the things that i've lost

9 0 0
                                    

La testa pulsa, le mani sudano, la bocca si apre ma non vi esce alcun suono, le gambe tremano, gli occhi si chiudono. Buio. 

Apro appena gli occhi impastati da quelle poche ore di sonno cercando di abituarmi alla sottile luce che entra da questa grotta dove avevo deciso di ripararmi dalla pioggia ieri notte. A quanto vedo nemmeno il tempo è clemente con me. Già, tempo. Tempo che passa, lo vedo, mi scorre veloce davanti agli occhi, lo percepisco con il corpo, la mia mente sa che il tempo è trascorso da quella notte, ma per qualche assurdo scherzo sembra che il cuore non concordi con tutto il resto. Il cuore ha cessato di battere, di percepire il tempo, nell'esatto istante in cui ti sei voltata.

Sono senza forze a causa della mancanza di cibo, ma lo stomaco si rifiuta di contenere qualcosa al suo interno. Da quando tre settimane fa ho lasciato Camp Jaha ho mangiato veramente poco, non sono brava a cacciare, non sono brava quanto lo è lei. Sono così stanca, ma perfino Morfeo si rifiuta di prendermi con sé per più di un paio d'ore. La ferita sul fianco che mi sono procurata lottando con una pantera qualche giorno fa sembra infettata, brucia, ma non ho potuto fare molto, non ho voluto fare molto.

La pioggia ha finalmente cessato, esco e mi rimetto in cammino verso una meta ancora anche a me sconosciuta, le gambe fanno male per tutti quei chilometri a vuoto, io non le guido la mia mente è persa da qualche altra parte in mezzo al suo verde. La rabbia che provavo, che provo non è niente in confronto al dolore lancinante che mi attanaglia il cuore. Lei mi ha tradita, lei se n'è andata.

Sto camminando ormai da diverse ore è da un po' ormai che sento dei rumori dietro di me, passi. Qualcuno mi segue. Non faccio in tempo ad estrarre il pugnale che ho un cappuccio sopra la testa e forti mani me lo tengono stretto impedendomi di respirare bene. Lotto, mi divincolo, ma è tutto inutile, cado a terra, una fotta lancinante dritta sul fianco già ferito, buio, vedo solo buio.

La testa pulsa, le mani sudano, la bocca si apre ma non vi esce alcun suono, le gambe tremano, gli occhi si chiudono. Fa tutto male.

Spalanco gli occhi all'improvviso, ho ancora il cappuccio in testa e sono sballottata a destra e sinistra, non so dove sono. Pensa Clarke, pensa. Ci fermiamo vengo tirata giù da quello che presuppongo fosse un carro in malo modo "Ma buongiorno principessa, dormito bene?" l'uomo che pronuncia quelle parole mi togli il cappuccio e mi abbassa il pezzo di stoffa che avevo in bocca, ho mani e piedi legati, siamo in mezzo alla foresta. "Chi sei e cosa vuoi da me?" mi stupisco io stessa di quanto la mia voce risulti minacciosa "Calmati principessa, io sono Roan principe di Azgeda, cosa voglio da te? Nulla. Io voglio te, la grande Wanheda, sono qui per consegnarti ad Heda e riavere il mio posto nel popolo" la sua voce fa venire quasi i brividi, ma poco importa di cosa ha detto, la mia testa ha percepito solo un nome, Heda. 

Sono di nuovo in questo stupido carro con il cappuccio in testa, sono tutta indolenzita a causa delle fasce che mi legano. Ci siamo fermati, no no no, mi viene un senso di nausea solo a supporre dove ci troviamo ora. Vengo trascinata da due uomini cerco di scalciare invano e di urlare ma ne esce solo un suono strozzato. Sono inginocchio, mi divincolo in malo modo dalle mani che mi sorreggono, sento delle voci ma non riesco a distinguerle. Roan mi alza il cappuccio, mi ci vuole un po' prima che gli occhi si abituino alla luce "Ciao Clarke" quella voce, la sua voce. Sento il sangue ribollire nelle vene tutto l'odio e la rabbia provate in questo tempo stanno salendo ed io non sono più sicura di poterle controllare. Ordina a tutti di lasciare la stanza per poi avvicinarsi e mettersi alla mia altezza per togliermi la stoffa dalla bocca, conta Clarke, conta, controllati. "Non volevo che andasse così" eccole lì le famose parole che fecero traboccare un vaso già troppo crepato, uno sputo dritto e piazzato in faccia ad Heda "Traditrice, volevi il comandante della morte, bene ora c'è l'hai" urlo, urlo con tutto quel poco fiato che mi è rimasto, le guardie mi trascinano via mentre io tento in tutti i modi di divincolarmi. Mi buttano a malo modo in una stanza, finisco a terra prendendo una bella botta sulla ferita, il fianco mi fa un male da morire, mi ci vuole diverso tempo prima di riuscire ad alzarmi e raggiungere il letto. Alzo la maglia "Cazzo" impreco mentre la ferita messa più che male comincia a farsi vedere, è infettata e si vede, dovrei assolutamente ripulirla. Mi sdraio appena sul letto, è morbido e caldo, ma poi un pensiero torna prepotente nella mia testa. Lei è in questa stessa torre, la stessa persona che mi ha tradito, la stessa che mi ha lasciata da sola, la stessa che reputavo...non so neppure io che cosa. Questo letto comincia ad essere un po' troppo comodo, non se ne accorgerà nessuno se chiudo qualche minuto gli occhi. Prima che io possa anche solo oppormi, Morfeo mi trascina via con lui e con lui anche tutti i miei incubi.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Apr 23 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

can we be just us, again?Where stories live. Discover now