel territorio degli orchi con una nave umana senza problemi.I due si girarono a guardarlo, e Lepus contraccambiò con un sorriso raggiante. Non poteva crederci, che fuori dal castello, avrebbe avuto un tale coraggio. Garrick lo avrebbe voluto strangolare, ma la donna lo fermò dal farlo. Rimase ferma a riflettere per qualche minuto. Era visibilmente nervosa. <Va bene, attraccate appena potete. Farò in un altro modo>. Entrambi i pescatori ne furono entusiasti e ripresero il lavoro.


La ragazza orco, tornò dal suo prigioniero ma distolse lo sguardo e ritirò fuori il pugnale, mettendosi a ispezionarlo. <AH!> gli uscì d'istinto dalle sue labbra carnose <Per essere un contrabbandiere, "tuo fratello" è comunque uno stolto umano> disse, con un tono tagliente che colpì Lepus come una lama. La reazione istintiva del ragazzo fu di difendere il proprio popolo, <Smettila di denigrare noi umani, orco!> ma la risposta della donna fu un ruggito di rabbia che fece rabbrividire tutti a bordo.<NON INSUDICIARE MAI, IL NOME DEL MIO POPOLO!> ruggì, facendo voltare anche i marinai, che cercavano di non sentire la loro conversazione. <NON MI IMPORTA SE VUOLE CHE TU DISCENDI, HO UCCISO PER MOLTO MENO!> lo minacciò, facendo crescere un piccolo sorriso scaturito da un idea che gli era appena balenata.A quelle parole Lepus, non rimase scioccato tanto per la minaccia, quanto per le parole sul fatto che qualcuno voleva che discendesse, propio come nel suo sogno. A differenza di ciò che avrebbe fatto al castello, Lepus rimase immobile, non abbassò lo sguardo e non si arrestò, <Cosa hai detto?>.<Che ti uccido se...> <No, no l'altra parte. Hai detto le esatte parole di quello che ho sognato, come hai fatto?> disse lui con trepidazione.<OH, i fiori hanno già fatto effetto allora eh?> disse lei, continuando a sorridere con malizia, mentre si muoveva intorno a lui come uno squalo quando circonda una preda.<Sai, avrei voluto portarti dal mio popolo in modo tale da tenerti nascosto a lui, ma la primavera è prossima e io di certo non attraverserò la foresta con un tale carico> spiegò riferendosi a Lepus, mentre si avvicinava alla lanterna, gettando un'ombra minacciosa su di lui <Tuo fratello, credo abbia voluto darti una mano. Un po' un controsenso, ma è troppo tardi per pensarci sopra alle ragioni che l'hanno portato a lasciarti questo pugnale,> concluse, spegnendo la lanterna e avvolgendo tutto nell'oscurità. <Direi che il patto è saltato, prendi un bel respiro ragazzo>.A quelle parole, un brivido di terrore scosse Lepus fin nel profondo dell'anima, mentre la sua mente tentava disperatamente di dare un senso alla tragedia che si stava svolgendo attorno a lui. Prima che potesse pronunciare una parola, fu afferrato senza pietà e gettato nell'abisso nero delle acque gelide del fiume Polilante. Il contatto freddo e violento con l'acqua agitata lo lasciò senza fiato, mentre la corrente tumultuosa lo inghiottiva.Con le braccia e le gambe legate, ogni movimento era un tentativo disperato e futile di liberarsi dalla morsa mortale delle onde oscure. Il gelo penetrava attraverso la sua pelle, stringendo i suoi polmoni in una morsa di ghiaccio, mentre l'acqua oscura minacciava di divorarlo interamente. La sensazione di impotenza e disperazione lo avvolse come un mantello, mentre la sua mente urlava di terrore e rabbia impotente.Nell'oscurità implacabile della notte, il suono assordante dell'acqua rimbalzava nelle orecchie di Lepus, mescolandosi con il battito frenetico del suo cuore. Le sue pupille dilatate scrutavano nel buio, cercando una via di fuga, ma ogni tentativo di resistenza sembrava vano di fronte alla potenza implacabile del fiume.Le poche urla dei marinai, disperate e impotenti, risuonavano nel vuoto, terminando rapidamente nel silenzio oscuro e inquietante. Le luci della nave si spensero una dopo l'altra, lasciando Lepus solo con il buio.Intrappolato in un turbinio disagevole, il giovane principe si trovò di fronte a una scelta angosciante: lottare per la vita o abbandonarsi al cupo abisso del Polilante. Il dolore fisico e l'agonia mentale si fusero in un'unica e terribile sinfonia di tormento, mentre Lepus lottava con ogni fibra del suo essere per non lasciarsi annegare dalle acque profonde del fiume.

IPERICO - tutto nasce da un sognoWhere stories live. Discover now