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Simone non si sentiva così felice e leggero da quando ne aveva memoria.
Forse era colpa dell'alcol, ma per una volta si stava divertendo senza pensieri riguardo la sua famiglia, il matrimonio e tutte le altre responsabilità da principe.

L'unico piccolo effetto collaterale di questa felicità, era la stanza che girava e che non riusciva a fermare. Bere tre shottini di fila, preparati da Matteo, non era stata una grande idea.

«Io vado in bagno» farfugliò verso Laura che non sembrava avergli dato troppa attenzione.
Era occupata a giocare a beer pong.

Si incamminò verso un corridoio, nella speranza di trovare un bagno, ma era difficile quando era buio e non avevi chiesto al proprietario di casa dove fosse.

«Si è perso, principino?»

Manuel uscì improvvisamente da una stanza, facendo sussultare Simone che si portò una mano al petto.

«Ti ho già detto che puoi darmi del tu» sospirò riprendendosi dal colpo appena preso.

«Preferisco rimanere sempre professionale» rispose appoggiandosi sulla parete davanti a lui «Comunque, il bagno è quello.»

Non si pose domande sul perché sapesse che doveva andare proprio lì.
Gli lanciò un'ultima occhiata ed entrò.

Guardò il suo riflesso allo specchio e fece una smorfia nel notare come si era ridotto.
I capelli erano sparati in tutte le direzioni, a differenza di poche ore prima, e gli occhi erano visibilmente più stanchi e arrossati. Sembrava non dormire da settimane.

Rabbrividì sentendo l'acqua gelida a contatto con il viso, ma era l'unico modo per poter riprendersi, almeno un po'.

Controllò l'orario sul telefono, rendendosi conto che presto sarebbe dovuto tornare a palazzo, poi prese un respiro profondo e uscì dal bagno.

Manuel era ancora lì, nel corridoio.

«Allora? Si è divertito sta sera? Ho soddisfatto tutte le sue aspettative?» domandò con un sorriso.

È così bello quando sorride.

«Decisamente superiore alle feste in cui vado di solito» rispose, chiudendo la porta dietro di sé «I tuoi amici sono molto divertenti.»

«E io non sono divertente?» inclinò leggermente la testa di lato, con un'espressione triste.

«Solo un po'.»

Con la coda dell'occhio, Simone vide una stanza aperta alla sua destra.
In altri momenti si sarebbe fatto gli affari suoi, ma era troppo curioso di esplorare la casa, perciò si incamminò in quella direzione, seguito da Manuel.

Entrando, capì subito che era la sua camera da letto.
In ogni angolo c'erano foto sue e con i suoi amici, CD di qualche cantante a lui sconosciuto e numerosi libri.
Era disordinata, ma sembrava molto più vissuta della sua stanza priva di ogni colore o oggetto che riportasse alla sua personalità.

Gli occhi si posarono sul letto al centro della stanza. Sembrava morbido.

Aveva così tanta necessità di stendersi, che non gli importò di risultare maleducato. Così si distese sul materasso, ignorando lo sguardo confuso dell'altro.
Tirò un sospiro di sollievo sentendo quanto fosse comodo e soffice.

Con sua grande sorpresa, anche Manuel lo imitò, dopo aver chiuso la porta, sdraiandosi accanto a lui con le braccia dietro la nuca.
Simone percepì le loro gambe sfiorarsi.

La musica ora si sentiva debolmente nella stanza, ma non sembrarono farci molto caso essendo più concentrati a osservare il soffitto, illuminato solo dalla luce della luna.

«Ti sei divertito sul serio?» chiese Manuel dopo qualche minuto di silenzio.

Non capì il motivo per il quale ci tenesse così tanto a saperlo.

«Sì, sul serio» annuì «È stato bello, anche solo per una sera, provare a essere una persona normale, solo un ragazzo senza responsabilità e obblighi. Vorrei poter fermare il tempo e vivere questa notte per sempre.»

Forse stava esagerando, ma si sentiva davvero in quel modo. Avrebbe dato tutto l'oro del mondo per restare lì.

«Prometto che ti farò vivere altre mille giornate così, a costo di finire nelle segrete del palazzo» disse con un tono molto serio.

Portò la mano destra in alto e chiuse tutte le dita, lasciando solo il mignolo.
Simone lo guardò perplesso, ma poi capì e anche lui lo sollevò, facendoli intrecciare.
Il contatto durò a lungo, come se non riuscissero a slegarsi. E in effetti lui non voleva.

Dopo un po' abbassarono le mani, ma senza separare le due dita.
Poi si girarono entrambi su un fianco, guardandosi finalmente faccia a faccia.
Simone quasi si pentì osservando quanto fosse vicino il volto di Manuel. Quasi.

Da quella poca distanza poteva vedere tutti i suoi dettagli.
I capelli che ricadevano sulla fronte leggermente imperlata di sudore, i grandi occhi marroni, il naso perfettamente proporzionato al viso e la barba appena accennata lungo la mandibola e il mento.

Si morse il labbro inferiore quando si soffermò sulla bocca.

«Forse ho bevuto troppo» affermò portando di nuovo lo sguardo agli occhi.

«Perchè?»

«Sto desiderando di fare qualcosa che non dovrei fare» sussurrò.

«Mi sembra la sera adatta per fare tutto ciò che ti è proibito.»

Simone decise di ascoltarlo, ignorando le voci nella testa che volevano farlo ragionare.

Prese il volto di Manuel tra le mani e lo spinse verso di sé, unendo le loro labbra.

Il bacio fu inizialmente casto, ma poi si trasformò in qualcosa di più passionale e avido.
Le loro lingue si intrecciarono mentre Manuel si spostò per mettersi sopra Simone.
In un attimo il suono della musica fu coperto dai loro gemiti e dalle imprecazioni sussurrate.

«Cazzo...» mormorò il più piccolo sentendo il bacino di Manuel sfiorare il suo.

«I principi non dovrebbero usare certi termini» sogghignò portando le labbra sul collo di Simone, che in risposta tirò lievemente i suoi ricci.

Manuel gli sfilò la felpa senza troppi problemi e portò nuovamente le labbra al collo, per poi scendere lentamente, lasciando una scia di baci lungo tutto il suo petto.

Simone era consapevole che a quel punto erano andati già oltre e che domani si sarebbe pentito, ma non gli importava, voleva godersi quella notte.

Spostò le mani dai capelli di Manuel, alla cintura dei suoi jeans, provocando un suono di assenso nell'altro.

Fece per abbassargli la zip, quando la porta venne spalancata.

La musica ritornò a rimbombare nella stanza, rompendo definitivamente la bolla di intimità dei due ragazzi.

Manuel si tolse dal più piccolo in fretta, mentre Simone cercò la felpa per coprirsi.

«Mi dispiace, continuate pure» esclamò Luna, mortificata, chiudendo la porta.

In quel momento, Simone realizzò ciò che aveva fatto quella sera e fu come essere colpito da uno schiaffo sul viso.

Era nei guai fino al collo.

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Mi dispiace averli interrotti così, ma devono un po' soffrire 😼
Almeno c'è stato un bacio, direi che è già una vittoria ✨️

Comunque chiedo scusa anche per la mia scrittura ed eventuali errori 💀🙏

Al prossimo aggiornamento 💞💞

Bodyguard | Socmed SimuelWhere stories live. Discover now