The guy next door

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Entro nel palazzo alle 21:18, sciatto e rantolante, vestiti e capelli impregnati di fritto. A tenermi aperto il portone è la coppia del quinto piano; lei, una signora in carne con la faccia pesta di trucco e la puzza sotto al naso; lui, un signore distinto dall'aria simpatica ma che non dà confidenza agli estranei. Specialmente a me, che sembro appena uscito da una centrifuga sporca di letame, benché viva in questo stabile da tre anni, ormai.

Rivolgo loro un saluto, però mi ignorano. Sospirando faccio per prenotare l'ascensore, poi ci ripenso e faccio le scale: mi sto lasciando andare ultimamente, devo davvero ingranare con l'attività fisica.

Mentre salgo, i cubetti di ghiaccio nel bicchiere vuoto della Diet Coke slittano a destra e a sinistra emettendo lievi poff poff poff. Non avrei dovuto scolarmela tutta quando ero ancora nella metro, sento di star per pisciare dagli occhi tanta è la pressione nella vescica.

Una volta al pianerottolo appoggio a terra la scatola dei nuggets piccanti e frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi. Non vedo l'ora di spogliarmi, ficcarmi sotto la doccia e spiaggiarmi sul divano a guardare qualche stupido film romantico su Netflix, fingendo di non ascoltare le prese in giro dei miei coinquilini.

Quel maledetto mazzo di chiavi è andato a cacciarsi chissà dove.

«Che cazzo. Dove sei, piccolo bastardo?»

Mi accovaccio e inizio a svuotare la borsa del suo contenuto: pacchetto di fazzoletti, vecchi scontrini, balsamo labbra, pacchetto di chewing gum, deodorante, apribottiglie, portafogli, portadocumenti, le fotocopie del copione che sto studiando...

Il respiro mi resta bloccato in gola. Le chiavi non ci sono. Prima di farmi prendere dal panico mi rialzo in tutta fretta e una nube di puntini neri mi occlude la vista. Suono il campanello e attendo. A quest'ora almeno uno, tra Liam e Niall, dovrebbe essere a casa.

«Andiamo» borbotto dopo trenta secondi. Suono un'altra volta. Sbatto i pugni contro la porta. Attacco tutto il palmo al bottone del campanello.

Perché diavolo nessuno viene ad aprirmi?

Controllo di nuovo dentro la borsa, nella speranza che le chiavi siano lì, magari infilate in qualche piega.

Ma non ci sono. E figuriamoci.

Non posso crederci. Devo fare pipì, devo farla adesso, mi sento scoppiare.

Afferro il telefono dalla tasca e chiamo Niall. Mi risponde dopo tre squilli.

«Dove cazzo sei?» lo aggredisco.

«Ciao anche a te, Harry» protesta lui.

«Non è tempo di convenevoli. Sono rimasto chiuso fuori e ho urgente bisogno di usare il cesso». All'altro capo del telefono c'è silenzio. Mi metto a saltellare sul posto come un matto. «Pronto?»

«Harry... lo hai dimenticato?»

«Dimenticato cosa?»

«Io e Liam non siamo a Londra. Non ci saremo per tutto il weekend. Lui è al funerale della nonna e io al compleanno di mia cugina».

Resto a bocca aperta.

«Aspetta. Quindi non sarete qui prima di...»

«Di domani sera» mi anticipa Niall. «Te lo avevamo detto».

«Porca puttana».

«Mi dispiace».

Non me ne faccio niente della sua pietà. Davvero un pessimo tempismo per morire e per compiere gli anni.

Termino la telefonata e lascio cadere il cellulare in un gesto di frustrazione, ficcandomi le dita tra i capelli. È sabato. Per le prossime ventiquattro ore mi toccherà arrangiarmi, prenotare una stanza d'albergo o mendicare ospitalità da qualche compagno del corso di recitazione. Sarà umiliante, ma non ho alternative.

The guy next door [Larry Stylinson OS]Where stories live. Discover now