Ma questi principi sembrano così lontani, ora.

Faccio un passo avanti.

«L'unica cosa che ricordo, in questo momento, è che tu hai fatto rientrare un uomo in casa, dopo diciassette anni in cui è stato assente nella tua vita ma soprattutto nella mia. Non ho mai saputo cosa volesse dire il nome papà e, indovina perché? Tu ti sei innamorata di un uomo non definibile tale.» Mi riserva un'occhiata di fuoco.

«Non ti è permesso parlare così di lui né tantomeno del mio lavoro di madre perché io ho fatto sacrifici per te e tuo fratello!» Sbotta, ad un tratto, sbattendo la mano sul ripiano della cucina.

«Ah sì? Sacrifici di che tipo, esattamente? Partorire un figlio da sola e crescerlo per diciassette anni per poi far entrare da quella cazzo di porta lo stesso uomo che ci ha reso la vita impossibile? Per poi dirgli cosa? Ah, caro, questo è Mason. Qualche anno fa sono andata a letto con un altro uomo e questo n'è il risultato? Siamo persone, non oggetti.» Sibilo a denti stretti.

Ha gli occhi lucidi e il labbro inferiore che le trema.

Sta per non scoppiare a piangere.

Odio vedere mia madre versare lacrime ma adesso sono stanco di questa messa in scena, sono stanco di vedere mia madre cucinare per quell'energumeno e parlare di lui come se non avesse mai fatto nulla per farsi odiare.

«Persino adesso non ha le palle di venire a parlare con me, faccia a faccia, e lo lascia fare a te! Non lo capisci, però, non è così? Perché sei ancora stupidamente innamorata di lui, nonostante siano passati anni.» Ho centrato il vero motivo di tutto questo astio che sta provando nei miei confronti.

La sua finta maschera di perfezione vacilla e una lacrima solca il suo volto, una sola, portandola a raccoglierla velocemente.

«Tu non sai niente perché, fin da bambino, hai sempre preferito cancellare gli sbagli e accantonare i problemi, piuttosto che affrontarli. Lo stai facendo anche ora e lo farai in futuro perché non sei maturo abbastanza da capire che certe cose non vadano dette.» Non finisce il discorso perché dei passi ci fanno voltare entrambi verso la figura che avanza.

Mio padre, con le mani nelle tasche dei jeans chiari, si avvicina, mettendosi al lato della donna che mi ha partorito, come per infonderle coraggio e proteggerla.

Proteggerla da me.

Mi risale un conato di vomito e devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per non correre nel cesso a riversare tutti i succhi gastrici presenti nel mio stomaco.

Oggi non ho pranzato e questo ne è il risultato.

«Ognuno affronta le cose in maniera diversa, Travis. La mia azienda non sta andando come dovrebbe e sono venuto qui perché sapevo che sareste stati pronti a tendermi la mano, anche se così non è stato...» La sua finta espressione dispiaciuta mi fa venire voglia di dargli un pugno in faccia.

«Comunque, non mi aspetto che io venga perdonato anche se ormai sono passati anni e credevo avessimo messo i nostri dispiaceri da parte ma, come ha detto tua madre, non sei una persona facile da capire.» Lei si volta verso di lui come per ammonirlo e dirgli che non è quello che ha detto ma, ancora una volta, non lo fa e non mi protegge.

Cosa mi sarei dovuto aspettare, dopotutto?

«Mason non era tenuto ad andarsene ed è libero di ritornare qui quando vuole.» Aggiunge.

Scuoto la testa, violentemente.

«No che non tornerà, perché non permetterei mai che mio fratello stia con voi, voi che non fate altro che seppellire tutti gli errori commessi da questa famiglia.»
Mi avvicino ancora di più a lui.

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