Sayonara no Okurimono .

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you're the ghost
of my indecision

you're the ghostof my indecision

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Non stavo dormendo male, ma nel momento in cui aprii gli occhi avvertii i residui di sonno come pesanti, compatti, duri. Penso fosse colpa del suo abbraccio. Al tempo non potevo rendermene conto, giacché nessuno m'aveva mai abbracciato prima, ma lei non sapeva proprio farlo.
Le sue erano strette fiere, decise, da padrona. Ma quello era il suo modo di concepire e trasmettere amore.
La colpa non era sua.
«Ti do fastidio?»
Scossi pesantemente la testa. Avevo le vertebre indolenzite per la posizione scomoda a cui mi costringevo per guardarla. Non potevo farne a meno, ero attratto dai suoi occhi come una falena dalla luce. Mi strinse di nuovo.
«Allora?»
«No, resta... resta pure.»
Attesi sveglio che lei si addormentasse e non osai muovermi dalla mia dolorosissima posizione per paura di infastidirla. Nel guardarla, ricordo perfettamente, le accarezzai con attenzione i capelli e pensai che avrei bevuto il veleno se lei me l'avesse chiesto.
Avrei ucciso e rubato, se caso sarei anche morto o comunque mi sarei amputato un braccio, e lo avrei fatto con una dedizione ed un entusiasmo che oggi mi suonano nostalgici, come una gloriosa rassegnazione.
Quando fui certo che stesse dormendo profondamente chiusi gli occhi.
Mi addormentai perché volevo smettere di sognare.
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La prima volta che incontrai Asuka fu sullo Shinkansen per Tokyo, il giorno in cui mi trasferii nella capitale.
Avevo atteso quel momento, quello della partenza, con un'impazienza della quale io stesso mi ero più volte stupito.
L'impazienza era un sentimento strano per me, e lo è anche adesso.
Avevo voglia di scappare dalla provincia, di fuggire lontano dagli scheletri e dai fantasmi, di lasciarmi alle spalle la putrida angoscia e il senso di colpa vischioso che permeava le strade a me note come una palude solida, scaldata dal sole. M'illudevo che se fossi andato a vivere lontano, in un posto che non era quello, se avessi intrapreso una nuova ed emozionante vita indipendente, tutto sarebbe stato migliore.
Asuka si sedette accanto a me.
Se credessi al destino direi "ecco". Ma non ci credo, quindi non lo dirò.
Lo fece con sicurezza, senza porre alcuna domanda di cortesia, semplicemente si sedette, accavallò le gambe lunghissime e io la amavo.
Non me ne innamorai in quel momento, non fu un colpo di fulmine, solo la amavo da sempre.
Appoggiai la testa contro al finestrino, ne ascoltai il rumore prodotto e realizzai che se erano diciotto anni che ero vivo, erano diciotto anni che amavo quella ragazza.

Te lo ricordi, Asuka?
Rimanesti silenziosa per tutto il viaggio, ed io non osavo guardarti direttamente. I primi ricordi di te sono speculari alla realtà, riflessi prima chiari poi più scuri sul finestrino graffiato ed opaco di uno Shinkansen. Sotto ai miei occhi scorrevano rapidi ed indistinguibili colori che avrei pian piano smesso di riconoscere, paesaggi che svanivano alla velocità della luce, punti lontani che immediatamente diventavano vicini e poi di nuovo lontani alle mie spalle dove non potevo più ritrovarli, ed in ognuno di quei posti da qualche parte c'erano case, uffici, animali, persone, vite, frutta e rapporti, ma soprattutto c'eri tu. Il resto passava tanto rapido da non poterlo subito dopo ricordare, ma il tuo riflesso era incastonato nel vetro e ciò che vi passava aldilà non era che sfondo.
Mi ero già affezionato al tuo profilo, perché avevo viaggiato per un pezzetto di Giappone con te.
Ed a quel punto mi toccasti un braccio.
Qualcuno mi aveva mai toccato davvero, prima di allora?
Dicesti: «Fammi un favore, abbassa quella roba, mi sta venendo il mal di testa.»
Spensi lo S-Dat. Qualcuno mi aveva mai parlato prima di allora?
Dicesti: «Non era necessario spegnerlo.» parlandomi come fossi un menomato mentale ed avessi frainteso le tue parole. Ma non lo riaccesi.
Dopo un attimo finalmente alzai gli occhi dalle mie ginocchia e volli guardarti anche solo di sfuggita. Volevo guardarti davvero.
Ancora mi stavi fissando, i nostri occhi si scontrarono ed io distolsi lo sguardo.
Non so che espressione tu abbia fatto subito dopo.
Mi domandai solamente, Shinji, hai mai guardato qualcosa prima d'ora?

sayonara no okurimonoWhere stories live. Discover now