CAPITOLO 11 - IL RISVEGLIO

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Nella quiete della stanza, i suoni erano appena udibili, come un sottofondo leggero mentre la nebbia nera del sonno avvolgeva Lepus, trascinandolo nei recessi dei suoi sogni.
Lepus sentì il corpo più forte, non più afflitto dal dolore, eppure incapace di muoversi liberamente in questo mondo onirico. Galleggiava in un mare di oscurità, senza poter nemmeno piegare un muscolo.Ciononostante si sentiva rasserenato di trovarsi lì.Solo nei suoi sogni il principe Lepus dominava, piegando la realtà alla sua volontà, un potere che mai gli era stato concesso durante la veglia.In quel pomeriggio, però, avrebbe preferito tutto tranne che sognare. Una forza invisibile gli impediva di muoversi, stringendogli polsi e caviglie. Voci familiari sussurravano all'orizzonte, come il mormorio delle mosche nelle torride giornate estive durante i banchetti dei raccolti dei contadini.A un tratto un'ombra. Invisibile ma presente, senza forma ma tangibile, in movimento continuo per non lasciarsi percepire dal principe: <Discendi ragazzo, è ora di svegliarsi>.Non era la prima volta che il giovane principe, vedeva quella massa oscura.Da mesi veniva perseguitato da quell'essere, tentando di scoprire le sue intenzioni ogni notte. E quel giorno, finalmente, fu la prima volta che l'ombra gli parlò direttamente. Lepus non poté fare altro che obbedirle, sperando che così si sarebbe finalmente risvegliato da quell'incubo che lo tormentava da tanto tempo.Il ragazzo iniziò a spingere la corrente con le braccia, scoprendo con sorpresa che più si avventurava in profondità, più la sua libertà di movimento si ampliava. Riunendo tutto il suo coraggio, continuò ad assecondare la voce calda e melliflua, spingendosi sempre più nell'abisso dei suoi sogni.Ogni movimento lo portava più in profondità, mentre il miasma dell'ombra si faceva sempre più fitto intorno a lui. Ma Lepus non si fermò, spinto dall'impulso di tornare a casa.Intorno a lui, il fumo oscuro si addensava sempre di più, tanto che la visibilità iniziò a scarseggiare. Uno strano fogliame ostacolava la sua discesa nell'abisso, rendendo sempre più difficile il suo viaggio. Lepus chiese all'ombra di aiutarlo, sperando che potesse facilitarlo. L'ombra si avvicinò alle sue spalle, facendo sobbalzare il ragazzo che, pur non vedendola, ne sentiva la presenza. <Richiedi aiuto ma non quello che ti serve, richiedi libertà ma non ne conosci il prezzo. Ti abbiamo protetto ma non è bastato>, bisbigliò all'orecchio quell'essere con voce totalmente diversa a prima, che a Lepus ricordava quella di Ahronne.Se prima Lepus riusciva a muoversi e respirare naturalmente nella corrente del suo inconscio, ora tutto era cambiato. Quella che sembrava acqua fino a qualche secondo prima, stava diventando sempre di più una sostanza densa e melmosa, facendogli mancare il respiro. Stava affogando nel suo stesso sogno. <Non è questo il momento di discutere della mia condizione, fammi uscire da qui!>, urlò Lepus, girandosi per cercare di scorgere l'ombra. Prontamente l'entità si spostò, rimanendo sempre alle sue spalle. <Tu sei la guida, tu sei la mia prosperità, non combattermi e descendi> gli disse, aiutandolo ad aprirsi la strada verso una luce che si era appena formata davanti a lui. La voce dell'ombra lo seguiva mentre procedeva nella sua fuga, sussurrando parole in modi ancora provocatori. L'ombra stessa si manteneva sempre appena fuori dalla sua portata visiva, sfuggente e invisibile, ma la sua presenza era tangibile, quasi palpabile. Nonostante gli sforzi di Lepus, le sue parole penetravano profondamente nella sua mente, fino a raggiungere il suo cuore, gettando dubbi sul suo futuro.<Io diventerò la guida del regno di Novira un giorno, quindi smettila di preoccupati e portami verso la luce!> cercò di imporsi Lepus.Mentre la luce si faceva sempre più vicina, Lepus sentiva la pressione del liquido stringergli il petto. Nuotava nell'oscurità, guidato solo dalla speranza di raggiungere la luce che brillava all'orizzonte."Ironico" pensò, mentre i suoi ricordi riecheggiavano nell'oscurità.Il suo respiro diventava sempre più affannoso, i suoi polmoni bruciavano per il bisogno d'aria.E finalmente, quando pensava di non poter resistere più a lungo, emergendo attraverso l'oscurità, trovò di fronte a sé il fiore di Iperico, la sua forma luminosa e vibrante in netto contrasto con il buio circostante. Era una visione sorprendente e inquietante allo stesso tempo, come se il fiore portasse con sé il significato di quel sogno. Il principe si fermò a guardarlo, riuscendo finalmente a respirare di nuovo. Sembrava come se il suo sogno avesse voluto condurlo fino a quel punto. Non era la via d'uscita che il ragazzo sperava, anzi era il fulcro del suo incubo.<Avrei voluto che questo non capitasse>, disse l'ombra, cambiando nuovamente tono di voce e ricordando vagamente quella del padre, che finalmente aveva deciso di avvicinarsi e porsi di fronte a lui, rimanendo oscurato dal miasma del sogno. <Ma il tempo è ormai giunto, questo castello non ti proteggerà, come ha protetto noi>, continuò avvicinandosi, permettendo a Lepus di percepire la forma di un essere umano. <I tuoi occhi sono la prova che sei destinato> lo informò, facendogli intuire un tono amaro nella confessione.Lepus cercò di afferrare l'ombra al di là del fiore luminoso. <Chi sei? Rivelati!>.Ma improvvisamente la voce tornò calda e melliflua come un vento estivo. <Discendi, figlio del mio regno. Proteggi il tuo regno, spezza le catene e torna al luogo a cui appartieni>, disse la voce, che mentre parlava mutava forma, diventando sempre più piccola, priva di arti, come uno spirito che, dal basso, gettava grandi radici. Prima che Lepus potesse fare domande su ciò che la voce aveva appena detto, essa mantenne la sua promessa e lo riportò a casa, nella realtà, svegliandolo.Lepus si svegliò con un balzo, il cuore batteva all'impazzata nel petto, mentre cercava di recuperare il respiro. Con un gesto istintivo, portò una mano al petto per controllare che tutto fosse tornato alla normalità, ma le sue mani incontrarono solo le corde che lo tenevano saldamente legato al letto."Probabilmente, durante il sonno, il mio corpo si sarà dimenato", pensò il principe "I servi avranno legato il mio corpo, per evitare lesioni involontarie. Ecco spiegato il perché di quelle voci di sottofondo. Ora che ci pensava però, avrebbero potuto vedere i miei occhi mentre mi agitava come un folle." pensò il principe.Controllò preoccupato che nessuno fosse presente attorno a lui, notando felicemente che alla sua sinistra vi era un panno rosso elegantemente decorato. "La regina me lo avrà posato sul volto prima che i servi arrivassero" pensò sfinito.La fronte di Lepus era bagnata di sudore, mentre tentava di raccogliere i frammenti del suo incubo. Ricordava la nebbia nera, l'ombra che lo aveva perseguitato e il suo tono cangiante carico di presagio. Il fiore di Iperico luminoso nella sua mente, simbolo di qualcosa di più grande e sinistro. La mente di Lepus era un caos di domande senza risposta, e l'angoscia lo stringeva con una morsa di ferro. "Perché quel fiore era nel mio sogno? Perché qui a palazzo non sarei al sicuro?" ripensò al discorso della strana entità. "Quell'essere mutava costantemente, eppure anche lei sembrava in disaccordo con sé stessa" continuò a rifletterci sopra il ragazzo "Sembrava quasi che parlasse di due argomenti diversi, e che quelle due voci non appartenessero alla stessa persona, e che fossero anche in conflitto."Assecondando i suoi pensieri Lepus si sentiva confuso e inquieto. Le contraddizioni nelle sue parole lo lasciavano con un senso di frustrazione e impotenza. Cercò di ricostruire ogni dettaglio della conversazione nel suo incubo, sperando che potesse trovare qualche indizio che lo avvicinasse alla verità.Ma ogni tentativo sembrava portarlo solo al punto di partenza, mentre osservava inutilmente il vuoto e i drappi del letto che scendevano verso il basso. Le sue convinzioni erano messe in discussione, e il senso di smarrimento cresceva di momento in momento.Dopo alcuni minuti Lepus tentò, con ogni fibra del suo essere, a spezzare le corde che lo tenevano prigioniero, determinato a liberarsi e a scoprire di più su il significato nascosto di quel sogno. Ma dove poteva lui trovare risposte?Il sole era già tramontato da qualche ora e la stanza di Lepus era avvolta nell'oscurità della sera. Desiderava alzarsi, perlomeno per godersi la compagnia delle stelle e trarre conforto dalla loro amicizia, anche se magra, o perlomeno accendere una candela."Tock, Tock!"Lepus udì dei colpi alla porta della sua camera.<Finalmente!" esclamò, chiudendo gli occhi con sollievo. "Entrate, entrate, è sicuro. I miei occhi sono coperti, non esitate>.La porta si aprì, mentre il principe, inerme, tendeva ancora a forza le braccia nel buio, usufruendo solamente del suo udito.<Ebbene, avrei potuto diventare re oggi>, disse una voce familiare.Lepus aprì gli occhi, riconoscendo la voce di suo fratello minore, Ahronne.<...Ma...avrei perso mio fratello, sarebbe stato seccante> continuò Ahronne con un tono piccato e uno sguardo carico di rabbia, che cercava invano di nascondere. <Ad ogni modo...> sospirò felice <...sono lieto che tu stia bene. Hai fatto preoccupare tutti qui a palazzo mio futuro re>.Lepus, con le braccia ancora aperte come su una croce, sorrise di fronte a quelle parole. <Ne saresti stato felice, ammettilo> gli rispose con voce saccente <Come tutti in questo regno d'altronde. Tu sai benissimo che saresti un candidato migliore di me> rispose sereno e inerme, considerando la sua situazione attuale.Ahronne, accese una candela, afferrò un coltello ben affilato dal tavolo accanto a Lepus e tagliò rapidamente le corde che imprigionavano il fratello maggiore. <Addirittura, siamo giunti a questo punto?> gli domandò senza guardarlo, concentrato sul compito di liberatore.Finalmente capace di muoversi, Lepus si controllò i polsi per verificare la presenza di segni sulla pelle. La sua carnagione bianca e candida, era ora adornata da qualche segno di rossore. Tale ricordo, era finalmente un segno tangibile della sua prigionia.Ora che finalmente poteva vedere il fratello, Lepus notò che Ahronne, solitamente vestito con nobili vesti, era ora camuffato da comune popolano, pronto per uscire dal castello e svignarsela in città. Ahronne si tolse il suo mantello, marrone scuro, e lo lanciò addosso a Lepus. A differenza di quest'ultimo, il suo mantello non necessitava di colori sgargianti. Ahronne non era mai stato tenuto sotto stretta osservazione e di conseguenza poteva svicolare facilmente per le vie di Novira.<Dai, ora vestiti che ti faccio uscire coniglietto!> gli disse Ahronne, con voce sicura.<Sì, certo, e domani vado a cavallo per le campagne>, rispose ironico Lepus.Ahronne balzò sul letto, puntando il coltello che teneva in mano, a una distanza quasi effimera alle sue parti intime e iniziò a minacciarlo: <Tira fuori gli attributi, fratello, e usciamo> si impose accennando in lieve sorriso malizioso <altrimenti mi costringi a farti diventare un eunuco, va bene?!>

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